Con la nascita del nuovo governo ormai alle porte, si apre la possibilità di una nuova maggioranza anche in seno al Cda della Rai, dove si torna a remare contro la presidenza di Marcello Foa. A quanto sembra, in Viale Mazzini da giorni si ragiona su quali potrebbero essere le strade alternative possibili e si aspetta il prossimo 12 settembre, giorno del prossimo consiglio di amministrazione, tenendo ben presente che, da regolamento, nel caso di stallo il voto del presidente in carica vale doppio.
Le possibilità appaiono due: se il M5s e il Pd si unissero nel chiedere alla presidenza di Camera e Senato l’accesso agli atti del secondo voto su Foa potrebbe saltare fuori – come è nella convinzione del Partito democratico – che due schede sono nulle; e questo renderebbe illegittimo l’incarico attuale di Foa. La seconda strada: potrebbe uscire a breve l’attesa sentenza del Tar del Lazio cui ha fatto ricorso la consigliera Rita Borioni contro il secondo voto su Foa presidente; sembra, infatti, che i tempi siano maturi considerato che il 3 luglio il Tar si sarebbe riunito per andare in decisione proprio su questo punto e, quindi, la sentenza potrebbe arrivare a stretto giro.
Foa resterebbe comunque consigliere in amministrazione, mentre il sentimento generale è quello di estrometterlo totalmente. Se Foa venisse revocato da presidente ma restasse consigliere, la maggioranza in consiglio sarebbe fatta dall’ad Fabrizio Salini, dalla consigliera Beatrice Coletti, dalla collega Rita Borioni e con tutta probabilità da Riccardo Laganà. Dall’altra parte ci sarebbero Igor De Biasio e, appunto, Marcello Foa a fare da minoranza, mentre Giampaolo Rossi, stando a quanto ha mostrato finora, resterebbe in sintonia con l’ad Salini, sempre che il nuovo presidente sia realmente di garanzia e Salini non si schiacci su una contrapposizione politica, cosa che escluderebbe di fatto Coletti e Borioni come presidenti. Va da sé che tutto sarebbe più semplice se Foa uscisse di scena e il nuovo presidente fosse esterno alla Rai o comunque all’attuale Cda.
Sul fronte parlamentare sembra che la commissione di Vigilanza Rai resterebbe più o meno come è ora, salvo esprimere una maggioranza diversa: se prima la maggioranza era costituita, infatti, da 14 parlamentari del M5s e 7 della Lega, nel caso di governo giallo-rosso sarebbe costituita da 14 parlamentari del M5s, 7 del Pd e a fare da ‘fiancheggiatori’ due parlamentari di Leu e Pier Ferdinando Casini. In sostanza il presidente Barachini, essendo di Forza Italia, resterebbe al suo posto in quanto rappresentante della minoranza e al massimo potrebbero cambiare i vicepresidenti.
E in casa Rai? Come potrebbe impattare nel concreto una nuova maggioranza? C’è chi fa notare, per esempio, che potrebbe essere accelerato il via libera del Mise al piano industriale per dare modo alla Commissione di Vigilanza Rai di esprimersi sul piano stesso e sul piano news in particolare, in modo da entrare finalmente nel vivo del progetto di Salini che toglie il budget alle reti generaliste e lo affida alle direzioni di contenuto. In questo nuovo scenario lasciare la direttrice di Rai1, Teresa De Santis, a timonare la rete ammiraglia, fanno notare alcuni parlamentari, sarebbe un’opzione armonica con l’esigenza di una convivenza pacifica e indolore fra la direttrice De Santis e l’ad.