A Sanremo vince Mahmood e spiazza tutti: perché la sua vittoria vale molto | Giornale dello Spettacolo
Top

A Sanremo vince Mahmood e spiazza tutti: perché la sua vittoria vale molto

Ultimo è secondo, il Volo terzo. Il teatro contesta la classifica fino al quarto posto, specie per la Berté esclusa. A Silvestri con Rancore e Cristicchi i premi collaterali. La classifica finale. Com'è andata la serata

A Sanremo vince Mahmood e spiazza tutti: perché la sua vittoria vale molto
Preroll

GdS Modifica articolo

9 Febbraio 2019 - 20.26


ATF

Stefano Miliani

Il festival ha avuto un epilogo che ha stupito tutti a partire dal vincitore: con il brano “soldi” Mahmood si è conquistato Sanremo 209 battendo sul filo del podio a tre Ultimo (secondo) e il Volo, terzo. Un cantante che viene dalle zone dell’hip hop e rap, che canta di periferie, pallottole e ramadan. Il verdetto finale lo ha pronunciato il televoto. E dei tre finalisti su 24 (non se consideriamo tutti i brani) il responso premia il pezzo musicalmente migliore perché più innovativo e spiazzante e finanche aspro.
L’Ariston ha contestato con durezza e delusione alcune esclusioni, su tutte Loredana Berté che avrebbe meritato il podio tra i tre e l’ha sfiorato piazzandosi quarta. Davvero dura la contestazione che ha messo in difficoltà Baglioni e Virginia e Bisio, con i due co-conduttori che hanno tentato di placare gli animi invano.

Ma la vittoria di Mahmood si può decifrare e contiene più elementi. Proviamo a snocciolarli in poche parole.
Primo motivo: un ragazzo con origini miste (arabe e italiane) è stato il più apprezzato. Dunque, come accaduto qualche volta anche in passato, il pubblico del festivalone sanremese dimostra di avere pochi pregiudizi e di non guardare a idiozie come “prima gli italiani” presunti puri perché siamo tutti italiani. Inserire nella canzone “Soldi” parole in arabo, come “Waladi waladi”, non costituisce un ostacolo per chi ascolta. All’anagrafe è iscritto come Alessandro Mahmoud.
Secondo motivo: guadagna il premio più ambito un cantante e autore che parla di periferie, disagi, ramadan, orgoglio perduto, la caccia ai soldi di un “papà” sparito. E’ uno di quei figli di oggi a cui la kermesse ha cercato di dare voce. Mahmood ha 26 anni.
Terzo motivo: in qualche modo è una vittoria per Baglioni. Il direttore artistico ha obiettivamente voluto estendere il raggio delle musiche a territori mai frequentati all’Ariston tempio della tradizione canora e la canzone vincitrice era una di quelle meno ascrivibili a quel filone che resta, che resterà ma ha almeno per adesso esaurito la sua carica emotiva e capacità di far identificare chi ascolta. Echi dub, hip hop, gestualità, chi ci avrebbe scommesso?
Quarto motivo: Rai1 ha permesso a Baglioni questa apertura musical-culturale. L’ha permessa perché deve conquistare il pubblico più giovane, va da sé, dei talent acchiappa-ascolti si parla da troppi anni per tornarci su, ciononostante quando il direttore artistico ha parlato di “azzardo” nelle sue scelte ha detto il vero e che i vertici di Rai1 lo abbiano consentito è una prova di coraggio che premia. Con il vento sovranista che soffia e vuole spazzare tutto via non è detto che viale Mazzini sia premiata per una scelta così intelligente e, sì, in parte imprevedibile. 

Restano da dire due parole sulla serata finale. L’Ariston ha contestato davvero con veemenza la classifica dal 24esimo al quarto posto, in special modo il mancato ingresso di Loredana Berté fra i primi tre. Bisio e Virginia hanno penato non poco a tentare, per lo più invato, di calmare gli animi. La cantante aveva uno dei brani migliori, era in ottima forma e avrebbe meritato di correre fino in fondo.
Toccante, riuscito, il duetto Baglioni-Elisa in “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco, bella la scelta del direttore artistico di rendere omaggio al cantante ligure che nel 1967 si suicidò (ma più d’uno non crede al suicidoi) al festival. Più di routine quello con l’altro ospite, Eros Ramazzotti.
Virginia Raffaele fa proprio ridere quando si è data a medley di imitazioni canore (Patty Pravo, la Vanoni, la Mannoia, Giusy Ferrero e Malika Ayane): svolge il suo compito da conduttrice, ci rammarica abbia dovuto contenere la sua agilità mimica e interpretativa. Claudio Bisio si prende la pioggia in testa (l’acqua è vera) nel numero con Virginia e Baglioni in omaggio al Trio Lescano, scherza, di fronte allo scatenarsi del teatro affronta la platea, non si tira indietro. Un teatro contro è la prova più difficile: l’ha affrontata, con Virginia.

