Si dice che l’arte riesca a trasformare radicalmente la vita di una persona perché ha la capacità di attivare esperienze capaci di mutarla in altro. E il progetto Urban HeART punta proprio a questo: trasformare le città in musei all’aperto dove tutti possono godere della bellezza dell’arte.
Ideata e prodotta da Urban Vision Group, la creative-tech media company leader nel settore dell’Out Of Home e nella rigenerazione urbana anche attraverso progetti di comunicazione creativi, Urban HeART, giunta alla sua seconda edizione dopo il successo dello scorso anno, è una mostra collettiva che espone le opere di videoarte di artisti sia emergenti che già noti al pubblico.
L’esposizione, che ha l’obiettivo di stupire, ispirare e coinvolgere le persone attraverso il linguaggio dell’arte, si è svolta dalle 19.00 di venerdì 7 novembre fino alle 22.00 di ieri, sabato 8 novembre, con un programma diffuso che ha visto intrecciarsi l’arte, la tecnologia e la partecipazione collettiva dei numerosi visitatori.
L’evento si propone come uno spazio culturale senza barriere, capace di ispirare, invitare a meditare, unire artisti, cittadini e territori in una “conversazione” continua tra estro e rinnovamento.
Quest’anno, hanno partecipato al progetto Urban HeART ben 20 artisti, tra i quali spiccano Shineroyal (creatore di mondi in cui le figure sono fatte di pile di oggetti, le scritte sono capovolte e le forme si “scontrano” con i colori), Vittorio Bonapace (le cui opere esplorano il confine tra il mondo fisico e quello digitale, intrecciando narrazione, emozione e tecnologia), Alessandra Breviario (che mira alla creazione di spazi mentali e fisici indagando come questi possano influenzare la percezione e la relazione delle persone con gli altri e ciò che è considerato reale), Florencia S.M. Bruck (artista e programmatrice italo-argentina nota per la sua ricerca sulle connessioni tra arte classica, mondo digitale, realtà virtuale e natura, esplorate attraverso progetti e installazioni innovative).
E ancora hanno esibito le loro “creazioni” Alberto Maria Colombo (artista che ha applicato l’AI all’arte ragionando in particolare sul tema del corpo umano), Bennet Pimpinella (i cui lavori si distinguono per un’estetica grezza, carica di energia e sensibilità, che trascina lo spettatore in un universo ricco di emozioni intense, riflesso del sentire dell’autore nell’istante della creazione artistica), Paola Valori (che predilige il collage, una tecnica da lei considerata un gioco di incastri tra frammenti di realtà e sogni digitali), e Megan Volpe (che basandosi su un approccio decostruttivo alla sua formazione in regia cinematografica, costruisce narrazioni simboliche che prendono forma attraverso videoarte, intelligenza artificiale, paesaggi sonori immersivi e installazioni site-specific).
Ogni artista si fa portavoce non solo di una tecnica unica e inconfondibile, ma soprattutto di messaggi individuali e universali al tempo stesso. Inclusione, sensibilità, unione, sostenibilità ambientale e parità di genere sono, infatti, tra le tematiche affrontate dalle opere esposte.
A margine dell’evento ha preso parola Gianluca De Marchi, Ceo di Urban Vision Group, che si è così espresso: “Con Urban HeART vogliamo restituire alle città la loro anima creativa, trasformando ogni spazio in un luogo di incontro e ispirazione”.
E ha concluso De Marchi: “L’arte, quando è condivisa e accessibile, diventa un motore di partecipazione e di bellezza collettiva: un linguaggio che unisce, emoziona e rigenera”.
Insomma, Urban HeART si è rivelato anche quest’anno un evento di grande successo, rafforzando il suo ruolo di strumento d’inclusione per migliaia di persone, perchè la cultura è un bene che deve poter essere fruito da tutti, anche da chi abita al di fuori delle città, gli abituali luoghi di fruizione dell’arte.