di Pancrazio Cardelli Anfuso
Jorge Bergoglio, Papa tifoso. Francesco ha più volte raccontato della sua passione per il San Lorenzo de Almagro, squadra tra le grandi del calcio argentino, insieme a Boca Juniors, River Plate, Independiente e Racing club de Avellaneda.
Una passione comune con il grande scrittore Osvaldo Soriano, per la squadra fondata da un parroco, Lorenzo Bartolomé Martin Massa, di origini piemontesi come Bergoglio, la cui famiglia è originaria dell’astigiano. I primi calcio all’oratorio, come da solida tradizione calcistica da tutte le parti, nel mondo cattolico. Bergoglio, poco provvisto di talento calcistico, giocava in porta, assaggiando la solitudine dell’Arquero.
“Fare il portiere è stato per me una grande scuola di vita. Il portiere deve essere pronto a rispondere a pericoli che possono arrivare da ogni parte”, dichiarò Bergoglio in una famosa intervista alla Gazzetta dello Sport di qualche anno fa.
Sarà stato sicuramente un caso, ma con l’inizio del pontificato di Bergoglio coincise la quindicesima e ultima vittoria in campionato del San Lorenzo, seguita dal trionfo nella Copa Libertadores, nel 2014, versione sudamericana della Champions League. Un viavai di viaggi dall’Argentina all’Italia, recando sciarpe, coppe da far benedire, maglie dedicate al primo tifoso del club del Santo, tessera numero 88.235, una devozione per René Alejandro Pontoni, bomber del San Lorenzo. Il fioretto raccontato da Bergoglio, che nel 1990 ha smesso di guardare la televisione, gli ha impedito di ammirare le gesta calcistiche di Lionel Messi, che ha riportato l’Argentina al titolo mondiale, in Qatar. Il popolare campione ha fatto visita a Bergoglio in Vaticano, come Maradona e come tanti altri campioni, argentini e non, ai quali Bergoglio ha dedicato benedizioni, saluti affettuosi e memorabili discorsi sull’importanza dello sport per lo sviluppo umano. Parole come queste, di cui gli siamo grati.
“Lo sport è un generatore di comunità, soprattutto per i giovani perché crea socialità, fa nascere amicizie, crea condivisione, partecipazione e senso di appartenenza. Ha una dimensione formativa, lo sport, che non può separarsi da quella ludica e amatoriale, anche ai livelli più alti del professionismo. Come le membra formano un corpo, così i giocatori formano una squadra e le persone formano una comunità. Lo sport può essere simbolo di unità per una società, un’esperienza di integrazione, un esempio di coesione e un messaggio di concordia e di pace. Oggi abbiamo tanto bisogno di una pedagogia di pace, di far crescere una cultura di pace, a partire dalle relazioni interpersonali quotidiane per arrivare a quelle tra i popoli e le nazioni. Se il mondo dello sport trasmette unità e coesione può diventare un alleato formidabile nel costruire la pace”.
Argomenti: papa francesco