La Rivoluzione di Netflix secondo Kevin Spacey

L'attore Kevin Spacey, durante il tour di presentazione della serie House of Cards dichiara: “Dare il controllo agli spettatori per ridurre la pirateria”.

La Rivoluzione di Netflix secondo Kevin Spacey
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26 Giugno 2014 - 14.36


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Di Orsola Severini
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@orsolasev

Durante i tour promozionali delle due stagioni della serie televisiva [i]House of Cards[/i], vincitrice di diversi Golden Globes e Emmy Awards, il produttore e protagonista, premio Oscar Kevin Spacey ha ribadito un’idea chiara e innovativa: per combattere la pirateria, l’industria dell’entertainment deve adattarsi alla tecnologia di oggi e ai desideri dei consumatori: “il pubblico deve avere il pieno controllo delle modalità e delle tempistiche della fruizione dei suoi show preferiti.”

“Per questo, continua Spacey all’ Edimburgh Television Festival, quando abbiamo deciso di produrre il remake della mini-serie britannica House of Cards adattandola allo scenario politico statunitense, abbiamo rifiutato le proposte dei grandi network televisivi.

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Non abbiamo voluto seguire il classico iter che prevede prima l’uscita di un episodio pilota che viene poi valutato dal network. Volevamo raccontare una storia complessa che si evolve nel tempo e che non poteva essere riassunta in un primo episodio. (…) Negli USA, il budget di tutti i pilots che vengono prodotti poi abbandonati è di gran lunga superiore a quello che è servito a produrre le due stagioni di House of Cards. (…) Per questo abbiamo deciso di accettare la proposta di Netflix che ha messo a disposizione tutti gli episodi dell’intera stagione simultaneamente sulla propria piattaforma. (…) Oggi l’unica cosa che conta è il contenuto, lo spettatore deve essere libero di fruire dello show nella maniera che più gli piace, se vuole vedere tutti gli episodi lo stesso giorno, deve essere libero di poterlo fare. (…) Molti sedicenti esperti televisivi, prosegue in tono semischerzoso Spacey, accusano Netflix di incoraggiare il “binge watching” (termine abitualmente riferito all’alcolismo o alla tossicodipendenza per descrivere il consumo compulsivo e incontrollato di una determinata sostanza, n.d.r.). Ed è vero, spesso i fan di House of Cards mi fermano per strada e mi dicono “Hey Kevin, sono un “binge watcher” di House of Cards, l’altro ieri ho visto otto episodi di fila, non ho chiuso occhio e non sono andato al lavoro”, e io gli rispondo “Buon per te, anche se in effetti sembri un po’ stanco…” .

Sì perché basta con queste etichette, c’è ancora chi si chiede se una serie televisiva vista su un I-Pad rimane una serie televisiva e se un video di YouTube visto su un televisore con Apple TV rimane un contenuto Web, ma queste domande non hanno senso, l’unica cosa che conta è la qualità del prodotto, la gente vuole vedere delle grandi storie quando vuole, come vuole e ad un prezzo ragionevole. Solo quando avremmo capito questo concetto potremo combattere i donwload illegali”.

Sicuramente Netflix ha saputo anticipare questa tendenza prima di tutti. Infatti la piattaforma che permette di vedere contenuti di entertainment in streaming è inizialmente nata come distributore di DVD a domicilio negli anni ’90 e, dopo aver soppiantato il gigante della distribuzione home video Blockbuster, ha saputo prevedere anche il declino del DVD per investire nella distribuzione in streaming tramite abbonamento. Oggi conta più di 30 milioni di abbonati negli Stati Uniti e ha da poco superato HBO, grande distributore e produttore di serie TV culto via cavo, che rimane fermo a circa 28 milioni di clienti.

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Oltre a House of Cards, Netlfix conta tra le sue produzioni originali altri show di successo tra i quali l’acclamatissima Orange is the New Black e la continuazione, dopo cinque anni di pausa, di Arrested Development. Sembrerebbe che di recente l’azienda avesse inoltre vagliato la possibilità di distribuire anche contenuti live come reality e talk show, per poi rinunciare per volontà del fondatore e CEO Reed Hastings che ha preferito concentrarsi sul core business e sull’internazionalizzazione della piattaforma.
Infatti l’ascesa di Netflix non riguarda solo il paesaggio audiovisivo statunitense, oggi è presente in oltre 40 Paesi nel mondo, tra cui Regno Unito, Irlanda, Danimarca e Paesi Scandinavi per un totale di quasi 10 milioni di abbonati.

Nell’autunno del 2014 settembre dovrebbe sbarcare in altri 6 Paesi dell’Europa centro-settentrionale (Benelux, Germania, Svizzera e Francia). Oltr’Alpe, sono infatti in corso le trattative tra i vertici dell’azienda e il governo francese che vorrebbe imporre le stesse quote di produzioni locali che hanno gli altri produttori televisivi e cinematografici locali. Sempre che il Netflix francofono non decida di stabilire la propria sede nel vicino e molto meno esigente Lussemburgo, in fondo Internet non ha frontiere.

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