La fine della televisione

Il Binge viewing sta cambiando la Televisione (e la pubblicità) nell’era dei molti schermi [Mattia Nicoletti]

La fine della televisione
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25 Giugno 2014 - 15.03


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di Mattia Nicoletti

Qualche mese fa Steven Rosembaum, newyorchese esperto di media e intrattenimento, fondatore di diverse startup, scriveva su Forbes un articolo sulla morte della televisione. In particolare si riferiva alla fine del modello di investimenti negli spot tv che oggi sugli altri mezzi digitali sono molto più efficaci e misurabili. Andando oltre il discorso pubblicitario non si può non realizzare che la televisione come veniva originariamente fruita (ovvero sul televisore) sta andando incontro a un lento e inesorabile declino. L’accessibilità della banda larga, il moltiplicarsi degli schermi e l’offerta di contenuti video da parte di servizi di streaming o video on demand sta infatti modificando la modalità di visione del pubblico.

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In un recente studio di Millward Brown emerge che gli americani trascorrono più tempo a guardare lo schermo dello smartphone a discapito di quello del televisore di casa, e molto spesso, tra l’altro, li usano entrambi contemporaneamente secondo la ormai nota tendenza del second screen, il secondo schermo. Sempre negli USA la società di ricerche Gfk ha dichiarato in base a uno studio pubblicato a maggio 2014 che il numero delle persone che guarda contenuti video su smartphone e Tablet è incrementato del 25% rispetto all’anno scorso. Una delle ragioni di questo cambiamento è proprio la possibilità di vedere ciò che si desidera ovunque (la cosiddetta tv everywhere di cui SkyGo in Italia è l’esempio più rappresentativo) e in qualsiasi momento grazie a tecnologie che ormai sono a disposizione di gran parte della popolazione (secondo un report di We Are Social del febbraio 2014, il 41% dei possessori di telefonini ha in mano uno smartphone). Anche in casa, dove si potrebbe guardare il televisore si predilige di frequente il tablet che consente una maggiore flessibilità e autonomia di scelta. Di conseguenza la visione dei contenuti cosiddetti televisivi non avviene più solo sul televisore ma su una moltitudine di schermi portatili. Anche la programmazione dei contenuti video sta di conseguenza cambiando. Il palinsesto, protagonista della televisione definita lineare o “su appuntamento”, che riunisce con la sua programmazione gli spettatori davanti alla tv a ore predefinite, è stato affiancato dal video on demand che consente a chi guarda di personalizzare la visione scegliendo ora e programma. E’ chiaro che in quest’ultimo caso gli spettatori vedranno lo stesso film o show televisivo in momenti diversi. L’evento simbolo di questo terremoto che sta coinvolgendo il mondo del video è stato il lancio dell’ormai arcinota serie “House of Cards” prodotta dal servizio statunitense di streaming Netflix che conta oggi oltre 50 milioni di abbonati a livello globale e 34 solo negli USA. La prima stagione della serie, dal costo dichiarato di 100 milioni di dollari, è stata resa disponibile tutta insieme (13 episodi) agli abbonati lo stesso giorno , il primo febbraio 2013, ribaltando il concetto di serialità classico (che prevede finali di episodio lasciati in sospeso per invogliare lo spettatore a seguire la serie la settimana successiva) e creando il fenomeno del binge viewing , ovvero la visione di numerosi episodi senza soluzione di continuità che fino ad allora si verificava solo con l’acquisto dei cofanetti home video contenenti intere stagioni. Naturalmente House of Cards, sebbene gli ascolti di Netflix non siano dichiarati, è stata vista su tutti gli schermi collegati a internet, computer, tablet, smartphone e connected tv, e da una certa fetta di pubblico tutti i 13 episodi sono stati divorati nel primo weekend.

La tecnologia sta cambiando definitivamente l’universo del video e lo sta facendo mettendo lo spettatore nella posizione di protagonista in cui può decidere che contenuto guardare,dove guardarlo, quando guardarlo, partecipando attivamente, se lo decide, attraverso i social network (social tv). La televisione non esiste più nella sua idea originale e se in futuro continueremo a chiamarla così sarà, probabilmente, soprattutto per amore delle convenzioni.

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