“Pardonnez-moi, la vie m’est insupportable” (Perdonatemi, la vita mi è insopportabile). Questo il biglietto che Dalida lasciò prima di togliersi la vita nella sua casa in rue d’Ochamp nei pressi di Montmartre a Parigi il 3 maggio del 1987.
Un suicidio che metteva fine ad una vita artisticamente ricca di successi e consensi ma umanamente tormentata da momenti difficili e drammatici. Carismatica, icona della femminilità ed interprete di razza e di rara sensibilità, Dalida è stato uno dei personaggi più famosi e apprezzati della scena internazionale.
A trent’anni dalla sua scomparsa, un film diretto da Lisa Azuelos (stasera su Rai 1) ripercorre la sua esistenza dall’infanzia al Cairo, al primo concerto all’Olympia di Parigi nel ’56, dall’affermazione in Francia al tragico Sanremo in cui morì Luigi Tenco, dal successo in tutto il mondo con oltre 150 milioni di dischi venduti, fino al suicidio della cantante a soli 54 anni.
Ad interpretare la cantante di origini italiane (Jolanda Cristina Gigliotti il vero nome) è Sveva Alviti, Riccardo Scamarcio è il fratello e produttore Orlando, Jean-Paul Rouve è il marito Lucien Morisse, mentre un credibile e bravo Alessandro Borghi veste i panni del cantante Luigi Tenco.
E’ una pellicola ben fatta, curata nei dettagli, che rende al meglio le atmosfere e le vicende vissute dall’artista senza ricorrere a facili manierismi e che ha nella sua protagonista il vero e proprio punto di forza. Sveva Alviti infatti è molto brava nel restituirci una Dalida passionale e appassionata del suo lavoro e dei suoi amori, una donna adulta sul palcoscenico ma bambina nel privato, fragile e sola, bella e impossibile. La sua è una grande interpretazione frutto di mesi di studio e lavoro sul personaggio.
E il risultato è eccezionale, sorprendente. Dalida è Sveva Alviti e Sveva Alviti è Dalida, non solo artisticamente ma anche fisicamente, lo è nel modo con cui ringrazia il pubblico, nel come parla o come si tocca i capelli, nel come sente i brani che canta e la solitudine che vive. Ha dato l’anima a un personaggio raccontato in una sceneggiatura ma che è realmente esistito e di cui è ancora vivo il ricordo.
Specialmente in Francia, suo paese d’adozione, dove “Dalida, le film” ha avuto un successo strepitoso nelle sale e apprezzamenti più che lusinghieri dalla critica, dando il via alle celebrazioni in programma per ricordarla nell’anniversario della morte con spettacoli, mostre e feste. Modella di successo ma attrice quasi sconosciuta, la Alviti è stata scelta dopo un provino nel quale ha sbaragliato concorrenti già famose a livello planetario, come Penelope Cruz e Laetitia Casta nonostante le riserve dei produttori.
A loro che premevano per ovvi motivi commerciali per un nome di richiamo, la regista Liza Azuelos ha detto che non avrebbe fatto il film senza di lei. Ed aveva ragione perché l’ex modella con studi di recitazione a New York con insegnante Nicole Kidman, si è rivelata la scelta vincente del biopic che ripercorre la vita dell’indimenticabile artista.
Per capire Dalida, Sveva è partita da un’intervista televisiva che lei aveva dato poco dopo il tentativo di suicidio, il primo, subito dopo la morte di Tenco. Per conoscerla poi è stato fondamentale l’aiuto del fratello Orlando, che la introdotta nel suo mondo, raccontandole le vicende private e pubbliche, mostrandole filmati rari, facendola appassionare a un mito.
Nove mesi di studio, nove mesi di francese, danza, canto, un impegno totale, fino a diventare l’incarnazione perfetta dell’interprete di “Gigi l’amoroso” “e “18 anni” brani che l’attrice ha eseguito dal vivo con l’accompagnamento dell’orchestra al momento delle riprese per dare il massimo realismo alla interpretazione, ma che poi sono stati sostituiti da quelli cantati da Dalida in fase di missaggio.
Sveva Alviti, solare e sorridente ragazza romana di 32 anni, è quanto di più lontano da una figura dai risvolti tragici e drammatici come Dalida. Eppure con un’interpretazione intensa e realistica è riuscita in quella che era un’impresa considerata la rilevanza del personaggio. E se “Dalida” è un successo, questo successo è il suo.