Una bruttissima situazione: “Da marzo a oggi registriamo una perdita di oltre 60 milioni di spettatori con un calo di fatturato di oltre il 91%. Cifre spaventose per poter garantire una tenuta del mercato”. Lo ha detto Simone Gialdini, direttore generale dell’Anec (Associazione nazionale esercenti cinema), in audizione sul DL Ristori nelle commissioni Bilancio e Finanze del Senato.
“Tutti i grandi film di cassetta internazionali sono slittati al 2021, desertificando il nostro palinsesto di proposta che si è dovuto orientare solo ai titoli nazionali – ha aggiunto Gialdini – Nel periodo di riapertura dal 15 giugno al 25 ottobre, oltre il 20 per cento delle sale non ha riaperto. Questo vuole dire che rischiamo di perdere il 25 per cento del parco sale quando ci sarà la ripartenza. Per questo è fondamentale aiutarci”.
L’Anec propone per quanto riguarda il contributo a fondo perduto contenuto nel DL Ristori, di poter ipotizzare una deroga al limite o innalzare, come proposto da altre categorie con problematiche analoghe, a non meno di 500 mila euro di fatturato quelli che sono i limiti previsti per le attività con codice Ateco 59.14. Inoltre, ha aggiunto Gialdini: “Direttamente connesse al settore delle sale cinematografiche ci sono numerose attività satellite rappresentate da concessionarie pubblicitarie, fornitori di tecnologie e arredi, di prodotti per le aree di ristoro nelle sale, vettori satellitari: imprese per le quali chiediamo di estendere fin da subito i benefici previsti dal codice Ateco 59.14, affinché il sistema sale non si trovi in difficoltà al momento della riapertura perdendo asset corollari di fondamentale importanza”.
Anec chiede, inoltre, agevolazioni nella fruizione dei crediti d’imposta riconosciuti alle sale cinematografiche. “E’ fondamentale e strategico poterli usare anche per i pagamenti o la cessione ai fornitori, analogamente agli impieghi definiti per i crediti d’imposta istituiti appositamente per l’emergenza Covid-19. Inoltre occorre intervenire rapidamente per colmare il vuoto legislativo che non definisce i contributi del Fondo emergenze come benefici di natura emergenziale.” – ha concluso Gialdini.