La classifica finale

1 Mahmood
2 Ultimo
3 Volo
4 Loredana Berté
5 Simone Cristicchi
6 Daniele Silvestri con Rancore
7 Irama
8 Arisa
9 Achille Lauro
10 Boombadash
11 Enrico Nigiotti
12 Ghemon
13 Ex Otago
14 Motta
15 Francesco Renga
16 Paola Turci
17 Zen Circus
18 Federica Carta e Shade
19 Nek
20 Negrita
21 Patty Pravo con Briga
22 Anna Tatangelo
23 Einar
24 Nino D’Angelo e Livio Covi

Gli altri premi

Daniele Silvestri con Rancore per Argentovivo vince i due premi della Sala Stampa e della sala Lucio Dalla

Premio Sergio Bardotti per il miglior testo: Daniele Silvestri e Rancore

Premio Bigazzi assegnato dall’orchestra per la migliore composizione musicale: Simone Cristicchi

Premio Endrigo per la migliore intepretazione: Simone Cristicchi

Premio Tim music al brano più ascoltato in streaming sulla piattaforma: Ultimo
Un vertice di Tim fa un autospot sul palcoscenico che potevano rispiarmarci.

*** *** *** *** *** 

La cronaca minuto per minuto

Vince Mahmood, padre egiziano madre italiana. Con “Soldi”, dove canta anche di Ramadam. “Allucinante”, è spiazzato lui per primo. Batte Ultimo (secondo) e il Volo, terzo.
C’è un po’ di confusione tra Bisio Baglioni e Virginia nella fase finale

La sala rumoreggia, arrivano le buste sul terzo secondo e primo

Chiuso il televoto

Baglioni fa “Perché no” di Enzo Jannacci con Anna Maglietta, Melissa Greta Marchetto più Rocco Papaleo che non può venire con loro.

Forest s’ inventail gioco delle tre carte, giganti, con Baglioni. Che non indovina dove è la regina di cuori su tre. Passa al gioco delle tre carte ma con due e non l’azzecca. Bravo a truccare le carte.

Il Mago Forest cerca di stemperare i toni. Ci mette battute sulle pensioni, vuol lanciare un clic. Ora propone di pensare alle lettere dell’alfabeto, “Migliaia”. “Bisio un pregio ce l’ha non ha fratelli gemelli”. “Con la chitarra regalatami dai miei ho fatto per la prima volta all’amore”. Romanticismo con le canzoni di Baglioni? “L’ho venduta e con 70mila lire”…

L’Ariston fischia la classifica e dice Loredana Loredana. Bisio prova a fermarli: e proclama l’Ariston sceglie Loredana. Brutto responso sui tre finalisti Ultimo, Volo (che ha già vinto) e Mamhood. Altri fischi quando torna Virginia. I conduttori non possono contenere la delusione della sala.

Passerella per i sei giovani (gruppi compresi) dei giovani che faranno un tou in capital i del mondo.

La prima classifica sarà dal 24esimo al quarto posto.

Chiudono il televoto, Baglioni e Virginia si preparano al commiato. Virginia prefigura un addio strappalacrime. Magari si scriveranno. Lei ricorda il direttore artistico quando ha suonato con Venditti e con pianoforti bianchi e neri come i loro capelli. Cantano “Breve amore” cantata da Mina nel 1966.

Motta è l’ultimo dei 24. “Dov’è l’Italia amore mio? mi sono perso anch’io”. Una canzone di buon livello. Il guaio è che dopo una serata delle 24 canzoni riascoltate tutte tutte ci siamo persi per sfinimento anche noi. 

Con Einar e le sue “Parole nuove” ci avviciniamo alla fine delle 24 esibizioni.

Qualche rimando addomesticato a reggae, rap, posse, con i salentini Boombadash e un titolo poco evocativo “Per un milione”.

“Abbiamo quasi limonato”. Bisio compiaciuto della lingua di Virginia che si era impappinata tra il solito regolamento.

