Lo strano scenario del teatro di Ferrara con Ovadia direttore scelto dalla Destra

L’autore e attore voluto da Vittorio Sgarbi alla guida della sala “Abbado” del Comune a guida Lega mentre restano grossi nodi e le perplessità dell’opposizione. Non ancora presentato il bilancio

Lo strano scenario del teatro di Ferrara con Ovadia direttore scelto dalla Destra
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24 Febbraio 2021 - 09.27


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di Matteo Bianchi

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Dopo una sfiancante sequela di papabili presidenti, direttori e consiglieri di amministrazione, dopo bisticci e sfilate, finalmente il Teatro Comunale “Abbado” di Ferrara ha un volto nuovo, l’eclettico e inesauribile Moni Ovadia. A volerlo a tutti i costi come direttore è stato l’amico Vittorio Sgarbi, che con un’abile mossa politica ha creato una profonda frattura tra gli esponenti della sinistra cittadina, continuando così a soppiantare l’assessore alla cultura Gulinelli, sua diafana emanazione. Lo scrittore e attore teatrale rimane un punto di riferimento per tanti intellettuali democratici, ma di più, per tanti idealisti: nessuno si sarebbe mai aspettato l’arrivo di una personalità del genere in quota Lega e soprattutto che il vicesindaco Nicola Lodi, detto “Naomo”, la digerisse senza fiatare. 

A precedere Ovadia di qualche mese è stato Marcello Corvino, già produttore degli spettacoli di Ovadia e di Sgarbi, e attualmente coadiutore artistico del teatro. Non a caso, il primo allarme lanciato dall’opposizione è stato il possibile conflitto di interessi tra il ruolo assunto in loco da Corvino e la sua professione. D’altronde è risaputo, a ogni cambio di amministrazione la dipartita dei vecchi dirigenti a favore del posizionamento dei propri “fedeli” è sempre un momento delicato. Tuttavia la Fondazione del Teatro Comunale aveva già assistito a una falsa partenza: il cda entrato a palazzo con la vittoria della giunta Fabbri nel giugno del 2019, cda presieduto dal manager blasonato Mario Resca, si è dimesso nel giro di un anno proprio a seguito della querelle montata intorno al compenso di Ovadia, alla durata dell’incarico e alle modalità con cui ufficializzarlo, ossia se procedere con un bando pubblico, essendo la Fondazione controllata dal Municipio stesso, o se nominarlo direttamente. La modalità pare sia stata stabilita, evitando il concorso, ma la durata e il compenso ancora non sono stati formalizzati.

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Digerita la rinuncia del regista Pier Luigi Pizzi, che per settimane sembrava essere l’erede designato di Resca, il consiglio di amministrazione è stato rinnovato una volta per tutte e, oltre al neo presidente Michele Placido, accolto in città con calore, adesso l’odeon ferrarese può contare sui consiglieri Pietrangelo Buttafuoco, Carlo Bergamasco, Francesca Filauri, Maria Luisa Vaccari, Giacomo Gelmi e Giulio Rapetti, in arte Mogol, quale consulente alla musica. Originariamente il famoso paroliere era stato presentato come membro effettivo del cda, però pare che nessuno si fosse accorto della sua incompatibilità, in quanto già presidente del consiglio di gestione della Siae. A sostituirlo è stato il nome di Sergio Castellitto, proposto prontamente da Vittorio Sgarbi. 

Dubbi e brusii dell’opinione pubblica non hanno tardato a manifestarsi: se i più mansueti continuano a domandarsi se questi illustri forestieri siano abbastanza presenti per garantire una gestione di qualità, e se  Moni Ovadia, nonostante l’indiscutibile carriera artistica, sia in grado di rivestire un ruolo da funzionario tout court, i più agguerriti storcono il naso ancora prima che si alzi il sipario, insistendo su quanto possano pesare sul prossimo bilancio – che non è ancora stato presentato – consulenze come quella di Mogol, specialmente in un periodo di crisi nera per il mondo della cultura e dello spettacolo. Un altro nodo emerso di recente riguarderebbe lo statuto della Fondazione, il quale prevede indubitabilmente cinque membri, quattro consiglieri più il presidente. Eppure dai comunicati divulgati via stampa dall’istituzione ne risulterebbero già sette in carica, ma senza che ci sia stata alcuna modifica al documento statutario. 

Riuscirà la gentilezza d’animo di Ovadia a sciogliere l’intransigenza dei ferraresi più “rossi” e più coerenti? E riuscirà Sgarbi, come ha azzardato durante una clip provocatoria, a “de-comunistizzare” il Comune emiliano? Aspettando che il Teatro “Abbado” riacquisti posizioni nella classifica regionale per incassi e affluenza, intanto ha cambiato volto grazie alle sollecitazioni dell’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo, che ha chiesto di donare nuovamente luce ai teatri italiani affinché non cadano nel dimenticatoio. E speriamo non solo per una notte.

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