Diabolik ha sessantatré anni ma ancora non va in pensione

La geniale invenzione di due sorelle che trassero ispirazione da un vero fatto di cronaca nera. I cambiamenti del personaggio dopo l’incontro con Eva Kant. Uno dei fumetti che ha introdotto lo stile noir in Italia .

Diabolik ha sessantatré anni ma ancora non va in pensione
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30 Ottobre 2025 - 13.37 Culture


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di Manuela Ballo

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Nel nome stanno le cose. Diabolik non poteva che essere un personaggio diabolico e intrigante. Non poteva che avere a che fare con il “malaffare”. Non a caso, questo, è un personaggio che esce direttamente da un fatto di cronaca nera che due sorelle, Angela e Luciana Giussani, seppero leggere e trasformare in un grande romanzo e fumetto a puntate.


Siamo a Torino, nel 1958. Un uomo viene ucciso da un misterioso criminale il quale, per prendersi gioco delle forze dell’ordine, aveva inviato degli indovinelli alla polizia firmandosi proprio con il nome Diabolich.  Le sorelle capirono che il loro personaggio doveva esser ancor più misterioso e così cambiarono la ch finale sostituendola con una k.

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Di questo e di altri fatti ne parlavano sui treni. Da qui prende corpo un’altra intuizione delle sorelle, il formato.  Guardando con attenzione i comportamenti dei pendolari milanesi si resero conto che essi avevano poco tempo e necessitavano, perciò, di letture brevi. Angela e Luciana Giussani, decisero che il formato dovesse essere quello piccolo dei romanzi d’ appendice che all’ epoca andavano di moda. 


Ma Diabolik resterà sempre diabolico? La sua vicenda è in realtà più complessa.  Nato così, come un criminale diabolico e spietato, come un assassino a sangue freddo, oscuro e inafferrabile ed estremo calcolatore, diventerà poi quasi un ladro gentiluomo tant’è che agirà spesso contro personaggi peggiori di lui. Diabolik ha una compagna, una complice: Eva Kant, da lui ammirata e amata anche perché finisce per essere una sorta di coscienza morale per il ladro.  Eva è una donna elegante, libera e indipendente tanto che  il suo personaggio assumerà, via via, tratti più umani. Difatti la serie nel tempo, specie negli anni 70-80,  inizia a mutare forma: le storie diventano meno cruente e più psicologiche con trame che non sono più basate sulla violenza quanto più sui spettacolari colpi del ladro.

L’ispirazione iniziale delle sorelle derivava dai ”noir” francesi e americani. Uno stile che nell’Italia degli anni 60-70 aveva suscitato scalpore tra il pubblico dei lettori che erano abituati ad altre tipologie di personaggi, ad eroi positivi come Tex Willer e Zagor. Dunque, ritrovarsi con un personaggio del genere non era usuale, tant’è che molte edicole rifiutarono di venderlo in quanto poco morale nelle tematiche. 
Fu così che le sorelle Giussani, una volta fondata la loro casa editrice, la mitica Astorina, iniziarono a girare per le edicole milanesi cercando di distribuire il primissimo numero, quello che era uscito il 1 novembre e che oggi compie 63 anni.

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Con il titolo “Il Re del terrore” inizia una delle storie destinate a cambiare il modo di vedere il fumetto all’ italiana e che va ad inaugurare anche una stagione dei fumetti noir nel nostro Paese: una serie di collane in cui spadroneggiavano sconcertanti antieroi, sfidando la morale borghese e spesso quindi bersaglio della censura che altro non fece che aumentarne la popolarità. 


Diabolik è una delle serie più longeve e amate d’Italia, con oltre novecento numeri all’attivo, trasposizioni cinematografiche, romanzi, canzoni e persino parodie che ne hanno amplificato il mito. A più di sessant’anni dalla sua nascita, il Re del Terrore continua a muoversi nell’ombra con la stessa eleganza e mistero di un tempo, frutto di un’idea geniale delle menti visionarie di due donne. E tutto lascia presagire che non andrà ancora in pensione.

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