“Il nonno Hollywood” del livornese Enrico Ningiotti. A caccia del “semplice”. Non è tra i pezzi che allargano i confini del genere sanremese. Un “pisciare” nel testo non fa Livorno sboccata. Ma il teatro manifesta molto affetto.

“Abbi cura di me”, canzone dolente e carica d’affetto sulla fragilità. Esecuzione sobria, anzi giustamente equilibrata senza sdolcinature, di Simone Cristicchi. Si guadagna un bel “bravo” da uno spettatore.

Per Federica Carta e Shade (“Senza farlo apposta”) si scomodano tutti e tre, Baglioni, Virginia e Bisio.  “Ci finisco sempre senza farlo apposta” canta lei. Canzone banale, a Sanremo ci sono finiti apposta. Come hanno ricordato i conduttori, a più giovani piacciono tanto.

“Un’altra luce”, Nino D’Angelo e Livio Cori: una Napoli addomesticata. Con la melodia partonopea cosparsa del genere trap.

Bisio si impegna proprio nel rendere accettabili anche i semplici annunci tipo “pubblicità”.

Achille Lauro nella sua “Rolls Royce” (memore della vita spericolata di Vasco Rossi) infila un “oh Dio” prima di un ritornello. 

“La ragazza con il cuore di latta” di Irama. La storia tosta su una ragazza violentata dal padre ha richiesto una certa dose di audacia nel giovanissimo cantante.

Arisa, “Mi sento bene”. Ha perso voce.  Fatica a tenere le note e se ne rende conto. Ha detto di avere la febbre alta. Piange. “Arisa Arisa” intona il pubblico.

In prima fila con un lamè verde Mara Venier si fa notare perché domani presenta i cantanti a Domenica In. E’ senza voce. Reggeremo a questa tragedia.

Duetto Baglioni ed Elisa su Tenco. Baglioni prepara ilterreno al duetto parlando della Liguria che dagli anni Sessanta ha generato grandi cantautori. Luigi Tenco che nel “67 ha legato il suo nome a Sanremo” (si suicidò). “Vedrai vedrai”. La cantano con partecipazione, bene, in forma misurata. Tranne Elisa che vuole strafare con un suo gorgheggio in chiusura della cover: lo sanno tutti che sa cantare, che bisogno c’era?

Elisa interpreta la sua “Anche fragile”. Pop d’alta qualità e d’alta classifica. 

A Bisio scappa un “sono il re del cazzeggio” e si scusa con i vertici Rai. E introduce Elisa. Va a prenderla sulle scale: troppo rischiosa una caduta.

Baglioni, Virginia e Bisio ironizzano sulle frecciate (morbide in fondo) della stampa: “sbracato” Bisio, “freddina” la conduttrice, “ingessato” il direttore artistico. Suscitano un sorrisino lieve lieve, niente di che.

Patty Pravo (con Briga in “Un po’ come la vita”) ai saluti di Serena Dandini vuole rispondere perché come Ornella Vanoni ha troppa carriera per addomesticarsi ai cerimoniali.

Dalla giuria d’onore Serena Dandini. Lei e Virginia sketch divertente, improvvisano anche. Come quando Serena va a salutar Patty Pravo e commenta i “fiocchi di neve” sull’abito della cantante. La conduttrice deve frenare la giurata. Che si destreggia in un duetto tra piccole botta e risposta.

Gli Zen Circus introducono due sbandieratori con bandiere nere (e cuore rosso sul retro della divisa onde evitare equivoci politici): avrebbero potuto essere più inquietanti. “L’amore è una dittatura” il loro brano.

Per vivacizzare regolamento, televoto e solita tiritera Virginia e Bisio provano ogni espediente. Come coinvolgere il pubblico come ai concerti.

“L’ultimo ostacolo” di Paola Turci: cantante capace, con l’anima nella musica black, e un brano dignitoso.

Baglioni e Bisio introducono la prossima cantante: Virginia. Che fa la parodia di Patty Pravo (plastica al viso compresa) e un medley delle sue imitazioni, dalla Ornella Vanoni (“non torno gratis, eh?) a Fiorella Mannoia fino a Giusy Ferreri e Malika Ayane. Si conferma una gran parodista. E suscita rimpianto per quanto non possiamo vedere. La platea è entusiasta.

Il Volo e la sua “musica vera” (lo cantano davvero) perchè è “Musica che resta”. Hanno già vinto un festival, l’umana pietà ci risparmi un bis. “Siamo il sole in un giorno di pioggia”: modesti, eh?

