L’innocenza di Vasco

15 brani tra ballate struggenti e musica metal: ecco il nuovo album del Komandante. Anche un pezzo vintage composto a quindici anni.

L’innocenza di Vasco
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4 Novembre 2014 - 18.03


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di Francesco Troncarelli

Il ritorno di Vasco. A tre anni dal vendutissimo “Vivere o niente”, è uscito il nuovo disco “Sono innocente”, album numero 17 della sua carriera registrato tra Bologna e Los Angeles e prodotto col fido collaboratore di sempre Guido Elmi. 17esima puntata della sua vita artistica iniziata 36 anni fa nel 1978 con l’ironia di Ma cosa vuoi che sia una canzone. E quando si muove il Komandante è sempre un evento. Per quello che dice, scrive e canta e per come lo presenta all’esercito di fan.

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Per l’album che è stato presentato al Medimax di Bari, nella Puglia che ha segnato la sua “rinascita” (qui ha trascorso i giorni della convalescenza dopo la malattia che lo colpì nel 2012), Vasco ha infatti previsto tre copertine differenti (a ciascuno la sua da scegliere), con lui fotografato come nel corso di un interrogatorio, ed è disponibile anche in accattivante vinile, nei colori nero e bianco latte.

Quindici tracce, dalle social e già anticipate L’uomo più semplice (qui in versione reloaeded), Dannate nuvole e Cambia-menti al recente singolo Come vorrei il cui video su Vevo ha già oltre un milione e 300mila visualizzazioni, che più di qualunque altra tracklist precedente, costituiscono uno spaccato del Blasco che tutti conoscono o credono di conoscere.

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Non una proclamazione di semplice innocenza, come il titolo suggerirebbe, ma un’espressione esplicita di (auto)ironia in cui tra nuove consapevolezze e vecchi rancori risponde a chi lo critica per la sua vita vissuta con varie cicatrici pagate sempre in prima persona. Del resto come afferma “Anche se l’uomo non è innocente, è sempre innocente la sua opera”,

In questo disco c’è il Vasco di ieri, di oggi e di domani, con le sue atmosfere, i suoi pensieri, la sua nuova e vecchia musica. C’è un gruppo di brani come Rock star ad esempio, che rispecchia l’ultimo Vasco, quello divertito e divertente della svolta heavy, che picchia duro come il Colonello Kurtz di Apocalypse now a cui ora s’ispira nel look, che è la spina dorsale dell’opera.

Spiccano tra le altre, il corteggiamento rocchettaro di Aspettami destinato a diventare un nuovo classico live e e “Quante volte, una delle cose scritte qui con Gaetano Curreri degli Stadio, che rimanda vagamente a Vita spericolata.

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Poi ci sono due bonus track del Komandante «vintage», fra cui un brano scritto a 15 anni, Marta piange ancora, regalata ad amici e finita sul web in edizione pirata e L’Ape regina, un pezzo che sorprendentemente richiama il country di un autore lontano da lui come Angelo Branduardi.

Canzoni quindi ricche di contrasti e chiaroscuri, “perché il rock è un linguaggio estremo che non conosce grigio” come sottolinea e che si alternano ad atmosfere più intime e riflessive. Un’ora di musica vera con ballate struggenti e ritmi aggressivi e travolgenti. Le sue due anime.

Vasco Rossi: “Come vorrei”, primo singolo dell’album “Sono innocente”

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