L’Sos del rock italiano per la Palestina: “A Gaza è l’inferno, dobbiamo mobilitarci tutti”

Serata a Firenze per Medici senza frontiere ideata da Piero Pelù. Manuel Agnelli: “Parliamo dello Stato di Israele, non di ebrei, non è antisemitismo”. Cosa dicono altri artisti e spettatori

L’Sos del rock italiano per la Palestina: “A Gaza è l’inferno, dobbiamo mobilitarci tutti”
Il pubblico a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa
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Stefano Miliani Modifica articolo

19 Settembre 2025 - 16.44


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Tra ritmi serrati, qualche pogo e la sensazione di dare una mano nel proprio piccolo, si poteva percepire spesso tristezza e rabbia per quanto accade a Gaza nella notte rock di “Sos Palestina!” ideata da Piero Pelù all’Anfiteatro nel parco delle Cascine di Firenze. Oltre duemila gli spettatori per seguire band, cantanti e organizzatori intervenuti a titolo gratuito per devolvere l’intero incasso a Medici Senza Frontiere in azione con estremo coraggio a Gaza. Dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre 2023, il governo Netanyahu ha scatenato una guerra più contro i civili che contro la formazione terroristica. Le proteste si diffondono e il rocker ha già annunciato un “Sos Palestina! 2” per il 20 giugno 2026.

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Hanno aperto la sequenza musicale Roy Paci & Artetuska con il loro scatenato reggae-ska, l’hanno conclusa gli Afterhours e, a sigillo finale, Pelù insieme ai Bandidos e (dai mai dimenticati Litfiba) Antonio Aiazzi e Gianni Maroccolo. “Dobbiamo ristabilire il diritto internazionale, non è più possibile bombardare le mamme in coda per il cibo terapeutico e i bambini per l’acqua, dobbiamo tirare fuori la nostra protesta civile, legale, esprimere il nostro dissenso, abbiamo bisogno di una mobilitazione di tutti noi”, esclama Angelo Rusconi di Msf in apertura accanto al rocker: “Sono stato a Gaza a maggio e giugno e la dichiaravo l’anticamera dell’inferno, ora è l’inferno”.

Angelo Rusconi di Medici senza frontiere e, di spalle, Pierò Pelù a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa

“Stiamo assistendo in diretta a un massacro di civili inermi, di operatori umanitari e giornalisti, chiediamo a gran voce pace, pace, pace, pace in Palestina, in Ucraina, in Sud Sudan, in Congo, in Myanmar, in Yemen e negli altri 50 paesi del mondo”, declama Pelù in apertura mentre il crepuscolo scende tra gli alberi in riva all’Arno. “I criminali di guerra e i loro collusi devono essere consegnati alla corte di giustizia dell’Aja prima possibile”. A fine serata, prima di cantare, sferra una stoccata: “Dobbiamo incazzarci. Il governo italiano lecca il culo” a Netanyahu per “le trivellazioni dell’Eni”. Si riferisce al fatto che la società, insieme ad altre, ha avuto la licenza di sfruttare un giacimento di gas in un’area davanti alla costa della Striscia.

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“Prendere posizione fisicamente crea pressione, schiacciare un bottoncino da casa no – esclama Manuel Agnelli degli Afterhours al microfono – Possiamo contribuire a cambiare le cose, è ora di finirla con i nostri orticelli, andiamo a votare e facciamo pressione perché lo Stato italiano riconosca quello della Palestina”.  Insieme al gruppo, in un video il cantante mette un punto fermo: “Non parliamo di antisemitismo, non parliamo di ebrei, è una porcheria messa in giro, parliamo di cittadini israeliani e di Israele, di uno Stato che dovrebbe essere democratico con i valori umani in cima alle priorità. Aiutare persone che stanno morendo di fame non vuol dire esser antisemiti”.

Manuel Agnelli e gli Afterhour a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa

“I governi non si stanno interessando di Gaza, seguono un’altra agenda, la mia paura è che l’economia abbia prevalso definitivamente sulla politica e queste decisioni sono prese da gruppi di investimento e fondi”, commenta a globalist.it Massimiliano “Ufo” Schiavelli, bassista dei graffianti Zen Circus. In effetti il ministro delle Finanze israeliano Smotrich ha definito la ricostruzione della Striscia “una miniera d’oro immobiliare”. “Alcune figure politiche non hanno nemmeno la preoccupazione di nascondere i loro propositi, abbiamo visto Trump: è sconfortante”.

