“L’ultimo bando che abbiamo fatto uscire e che si è chiuso il 30 novembre ha registrato un successo notevolissimo: sono arrivate 107 domande tra serie, documentari e cortometraggi. Un risultato mai riscontrato prima nelle Marche ed è un segnale importante di fiducia nei nostri confronti da parte delle produzioni e del mercato.” E’ molto soddisfatto Francesco Gesualdi, Direttore della Marche Film Commission, mentre elenca i numeri obiettivamente molto importanti del bando di sostegno alla produzione da parte di una regione fino adesso ‘digiuna’ di audiovisivo e che ora sembra, significativamente, volere invertire la direzione del proprio intervento a favore di un connubio oramai irrinunciabile tra serie, film e documentari con il racconto, l’analisi e la promozione del territorio anche in funzione turistica. “Tra prima dell’estate o subito dopo uscirà un altro bando di sostegno all’audiovisivo per un importo di cinque milioni di Euro.” Conferma il manager “Stiamo percorrendo questa strada con una certa determinazione e velocità per colmare i ritadi del passato.”
Oltre al sostegno alla produzione quali sono gli altri ambiti su cui intendete muovervi?
Una delle nostre priorità è lavorare nell’ambito della formazione dei mestieri legati all’audiovisivo. Insieme a Iginio Straffi il patròn di Rainbow, che ha acquisito la Poliarte, una storica Accademia di Belle Arti di Ancona e anche con altre strutture, stiamo implementando dei corsi di formazione volti – in un certo lasso di tempo – ad avere un importante nucleo di maestranze locali. Rrisulta sempre più critica da parte delle produzioni, la ricerca di professionisti del cinema legati al territorio. Siccome il punteggio dei bandi prevede dei punti in più per chi fa lavorare le maestranze locali, ecco che questa azione formativa deve creare competenze e opportunità di lavoro per contrastare tale carenza. A seguire l’idea è quella di andare anche a lavorare sul tessuto della produzione locale, offrendo alle tante microimprese presenti sul territorio la possibilità di ragionare in termini nuovi e di aggiornarsi secondo le esigenze attuali del mercato audiovisivo nazionale ed internazionale. E’ importante affrontare la produzione a tutto campo, creando una nuova generazione di produttori pronta ad operare anche a livello nazionale, partecipando ai bandi nazionali, ai Festival e – soprattutto – a crescere per sviluppare il business. Ovviamente tutto questo a fronte di una maggiore qualità per chi gira nelle Marche, stringendo accordi e convenzioni con i comuni e i territori, per velocizzare le questioni burocratiche. Abbiamo location manager molto preparati per mostrare e valorizzare luoghi e spazi coerenti con le idee e le necessità delle produzioni.
Da questo punto di vista le Marche sono state quasi ‘assenti’ nel cinema…
Senza dubbio e oggi ci troviamo la possibilità di raccontare storie nuove grazie proprio a queste mancanze del passato. Potremo vedere nuove storie ambientate in luoghi e scenari bellissimi e importanti. Qui c’è tutto: montagna, laghi, mare, campagne, città…perle sconosciute che possono impreziosire una produzione.
La disattenzione del passato è stata dovuta alla politica: è un cambio di rotta definitivo come già accaduto altrove dal Piemonte alla Puglia, dalla Campania al Friuli?
La giunta del presidente Acquaroli spinge in questa direzione e considera l’audiovisivo come un modo prioritario per generare lavoro, ricchezza e promuovere il territorio. Un meccanismo che stiamo interpretando nel migliore dei modi.
Lei è stato tra i Fondatori del Roma Fiction Fest, il primo Festival legato alla produzione televisiva. Alle Marche sembrerebbe mancare solo un Festival ‘vetrina’ della produzione…
Ci stiamo già pensando: c’è lo storico Festival di Pesaro cui ci sembra giusto potere affiancare altro soggetto per creare una realtà in grado di svolgere questa funzione. Per noi è importante avere uno strumento comunicazionale e promozionale che diventi qualcosa ‘da dovere frequentare’. Ci stiamo ragionando e – ad esempio – stiamo dialogando con Doc / It per andare a colmare una lacuna rispetto all’assenza di un grande Festival esclusivamente dedicato ai documentari in Italia. Sarebbe bello pensare ad un progetto sulla serialità televisiva, ma al momento non ci sono quel tipo di risorse necessarie.
Altri spazi di intervento?
Crediamo molto nel valore sociale della sala e i numeri degli anni post Covid ci stanno dando ragione. Lavoreremo per sostenere ancora i cinema e per fare in modo che tornino ad essere punti di riferimento per i giovani e per chi crede nel valore della condivisione di determinati prodotti.