di Davide Monastra
A Viale Mazzini, mentre si preparava con foga la 65esima edizione del Festival di Sanremo, deve essere sembrata un’idea geniale quella di invitare all’Ariston i comici più “cool” della stagione televisiva 2014: avrà ricevuto applusi e strette di mano chi ha proposto questa geniale soluzione.
Eppure quello che si è consumato realmente nelle prime due serate della kermesse sanremese (il termine ‘kermesse’ forse in questi cinque giorni andrebbe abolito dalla lingua italiana!) è la morìa della comicità. Il primo colpo lo aveva inflitto Alessandro Siani e nemmeno vale la pena (perché è meglio dimenticare) il momento delle finte interviste dei Boiler ai quattro conduttori, già proposto (e bocciato) nella prima serata: in questo caso si è davvero perseverato!
Ieri sera l’attesa era tutta per Angelo Pintus, comico di Colorado Café, riuscito a dare il colpo di grazia alla comicità, gelando l’Ariston tra imbarazzo e nessuna (nemmeno timida) risata: tanto che verebbe voglia di dire a Conti: “Carlo porta a Sanremo un vero comico, porta Gabriele Cirilli.
Pintus ha ibernato il pubblico in 15 estenuanti minuti di monologo. Nessun segno di vita dalla sala: meno male che ogni tanto il signore seduto in prima fila con un colpetto di tosse fa capire ai telespettatori che ancora c’è qualcuno all’Ariston.
Pintus, c’è da dire, ce l’ha messa tutta per non farsi apprezzare. Del resto, come puoi pretendere che gli spettatori, la cui età media è stimata intorno ai 100 anni, possano ridere se ti presenti dicendo: “Voi non sapete chi sono, ma le vostre figlie mi amano”. La reazione è inevitabile: spegnere il cervello per un po’ e riattivarlo per qualcosa di più interessante.
Il comico ha sprecato una grande occasione: un giovane che ha a disposizione la prima serata di Rai1 potrebbe osare e cercare di portare la tv italiana nel terzo millennio. Invece: imitazione di Bruno Pizzul, uno che i giovani nemmeno sanno chi sia.
A chi ancora lo stava ascoltando, il colpo di grazia è arrivato – tra una vocina in falsette e un ammiccamento agli studenti italiani a cui ha consigliato di rimanere ignoranti – nell’istante in cui ha ricordato ai sanremesi di vivere in una terra di confine, riproponendo la vecchissima solfa della differenza tra italiani e francesi, qualcosa già visto almeno 10 anni fa con Teresa Mannino sul palco di Zelig. Per tentare di risollevare la performance, Pintus ha ricordato le vittime del settimanale Charlie Hebdo, giusto perché Carlo Conti avrà detto ai suoi ospiti: “Se volete venire a esibirvi a Sanremo, dovete nominare almeno un morto”. Uno show inaperçue, un momento che poteva essere sfruttato per gli ospiti internazionali: sì, perché secondo uno strano criterio a Viale Mazzini hanno deciso che se hai venduto milioni e milioni di dischi in tutto il mondo non puoi esibirti prima di mezzanotte.
Insomma qualcosa questo Sanremo lo lascerà scritto negli Annales della manifestazione (e no, non si tratta delle battute sugli animali di Rocio Munoz Morales!): basta comici all’Ariston. Questo assioma è evidente a tutti e forse solo in Rai non lo hanno capito.