I rilevamenti condotti durante l’ultima stagione riproduttiva restituiscono un quadro che modifica sensibilmente i dati sulla presenza di Caretta caretta nelle acque italiane. Benché i conteggi definitivi siano ancora in corso di finalizzazione, le oltre settecento deposizioni documentate lungo i litorali nazionali costituiscono un traguardo mai raggiunto in precedenza. La cifra supera di quasi cento unità il totale del 2024 e di oltre duecentocinquanta quello del 2023, delineando una curva di crescita che appare oramai consolidata negli ultimi anni.
La concatenazione di fattori che ha permesso questo risultato include certamente il riscaldamento delle temperature marine, ma altrettanto determinante si rivela il sistema di monitoraggio sviluppato attraverso le reti di volontariato disseminate lungo tutto il perimetro costiero. Molte di queste formazioni operano all’interno del progetto LIFE Turtlenest, che vede Legambiente nel ruolo di capofila e beneficia del cofinanziamento del programma europeo LIFE. L’impianto progettuale prevede azioni di sorveglianza, tutela diretta dei siti di nidificazione, formazione specialistica degli operatori locali e costruzione di alleanze con amministrazioni e gestori turistici lungo le coste mediterranee di Italia, Spagna e Francia.
La distribuzione geografica delle deposizioni conferma tendenze già emerse negli anni precedenti dove la Sicilia guida la classifica con oltre duecentoventi nidi ripartiti tra le province sudorientali e occidentali dell’isola. La Calabria segue con circa centottanta deposizioni concentrate sulla Costa dei Gelsomini e sul versante tirrenico; la Campania si attesta a centoquattordici nidi, prevalentemente localizzati nel litorale domizio-flegreo e nel Cilento.
La Puglia mantiene una presenza cospicua con un centinaio di deposizioni, confermando la vocazione della regione come zona di riproduzione stabile. Anche la Toscana compie un balzo un balzo in avanti passando dai ventiquattro nidi del 2024 ai trentasette dell’anno in corso. Lazio e Sardegna si allineano entrambe sulla quota di ventidue deposizioni.
Il fenomeno forse più degno di attenzione riguarda la Liguria, che con dodici nidi infrange ogni precedente registrazione regionale; si tratta di un numero che mostra uno spostamento verso latitudini sempre più settentrionali dell’areale riproduttivo e premia l’attività del Gruppo Ligure Tartarughe, costituito da ARPA Liguria, Acquario di Genova, Università di Genova e Istituto Zooprofilattico Sperimentale. Fino a pochi anni addietro la nidificazione in questa regione veniva considerata occasionale; i dati attuali suggeriscono invece un processo di colonizzazione stabile.
Basilicata con cinque nidi, Abruzzo con due e Molise con uno chiudono la geografia delle regioni interessate da deposizioni. Le Marche non hanno ospitato ovideposizioni durante questa stagione. L’Emilia-Romagna, dopo la storica prima nidificazione documentata a Milano Marittima nel 2023, non ha registrato presenze riproduttive nell’annata appena trascorsa.