Un’azienda che, a dispetto d’ogni conservatorismo, si intesta un ambizioso progetto di riforma dell’informazione, deve essere coerente. Deve fare scelte chiare e coraggiose, senza sconti, quando registra un fallimento nelle scelte compiute. Così per Ballarò di Rai3 che ieri sera ha sentito al collo il fiato di Floris. Giannini è lì. L’ex di Repubblica, scelto dai vertici Rai come erede di Floris, archiviando i buoni propositi verbali ( memo la Tarantola ) di trovare la novità all’interno dello smisurato esercito di giornalisti Rai, nell’ultima puntata si è fermato ad uno striminzito 5,80 per cento di share con 1.334mila ascoltatori. Floris, fuori dalla Rai ha raggiunto il 5,55 per cento di share con 1.229mila ascoltatori. Quasi il sorpasso, ma sorpasso ampiamente avvenuto se si considera la portata della Rai e la consistenza della televisione dove Floris ha portato il suo camper televisivo.
E’ tempo di grandi riforme, di riforme coraggiose, che usino elementi chimici capaci di rimuovere le più difficili incrostazioni, ma è anche il tempo di dirsi “Qui ho sbagliato, cambiamo…”, o “Quel direttore, quella direttora, non funziona, non bastano le quote, va cambiata e ricollocata…”. Se non si fa questo passaggio autocritico, o anche solamente critico perché responsabilità da addebitare ad altri che non ci sono più, tutto il resto, anche buono, non apparirà credibile. Sbracciarsi, dunque, guardare i numeri di Rai3, del Tg3, dell’intoccabile Rainews24 e di ogni altra realtà boccheggiante e con serenità e serietà procedere. Altrimenti la Rai vivrà altri e irrecuperabili sorpassi.