“Non riusciamo a fermare questo genocidio perché le persone hanno un peso relativo, siamo qua per darne un senso”, osserva a globalist.it Davide Toffolo, cantante e chitarrista dei Tre allegri ragazzi morti che scatenano nuovi entusiasmi quando attaccano con “Bella ciao”. Come sostengono Tomaso Montanari e Massimo Cacciari questa tragedia scardina i valori su cui l’occidente ha dichiarato di fondare le proprie democrazie? “Rompe tutta la realtà su cui siamo cresciuti, hanno trasformato la guerra in una cosa possibile, non possiamo accettarla, non la accetteremo e metteremo in gioco tutte le nostre piccole forze”, ribatte il musicista indossando la sua consueta maschera bianca. 

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Davide Toffolo e i Tre allegri ragazzi morti a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa

Oltre ai set della Banda Bardò e dei Fast Animals and Slow Kids, la cantautrice rock Emma Nolde confessa sul palcoscenico che dieci anni fa, in terza media, si chiese com’era stato possibile l’Olocausto. “Questo concerto può essere una testimonianza che tra qualche anno dimostri che noi non siamo d’accordo con il genocidio di Gaza – commenta al nostro portale una delle espressioni più originali del nuovo rock italiano – Sento tristezza, smarrimento e, allo stesso tempo, una grande partecipazione delle persone, grazie anche alla Flotilla”.
Alla flottiglia di imbarcazioni cariche di aiuti per i gazawi Ginevra Di Marco dedica la sua incalzante cover del brano di Modugno Malarazza mentre Francesco Parazzoli, tromba e voce dei Patagarri, intinge nel sarcasmo la versione del gruppo di Hava Nagila: “È un brano della tradizione ebraica, vogliamo dedicarlo alle comunità ebraiche italiane che non hanno speso una parola sul genocidio, rallegratevi del vostro silenzio”.

Emma Nolde a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa

Tra il pubblico. “Mi fa rabbia che una popolazione che ha sofferto l’Olocausto stia perpetrando le stesse cose comportandosi da vittima quando lo Stato di Israele non è più vittima. Se arrivi a voler annientare un popolo vuol dire che non li consideri esseri umani, meno che animali da macello”, dice al nostro sito Paola. “Ammazzano bambini, ci sono foto di bambini che mangiano la sabbia, il governo Meloni ha dovuto aspettare due anni e mezzo e 65mila morti per dire qualcosa. Buon giorno Meloni, buon giorno Tajani, chi vi ha detto di svegliarvi? Forse l’opinione pubblica?”, intervengono due suoi amici Tommaso e Davide, rispettivamente batterista e cantante della rock band toscana dei Mars Era. “Questa iniziativa è una cassa di risonanza importante”, commentano Alice e Paolo mentre si dirigono verso gli spalti. Come giudicano il comportamento dello Stato italiano? “Di merda”.

Il pubblico e il palco a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa

Sul palco rimbalza una storia agghiacciante. “Adnan Bursh, direttore dell’ortopedia del più grande ospedale di Gaza, ha operato senza anestesia, anche a lume di candela, poi è stato preso dall’Idf, torturato, umiliato, violentato con oggetti contundenti, ucciso nell’aprile del 2024, il corpo era pieno di lesioni. L’orrore non risparmia i vulnerabili o chi si occupa di cure”. Lo racconta il dottor Anas Khali, affiancato dalle conduttrici che hanno tirato ottimamente le fila senza fronzoli, Chiara Brilli e Giustina Terenzi di Controradio, emittente partner della serata.

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Il dottor Anas Khali con Chiara Brilli, di spalle, e Giustina Terenzi di Controradio a Sos Palestina! a Firenze. Foto ufficio stampa

Dalle otto alla mezzanotte passata, band e cantanti la musica tenuto bene il ritmo e alta l’attenzione. Quanto alla donazione a Medici senza frontiere, gli organizzatori rispondono che la quantificheranno tra qualche giorno perché devono includere il merchandising di magliette e altro destinato tutto all’associazione.

L’intervista a Ginevra Di Marco: “Bisogna alzare la voce su Gaza” https://giornaledellospettacolo.globalist.ch/musica/2025/08/22/ginevra-di-marco-abbiamo-tante-anime-e-bisogna-alzare-la-voce-su-gaza/

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