Dal primo dominio al primo blog: quando Internet cambiò volto | Giornale dello Spettacolo
Top

Dal primo dominio al primo blog: quando Internet cambiò volto

Nel 1987 il CNR porta l’Italia nella rete globale. Dieci anni dopo nascono i blog: da infrastruttura tecnica a spazio di racconti, opinioni e partecipazione.

Dal primo dominio al primo blog: quando Internet cambiò volto
Preroll

Francesca Anichini Modifica articolo

28 Dicembre 2025 - 19.37 Culture


ATF

di Francesca Anichini

Dominio. Prima dei siti, prima dei contenuti, prima dell’idea stessa di pubblico, ecco arrivare questo nome che non voleva dire nulla. Il “dominio” nasceva per orientare le macchine, non le persone. Internet, all’epoca, non era un luogo, non era un medium ma solo un uno strumento da utilizzare. Nessuna homepage, nessuna navigazione, nessuna idea di racconto, ma solo un territorio quasi esclusivo di ricercatori e tecnici, fatto di protocolli, terminali, comandi, collegamenti sperimentali. Il dominio era una targa: serviva a riconoscere un computer, a rendere possibile lo scambio di dati, ma rimaneva lontano dalla dimensione pubblica e sociale che la rete avrebbe assunto in seguito.

Nel 1987, nell’ambito delle attività di coordinamento tra enti pubblici e comunità scientifica, il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) favorì l’assegnazione e il riconoscimento del dominio di primo livello .it, affidandone la gestione tecnica al Cnuce (Centro Universitario di Calcolo Elettronico) del Cnr (Centro Nazionale delle Ricerche) di Pisa, uno dei centri più avanzati nel campo delle reti. Fu così che il 23 dicembre di quello stesso anno venne registrato il primo dominio italiano della storia: cnuce.cnr.it.

Un fatto che, visto da vicino, sembra quasi burocratico: un atto quasi invisibile al grande pubblico, ma che segna l’ingresso in una rete che di lì a poco avrebbe cambiato il modo di comunicare e informarsi. Era il primo mattone di una presenza digitale nazionale destinata a crescere in silenzio, fino a diventare infrastruttura essenziale della nostra vita quotidiana. Dietro ogni indirizzo o server collegato, nascevano le basi di una rete che avrebbe progressivamente inglobato economia, informazione, rapporti sociali, istruzione. Internet cresceva senza clamore, come crescono le infrastrutture decisive: prima invisibili, poi indispensabili.

Esattamente dieci anni dopo, lo scenario cambia radicalmente. Il 23 dicembre 1997 fanno la loro comparsa i primi blog. Nasce il termine “weblog” e prende forma un’idea semplice e potente: chiunque può scrivere, pubblicare, raccontare sé stesso e il mondo attorno a sé. Internet smette di essere soltanto un’infrastruttura per specialisti e diventa un luogo abitato da persone, storie, opinioni.

Il blog introduce un elemento di rottura: non serve più una redazione, non serve un editore, non serve un canale ufficiale. Non è soltanto una novità tecnica ma un cambiamento culturale profondo. Pioniere della disintermediazione informativa e della democratizzazione, il blog ha permesso a molte persone comuni di pubblicare contenuti direttamente bypassando giornali e tv. È il preludio del giornalismo dal basso che poi si consoliderà con isocial network, in un ecosistema informativo in cui la voce del singolo può viaggiare lontano quanto quella dei grandi media.

Guardati insieme, questi due momenti raccontano la traiettoria di Internet: prima rete di macchine, poi rete di individui. Il primo dominio del Cnr costruisce l’ossatura invisibile, invece il primo blog accende il dibattito e introduce l’idea che la rete non sia solo tecnologia, ma spazio sociale e simbolico. Oggi senza i domini non avremmo un web ordinato e navigabile; senza i blog non avremmo imparato a partecipare, commentare, condividere, discutere.

E allora la domanda sorge spontanea: oggi riusciamo davvero a immaginarci un mondo senza Internet, senza smartphone, senza social network? Probabilmente no. Ci accorgiamo che un’innovazione diventa di uso comune quando smette di apparire come innovazione e viene riconosciuta come parte della nostra cultura. Diventa naturale, quasi inevitabile.

Ma proprio qui nasce anche la necessità di riflettere. Questa è quella di Ippolita, un gruppo di ricerca e formazione interdisciplinare attivo dal 2004 e che conduce ricerche sulle tecnologie del dominio e sui loro effetti sociali, tratta da Il lato oscuro di Google. L’informatica del dominio: “un lato oscuro delle pratiche di dominio digitale è la sottomissione dell’intero pianeta […]. Tutti coinvolti, tutti parte di catene di sfruttamento, e non certo per loro libera scelta. Posto che non ci sono complotti, ma una tendenza generalizzata molto chiara … A chi giova tutto ciò? Qual è l’obiettivo finale, se c’è?”.

Tra il primo dominio del Cnr e il primo blog si gioca dunque una tensione che ancora ci riguarda: da un lato l’entusiasmo per una rete che connette; dall’altro la consapevolezza che ogni tecnologia porta con sé nuove forme di controllo, nuove domande etiche. È la storia di come Internet, in pochi anni, sia passata dall’essere un laboratorio per pochi a diventare un luogo comune per tutti — e di come, dietro ogni clic, continui a convivere quella doppia anima: tecnica e umana, struttura e voce. Sta a noi decidere, oggi, quale delle due vogliamo far prevalere.

Native

Articoli correlati