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Rai, tanti e in ordine sparso a Bruxelles nel giorno del blitz

Poca organizzazione dai vertici. Risultato: in strada solo Antonio Preziosi per le dirette. E altri in ordine sparso per seguire la cattura di Salah Abdeslam

Rai, tanti e in ordine sparso a Bruxelles nel giorno del blitz
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19 Marzo 2016 - 11.06


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di Adelmina Meier

A Bruxelles nel venerdì 18 marzo che ha segnato la movimentata cattura di Salah Abdeslam, il terrorista più ricercato del momento, c’era un gruppo di giornalisti Rai folto quasi quanto il gruppo teste di cuoio che ha preso parte al blitz. Forse no, ma se ai corrispondenti e agli inviati si aggiungono i tecnici tv e radio, quasi quasi… Una cosa è certa, non erano organicamente disposti sul campo a seguire quell’evento, ma (tranne uno) a 4mila metri di distanza, dove Renzi partecipava (uno dei 28 capi di Stato e di governo) al vertice europeo per decidere cosa fare per l’emergenza profughi.

L’appuntamento politico di Bruxelles era importante, certo, ma poco dopo le 16 la scena centrale si spostava decisamente e violentemente a Molebeek, il quartiere di Salah Abdeslam, quello delle stragi di Parigi. La caccia, aperta un paio di giorni addietro, stava arrivando al dunque. Quartiere circondato ed isolato, la sensazione forte che – come dicono i cronisti in casi del genere – il cerchio si era stretto intorno al numero uno delle liste di tutte le polizie europee. A quel punto, scattato l’allarme, fatti i conti (che possono essere in difetto) la Rai aveva a Bruxelles ben otto giornalisti, oltre ai tele-cineoperatori ed altri tecnici. Riepiloghiamo: i tre corrispondenti: Preziosi, Romagnoli e Moretti.

Quindi, tre inviati con microfono in mano, al seguito di Renzi: Ida Colucci, Tatiana Lisanti e Ruffolo. In aggiunta ai primi e ai secondi, il vicedirettore Bendicenti di Rainews24, titolare del vecchio “salottino europeo” del canale all news. E come poteva mancare…

Ora, considerato che in Rai, dall’esterno è stato preso un direttore editoriale, Verdelli, per mettere ordine e razionalizzare, era lecito pensare che, qualche minuto dopo le 16, comprendendo cosa stesse maturando a Bruxelles, qualcuno si mettesse a tavolino e al telefono e organizzasse le truppe disponendo ruoli, coperture e tutto il resto perché tanta gente (oltre ad avere un costo) avesse anche un ruolo preciso in funzione della nuova situazione.

Bastava che vertice e Renzi lo facesse uno per tutti. Risultato: in strada solo Antonio Preziosi per le dirette. Al Tg1 un Romagnoli non dal “campo”. Al Tg2 un servizio realizzato in redazione con le immagini che arrivavano da Bruxelles dai circuiti internazionali. E tra le immagini proposte, quelle di una giornalista di VRT che alle 17 era in strada e sobbalzava, microfono in mano, in diretta, per i colpi sparati alle sue spalle.

Risultato: Tg1, Tg2, Tg3, Rainews24 e Giornali Radio in onda non suggerivano certo il gran numero di giornalisti convenuti o dislocati a Bruxelles. E poi, per chiudere, a proposito della giungla di microfoni di cui di tanto in tanto si parla: con tre corrispondenti a Bruxelles, se fosse rimasta una normale, seppure importante, giornata politica europea, c’era davvero bisogno che arrivasse tanta gente da Roma, al seguito di Renzi?

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