Dopo le tensioni di ieri, è arrivato l’ok del senato al disegno di legge di riforma della Rai. Rispetta la scadenza del 31 luglio passa il provvedimento con 142 voti a favore, 92 contrari e nessun astenuto. Atteso adesso alla Camera.
Nel testo, come da volontà del governo, si conferiscono al prossimo direttore generale, nominato con la legge Gasparri, i poteri previsti per l’amministratore delegato nella riforma, a partire dalla sua entrata in vigore.
Il percorso politico
Un via libera sofferto dopo la [url”battuta d’arresto di ieri”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=76948&typeb=0&rai-governo-battuto-orfini-cosi-si-smonta-il-pd[/url], quando il governo, è stato battuto su un emendamento chiave: l’art.4, ovvero la delega all’esecutivo sulla riforma del canone, che è stata soppressa. L’esecutivo andato sotto per soli tre voti, con il sì di 19 senatori della minoranza Dem e dei verdiniani, che non hanno garantito il loro sostegno alla maggioranza.
Il PD
Continua, dunque, la lotta intestina al PD che la ministro per le Riforme, ieri sera alla Festa dell’Unità di Roma ha etichettato così: “nulla di grave, è già successo, colpa delle assenze e il testo potrà essere cambiato alla Camera”. Anche se Maria Elena Boschi non chiude gli occhi e ammette: “avere una parte del Pd che vota contro il Pd significa avere una parte del partito più ancorata a logiche di corrente che appartengono al passato che all’interesse dell’Italia. Io sono stata minoranza, ho sostenuto posizioni diverse e in Aula ho sempre votato come mi ha chiesto il Pd, questo è base per lo stare assieme”.
Anche Lorenzo Guerini minimizza, sostenendo che “è fisiologico andare sotto su qualche emendamento”. Mentre Matteo Orfini, presidente del Pd avverte che “se il dissenso diventa consuetudine” si finisce con “smontare il partito”.
Fa discutere ed è emblematica del dissidio l’intenzione di voto di Corradino Mineo, esponente di spicco della corrente minoritaria del PD. «Ho lavorato in Rai 35 anni e so che l’asservimento al governo è la peggiore lottizzazione, che porta in sé lo spoil system», afferma. «Quella che stiamo votando – sostiene – non è una riforma, non dà una visione, non indica una strada da battere. Per questo voto in dissenso dal mio gruppo, no alla legge».
Le reazioni
Per Forza Italia quello di ieri non è solo un incidente. Battagliero Renato brunetta su Twitter “Verdiniani o non verdiniani la maggioranza non c’è più. Good morning Vietnam-Senato”, scrive.
Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri annuncia battaglia: «voteremo contro questa legge, perché il ruolo dell’amministratore delegato è eccessivo, ma poi vedremo alla Camera. Il dato politico non sta in una legge che riforma un articolo della Gasparri, ma nella dimostrazione che il governo non ha i numeri: se ha zoppicato su una legge virtuale, figuriamoci su altro provvedimenti». L’intestatario della vecchi legge Rai spiega ai giornalisti «noi non tendiamo la mano a nessuno . La Gasparri è una buona legge, per questo non voteremo un tentativo di cambiarne una parte».
Attacca il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico (M5S):”la riforma della Rai di Renzi è carta straccia come lo è lo stesso presidente del Consiglio”.
Il voto di oggi in senato arriva all’indomani della decisione di andare al rinnovo del cda con legge Gasparri, dopo [url”la lettera del ministro Padoan”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=76911&typeb=0&padoan-alla-vigilanza-rai-rinnovare-il-cda-con-la-gasparri[/url], scelta che Palazzo Chigi ha tentato fino all’ultimo di scongiurare. La Commissione di Vigilanza ha deciso di votare già martedì per l’elezione di sette dei nove membri del cda di competenza della bicamerale con un’accelerazione che ha scatenato lo protesta di M5S, che accusa il PD di non voler cambiare davvero l’assetto della governance Rai.
L’accusa è che ci sia un accordo Pd- Forza Italia per arrivare alla spartizione dei consiglieri, ma anche per blindare la maggioranza dei due terzi necessaria per il presidente.
Il toto-nomine
Dalla prossima settimana i giochi si sposteranno tra Palazzo San Macuto e Palazzo Chigi. Il premier dovrebbe indicare nei prossimi giorni il nome del dg e del presidente. Secondo i primi rumors, non è esclusa una staffetta tutta in rosa. Per la guida aziendale circolano i nomi di: Marinella Soldi di Discovery e Tinni Andreatta, attuale direttore della fiction della tv pubblica, ma anche uomini di prodotto come Andrea Scrosati di Sky o Andrea Castellari di Viacom.
Per la presidenza si fa il nome di Luisa Todini, ben vista da Forza Italia, anche se la loro prima scelta è Antonio Pilati. Probabile che si opti per un volto noto della Rai, come Giovanni Minoli. Quanto ai consiglieri, la maggioranza dovrebbe averne quattro, due il centrodestra. Circolano, tra gli altri, i nomi di Antonio Campo Dall’Orto, Ferruccio De Bortoli, Marcello Sorgi, Bianca Berlinguer. Anche M5S avrà un proprio rappresentante: la figura in pole position è quello di Carlo Freccero.
