Ricevo questa lettera dall’amica Rosa Di Brigida, attrice brava e importante (in To Rome With Love di Woody Allen era la sua… consuocera, la mamma del tenore!) e artista poliedrica: pittrice, scultrice, autrice teatrale e “performer”. Il Nuovo Imaie è un istituto mutualistico che riguarda i diritti degli Artisti Interpreti ed Esecutori (attori, cantanti, musicisti, direttori d’orchestra) una società che “colletta” il denaro proveniente da questi diritti e lo ridistribuisce a chi deve. Il Nuovo Imaie ogni tanto promuove e sostiene economicamente – attraverso l’art. 7 che è nel suo statuto – progetti artistici con contributi in danaro che eroga, evidentemente, nel modo peggiore possibile, a sentire la nostra amica Rosa Di Brigida che qui sotto pubblichiamo.
Caro Presidente, Le scrivo a proposito del regolamento scelto quest’anno dal Nuovo Imaie (in seconda battuta) per l’assegnazione dei contributi di cui all’art. 7 per il settore audiovisivo, uno dei cui punti dice testualmente: …”la individuazione di coloro che beneficeranno del contributo previsto nel Bando avverrà a seguire, mediante estrazione a sorte di n. 314 progetti”… Ho sempre avuto grande rispetto per il nostro Ente e per le persone che lavorano al suo interno, e sono consapevole della difficoltà di rapportarsi quotidianamente con una categoria, quella degli artisti, che è per sua natura difficile e autoreferenziale. Non Le scrivo infatti come socio del Nuovo Imaie con il fine di recriminare dei diritti o di esternare lamentele o altro. Ma voglio condividere con Lei i miei pensieri di persona che ha fatto dell’arte la sua vita, e che da circa quarant’anni lavora con rispetto, umiltà e serietà. Le chiedo: cosa penserebbe se domani qualcuno decidesse che la sua professione sarà affidata a un’estrazione a sorte? Ecco. Non riesco ad esprimere il dolore e l’umiliazione che mi ha provocato e mi continua a provocare, non solo nel cuore ma nel pensiero, il fatto che la realizzazione di una qualsiasi opera d’arte venga tirata a sorte, alla stregua di una lotteria. Trovo politicamente scorretto che gli artisti vengano trattati come bambini non ragionanti, felici di affidare il proprio lavoro al caso, a una riffa, come se si trattasse di una festa di paese. No, caro Presidente. L’arte vuole essere rifiutata. L’arte vuole essere contestata. L’arte vuole ingegnarsi. L’arte si arrangia, perfino. Ma sicuramente l’arte non vuole essere umiliata con la speranza di vincere una lotteria. Tutto La prego, ma non l’estrazione. L’arte non ha mai vinto né mai vincerà la riffa perché semplicemente non compra il biglietto. La lotteria è una speranza dei perdenti, dei poveri di spirito, degli impreparati alla vita. Che mi faccia sentire un “fallito” proprio l’Ente che tutela gli artisti mi addolora enormemente.
Rosa Di Brigida