Calimero, il pulcino nero che ha più di sessanta anni ma non li dimostra

Apparve poi la prima volta sugli schermi televisivi il 14 luglio del 1963. Ideato per fare pubblicità al detersivo Ava della Mira Lanza, è stato riconosciuto anche da Umberto Eco come paradigmatico fino ai cartoon di oggi

Calimero, il pulcino nero che ha più di sessanta anni ma non li dimostra
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14 Luglio 2025 - 13.05 Culture


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di Caterina Abate

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 Il 4 luglio del 1963 appare per la prima volta tra gli sketch di Carosello un personaggio tenero e indifeso che conquisterà il cuore degli spettatori: il pulcino nero Calimero. In pochi minuti si dipana la storia di un piccolo pulcino, il ritardatario della covata che esce dal guscio per ultimo, sulla testa ancora un pezzetto, a mo’ di cappello. La sua mamma chioccia, la gallina Cesira, è però già corsa via al seguito degli altri suoi figlioletti, tutti bianchi ed impettiti. A Calimero non resta che correre per la fattoria alla ricerca della sua mamma. La incrocia dopo essere caduto in una pozzanghera che lo ha fatto diventare nero, causando quindi il mancato riconoscimento. Cesira non ha infatti pulcini neri. “E se fossi bianco mi vorresti?” chiede Calimero, “Ma certo!” risponde prontamente la chioccia.

Il fine di questo sketch era reclamizzare il detersivo Ava della Mira Lanza, e con i suoi toni sentimentali doveva far leva sui bambini e sulle mamme, nell’Italia degli anni ’60 tradizionali acquirenti dei prodotti per l’igiene della casa. Il fulcro della pubblicità era il momento in cui il pulcino nero veniva sbiancato dall’olandesina che prontamente lo immergeva nella bacinella con il detersivo per farlo uscire candido, al motto di “Ma Calimero, tu non sei nero, sei solo sporco!”. E il pulcino in risposta “Ava come lava!”a chiudere il cartoon. Altre frasi iconiche come “È  un’ingiustizia però!” oppure “Eh, che maniere!” diventano iconiche, tanto che il personaggio viene dichiarato paradigmatico dallo stesso Umberto Eco.

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Nato dalla matite dei fratelli Pagot, Toni e Nino, con la collaborazione di  Ignazio Colnaghi voce di Calimero, era inserito all’interno di Carosello, l’insolito contenitore televisivo che consentiva alla rete pubblica di mandare in onda messaggi pubblicitari tramutati in mini corti, recitati o animati, richiamando anche importanti nomi, italiani ed internazionali tra interpreti e registi. Era la modalità tutta italiana di miscelare intrattenimento e contenuto pubblicitario, mediando anche messaggi educativi e pedagogici, in una società che si era rialzata dal dramma della guerra e che viaggiava verso il boom economico. 

Se analizziamo alla luce dei più di sessant’anni di distanza il tipo di Calimero, pulcino nero che ridiventa bianco, scopriamo che affonda le radici in un topos letterario antico, quello del servo etiope sbiancato dal padrone presente in una favola dello pseudo Esopo. Lo cita Federico Faloppa nel suo “Sbiancare un Etiope. La costruzione di un linguaggio razzista”, edito da Utet nel 2022. Un pregiudizio quello del nero come sporco che verrebbe da lontano, in termini cronologici, tanto da essere presente nell’immaginario occidentale sin dall’antichità, e divenire proverbiale in Grecia. Nella favola il servo etiope, paradigmaticamente nero, viene acquistato da un nuovo padrone che tenta inutilmente di pulirlo fino a farlo ammalare. L’insegnamento della favola starebbe nell’impossibilità di cambiare la natura. 

Inconsciamente tale topos letterario intriso di razzismo e colonialismo (anche antico) è slittato sino all’Italia del dopoguerra, attraverso la paternalistica visione del pulcino nero che non può trovare la sua mamma fino a quando il nero non viene lavato via da un potentissimo detersivo. Questo non significa che i creatori di Calimero fossero coscientemente razzisti. L’Italia degli anni ’60 era una società profondamente diversa rispetto a quella odierna. L’analisi su uno stereotipo razzista e post colonialista è possibile oggi, solo alla luce di cambiamenti paradigmatici della cultura di massa, senza alcuna volontà di stigmatizzare quanto Calimero e le sue avventure siano state un tenero appuntamento fisso per generazioni di bambini. 

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Anche per i bambini di oggi Calimero può restare un punto di riferimento, grazie alla modernizzazione ed attualizzazione del suo personaggio. Il piccolo pulcino nero che si porta dietro il suo guscio come cappello, questa volta non incrocia nessuna olandesina e nessun detersivo atto a sbiancarlo. Non è una questione di politically correct, ma di cambio di paradigmi sociali. Oggi è più comune che ci siano bambini neri che guardando un cartone vi si possano riconoscere. Ed è così che il cartone attualizzato può vantare fino a 290 puntate trasmesse in più di 80 paesi anche esteri, dalla Francia, all’Argentina, fino al Giappone. Calimero, questa volta figlio unico di Cesira e Gallettoni, che vive le sue avventure nel paesino acciottolato di Belladagio da sessant’anni resta a far sognare i bimbi seguendo i cambiamenti sociali e liberandosi da paternalismo e stereotipi inconsapevoli.  

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