Gli Ex Otago, tutti di bianco come Baglioni, scendono in platea a salutare spettatori e spettatrici. “Solo una canzone”. Sì , ma in senso riduttivo, non come le canzonette di Bennato.

Mamhood non riesce a partire. Si inceppa il coordinamento musica-voce. Imbarazzo, Bisio ha riflessi pronti e corre in aiuto.

Elena Sofia Ricci, che fa parte della giuria d’onore, introduce Mamhood. Bisio al suo fianco ricorda che hanno recitato insieme. “Sei stato uno die miei mariti”.

“Aspetto che torni” di Francesco Renga. Compare una bionda in platea e lui la saluta: la sua donna?

Mega spot per Tim con il solito ballerino svedese in giacca e cravatta e “Tintarella di luna” cantata da Mina (il  cui volto appare disegnato come una luna). Pubblicità troppo smaccata, sul palcoscenico. La compagnia telefonica ha già gli spot.  

“Cosa ti aspetti da me”: Loredana Berté ha esperienza, dolore e rabbia dentro, affronta convinta la finale. La più applaudita diventa lei. Il pubblico la adora.

L’ospitata di Ramazzotti: professionale, non aveva l’anima e l’invenzione di altri. Tipo Ligabue.

“Despacito” di Luis Fonsi in duo con Ramazzotti che canta in italiano (sa lo spagnolo, in America Latina è una star globale) e il portoricano in spagnolo. La versione originale è più vitale.

Il duetto Ramazzotti-Baglioni: “Adesso tu”, del 1986, vinse Sanremo. Ma Baglioni stecca nell’ultima frase lasciatagli dal collega.

Eros Ramazzotti primo ospite. “Vita ce n’è” dall’omonimo album. Con variazione nel testo: “Sanremo ce n’è”. Applausi ma non travolgenti.

Ospiti non annunciati ai media: fuori dall’Ariston gli Stato Sociale e Renato Pozzetto in una gradevole versione della storica canzone “E la vita, la vita l’è bela” di Cochi e Renato anni ’70. Preludono a uno spot, però piacevoli. E Pozzetto, che deve andare dal dentista e non può entrare in teatro, lascia a Dodo del gruppo bolognese una busta con shampoo per Bisio. Per le ascelle, puntualizza.

Intoppo tecnico? Baglioni introduce la pubblicità e non parte. Virginia: “Povero pulcino, Bisio” (gli piove addosso): Baglioni: “Lui è del nord, parla più veloce di noi, gli sta proprio bene e di Claudio ce n’era già uno”.

Alla maniera del Trio Lescano. Baglioni si auto elogia: non ci siamo fatti mancare niente. Introduce un intrattenimento degli anni Trenta, l’avanspettacolo, e rievoca un omaggio a Erminio Macario e lo storico Trio Lescano cantando “Camminando sotto la pioggia” dei primissimi anni ’40. I tre conduttori ballano, su Bisio piove davvero. E ha l’ombrello strappato. Si infradicia sul serio.

“Mi farò trovare pronto” all’amore di Nek: con spruzzata rock alla chitarra e giubbotto alla Fonzie. 

“I tuoi particolari” nella serata finale vede Ultimo un po’ a corto di voce e l’Ariston che applaude lui con più convinzione. Conferma i pronostici che lo danno tra i favoriti.

“Social? Ho lo smartphone con la rotella, non posto niente”. Baglioni nel ruolo dell’arretrato tecnologicamente dopo che Virginia scherza sui suoi bicipi. Autoironico quando scherza sul suo nasone alla co-conduttrice che nota le piume di struzzo sull’asta del microfono dei Negrita.

E’ Bisio a introdurre i Negrita in “I ragazzi stanno bene”. Con fischio. Diventato di moda da quando la cantautrice americana L.P. ne ha fatto un hit.

Ghemon in impermeabile arancione per le sue “Rose viola”. Dopo il bianco di Baglioni lui sembra un pompiere da film americano.

Virginia e Bisio si scambiano cortesie e improvvisazioni. Il comico ha “l’horror vacui”, “non è una malattia”, lei non regge più – dice – tutti i suoi versi ed esercizi vocali in camerino.

“Le nostre anime di notte” di Anna Tatangelo: uno di quei brani da festival standard. Stando al rinnovamento baglioniano, sarebbe giusto restasse tra i pezzi meno votati. Brano prevedibile. Lei si commuove agli applausi, Bisio la omaggia sdraiato.

