Esiste un filo, nero, che dalle 335 vittime uccise alle Fosse ardeatine a Roma nel 1943 dai nazisti con la complicità dei fascisti porta alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 con i suoi 85 morti e oltre 200 feriti. La trama inquieta perché arriva ai tentativi di cancellare una storia e passa attraverso un ex nazista e un autore dell’eccidio del 1943, Karl Hass, un neofascista, Pino Romualdi, un uomo dei servizi segreti – deviati si direbbe, tal Federico Umberto D’Amato. Nomi che oggi pochi conoscono o ricordano. A dispetto di chi vuole ostinatamente negare la matrice neofascista dell’attentato bolognese nonostante sentenze definitive, riannoda quei fili della storia “Come il fascismo è sopravvissuto al fascismo”, pièce teatrale in scena alle 20.30 di venerdì 24 ottobre al Teatro Verdi di Forlimpopoli, nella provincia di Forlì e Cesena.
Firma il testo Gianni Cipriani, fondatore del nostro portale Globalist, direttore dell’Osservatorio sicurezza globale presso la cattedra di Storia del giornalismo dell’università di Siena, giornalista di lungo corso che ha scavato in numerose storie oscure del neofascismo e dintorni: sul palcoscenico tiene insieme i fili del racconto; lo affianca Anacleto Lauri quale voce recitante che interpreta ricordi e testimonianze dei personaggi evocati; i passaggi musicali sono di Luca Cipriani, Arcangelo Corelli e Bach.
Nei fili che come in un thriller si riannodano, la storia passo dopo passo incrocia i depistaggi della strage di piazza Fontana a Milano del 1969, apparati statali nascosti e protetti, tiene avvinghiati. Le fonti, conferma l’autore, sono i documenti processuali, libri di memorie e la testimonianza di Hass al processo che, solo in vecchiaia, lo condannò all’ergastolo. Con un dettaglio perfino paradossale: nel 1969, ricorda Cipriani, l’ex nazista interpretò come comparsa un ufficiale nazista nel film “La caduta degli dei” di Luchino Visconti. Effettivamente la parte gli era congeniale. Tuttavia è solo una nota di colore.
Ben più tragico è il fatto che uno dei boia delle Fosse nel 1947 sia stato assoldato, protetto e lautamente stipendiato con soldi americani in una rete spionistica che si avvaleva di membri del Movimento sociale italiano per svolgere spionaggio in chiave anticomunista. Sono ancor più tragici gli sviluppi narrati da questo teatro di storia. Coloro che proteggevano Kass risultarono implicati nella strage milanese di piazza Fontana del 1969 che avviò la “strategia della tensione”, nella strage di piazza della Loggia a Brescia nel 1974 e in altri atti di terrorismo.
Come racconta Cipriani, al Viminale c’era perfino un ufficio “Affari riservati” del Viminale che tramava e agiva. In combutta con esponenti neofascisti. Quanto più inquieta e – nella resa drammaturgica – avvince, non è solo l’intreccio di trame nere, è l’incalzare di quelle trame e delle protezioni decennali. Un nome conduce a un altro.
Apprendiamo da Cipriani che un fascista di Predappio di nome Romualdi, vice-segretario del Msi sia negli anni ’50-60 e dal 1970 al 1977, parlamentare missino, nel 1943 aderì alla Repubblica di Salò e allora, da direttore della Gazzetta di Parma, scrisse trionfante che gli ebrei “sono stati messi al loro posto” e “saranno messi in campi di concentramento” esaltando la loro spedizione nei lager. Tramite lui un altro passaggio: incontriamo nella Spagna franchista Stefano Delle Chiaie, latitante, terrorista coinvolto nel processo sulla strage di Bologna.
Incrociamo Licio Gelli, la P2; apprendiamo che tal Federico Umberto D’Amato, che dirigeva l’ufficio “Affari riservati” al ministero dell’Interno, è stato “uno dei mandanti e dei finanziatori della strage di Bologna”, scrive Cipriani. “Con Mario Tedeschi arriviamo all’apice della storia. Era un senatore del Msi”.
Con il ritmo incalzante dei fatti che si susseguono, “Come il fascismo è sopravvissuto al fascismo” ci porta infine ai tentativi della Destra oggi al governo, ai tentativi di deviare l’identificazione del neofascismo come matrice, acclarata invece processualmente, della strage bolognese. Tra i protagonisti di questi tentativi la pièce richiama Ignazio La Russa. Non diciamo come per salvare la sorpresa: basti dire che il testo inizia citando una dichiarazione pubblica del presidente del Senato.
La volontà di riscrivere la storia a proprio piacimento a dispetto di fatti conclamati non è un gioco. Perché una Destra ora al governo vuole riscriverla? Lo domandava in uno speciale sul 2 agosto di RaiNews di questa estate la storica Benedetta Tobagi, intervistata a Bologna: “Qual è l’album di famiglia di partiti come Fratelli d’Italia? Perché non riconoscono questa pagina così scomoda del passato?”. Appunto: perché? Questa pagina andrebbe raccontata in molti teatri, non solo nella sala romagnola dove, come ricorda una lapide, il 25 gennaio 1851 compì un’incursione la banda del Passatore.