Bisio ringrazia il personal trainer che lo preparava via mail, il truccatore, il parrucchiere, la signora che gli portava la cena, ma al camerino C B di Baglioni, la logopedista (“ci hai provato”). Così così.

“Aprono la gara Daniele Silvestri e Rancore“, introduce Baglioni. Ripetiamo: “Argentovivo” è a nostro giudizio il brano più efficace.

Virginia in rosso (gonna) e nero, Bisio in giacca più normale del suo solito sanremese, Baglioni sembra un gelataio. Che è una professione encomiabile e benemerita. Per annunciare regolamento e televoto ricorrono al gioco del mimare le parole. “Sarà una lunga serata”, avverte Bisio. Eh sì.

Il conduttore: “è stato un viaggio appassionante, qualcosa che non avevo provato, c’è stato uno scuotimento particolare, ringrazio tutti quanti, anche questo magnifico gruppo tra tecnici e artisti”. Qualcuno dice “nessuno è perfetto, troppo spettacolo, troppo concorso però vi giurio che abbiamo fatto il possibile affinché il festival restasse nel solco del passato. Ha vinto la musica, le parole le speranze di tanti giovani che mettono la loro vita e confidano in quello che accadrà domani. Spero questo solco tracciato non venga smesso, festival della canzone è scritto nello statuto”.

Ballerini in versione impiegatizia, Claudio Baglioni tutto bianco affronta l’avvio della prima serata con la sua “Adesso la pubblicità”. Una delle canzoni con discreta ritmica lontana dalle sdolcinature in cui troppe volte è caduto. Cadenza anni 80 (è del 1985), un buon numero nel suo repertorio. Con versi come “Tua madre altezza media sogni medi /
Che sbatte gli occhi da cammello”.

*** *** *** *** *** 

Siamo alle ore cruciali del Sanremone 2019. È la serata della finale con tutti i 24 cantanti in gara (non ci sono state eliminazioni) e il vincitore che verrà proclamato intorno alle una – una e un quarto, stando a quanto comunicato dal vicedirettore di Rai1 Claudio Fasulo in conferenza stampa. Sul web e su siti di scommesso danno come favorito Ultimo, nome d’arte di Niccolò Moriconi, con “I tuoi particolari”: non il brano migliore, ma incideranno in modo ancor più decisivo degli anni passati i giovani votanti. “Scegliere la musica giovane è stata un po’ un azzardo e il bilancio è positivo”, commenta il direttore artistico Claudio Baglioni alla finestra del Tg1 con Vincenzo Mollica. In conferenza stampa ha ammesso però un errore: troppe 24 canzoni, ne riproporrebbe 20. Sì, troppe 24.

Accorrono come ospiti di Claudio Baglioni, Virginia Raffaele e Claudio Bisio Eros Ramazzotti ed Elisa che vinse il festival nel 2001. Ramazzotti invece vinse 35 anni fa tra le Nuove Proposte con “Terra Promessa”. Con lui duetta il portoricano Luis Fonsi, il campione delle visualizzazioni su youtube l’estate scorsa in tutto il mondo per la sua “Despacito”, in
“Per le strade una canzone”, canzone dell’album di Ramazzotti “Vita ce n’è”. Inevitabile il duetto Eros-Baglioni.

Il voto si suddivide in queste percentuali: televoto (50%), sala stampa (30%) e giuria d’onore (20%). I primi tre classificati dei 24 si contendono infine il podio per la vittoria finale.
Gli altri premi. Nella serata vengono assegnati anche i premi per il miglior testo (dalla giuria onore), il Sergio Endrigo per la migliore interpretazione, il Premio della critica “Mia Martini” dalla sala stampa, il premio della critica “Lucio Dalla” dall’omonima sala (quella delle radio), la miglior composizione musicale che viene votato dai professori dell’orchestra del festival.

Di seguito l’ordine di uscita all’Ariston

Daniele Silvestri
Anna Tatangelo
Ghemon
Negrita
Ultimo
Nek
Loredana Berté
Francesco Renga
Mamhood
Ex Otago
Il Volo
Paola Turci
Zen Zircus
Patty Pravo con Briga
Arisa
Irama
Achille Lauro
Nino D’Angelo e Lilio Cori
Federica Carta e Shade
Simone Cristicchi
Enrico Nigiotti
Boomdabash
Motta

Native

Articoli correlati