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Trent'anni dopo tutti (ancora) pazzi per i Pokémon

Nostalgia, collezionismo e business miliardari. Ma anche furti e truffe: il lato oscuro delle carte più amate del mondo.

Trent'anni dopo tutti (ancora) pazzi per i Pokémon
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23 Ottobre 2025 - 17.05 Culture


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A quasi trent’anni dal loro debutto, i Pokémon non conoscono tramonto. Pikachu, Ash, Misty, Brock, Cynthia e decine di altri continuano a occupare un posto speciale nell’immaginario collettivo di più generazioni. Non è solo un fenomeno videoludico o televisivo: quello nato dalla mente del giapponese Satoshi Tajiri è un universo che abbraccia giochi, app, collezionismo, moda e persino cronaca nera. Oggi, infatti, in nome delle preziose carte collezionabili Pokémon, si registrano furti, truffe e persino aggressioni. Segno che la febbre per i “mostri tascabili” non si è mai spenta, ma anzi si è trasformata e moltiplicata. Tutto comincia con Satoshi Tajiri, classe 1965, geniale e schivo inventore di giochi. Da bambino amava catturare insetti: da quella passione nacque l’idea per un videogioco in cui fosse possibile collezionare e allenare creature immaginarie. Dopo sei anni di sviluppo, nel febbraio 1996 arrivano in Giappone i primi due titoli per Game Boy: Pokémon Rosso e Pokémon Verde. È la nascita di un impero.

Sviluppati da Game Freak e pubblicati da Nintendo, i giochi vengono lanciati in Occidente nel 1998 e danno vita a un vero e proprio ecosistema: anime, film, manga, gadget, giocattoli, carte da collezione e, più tardi, app per smartphone come l’iconico Pokémon GO.

Oggi il marchio è gestito da The Pokémon Company, fondata da Nintendo, Game Freak e Creatures. A Tokyo, i Pokémon Center sono diventati luoghi di pellegrinaggio per i fan di ogni età. Pokémon è una global top toy property: nel 2024 è stato l’unico franchise del settore giocattoli a superare il miliardo di dollari di vendite. Con oltre 480 milioni di videogiochi distribuiti e un miliardo di download per Pokémon GO, è uno dei brand più redditizi di sempre.

Il gioco di carte collezionabili Pokémon (GCC) è disponibile in 15 lingue e in 93 Paesi, con continue espansioni e tornei ufficiali in tutto il mondo. L’universo animato comprende 23 film e due serie principali, trasmesse in 192 Paesi. E all’orizzonte ci sono già nuove uscite: Leggende Pokémon: Z-A e Pokémon Champions, previste tra la fine del 2025 e il 2026.

Ma cosa spinge milioni di persone a restare fedeli ai Pokémon dopo trent’anni? La risposta è, in parte, la nostalgia. I bambini degli anni ’90, oggi adulti, continuano a cercare quella scintilla d’infanzia nelle carte, nei giochi e nelle app. Ma c’è anche il fattore collezionismo, che ha assunto proporzioni enormi. Le carte più rare possono superare i cinque milioni di dollari, e questo ha alimentato un mercato parallelo fatto di falsi, truffe e persino aggressioni.

«Negli anni Novanta una bustina costava 5.000 lire. Oggi il valore è quasi quadruplicato», racconta Alessandro Cremascoli, tra i primi giocatori italiani e vincitore di diversi tornei nazionali. «Le aziende hanno iniziato a stampare meno: più una carta è rara, più se ne parla. E così il fenomeno cresce». Secondo Cremascoli, la vera novità è che «oggi la cultura dei giochi di carte sta nascendo davvero. Non è più una cosa per bambini: chi gioca ha tra i 17 e i 35 anni. E anche se il marchio muove miliardi, nei tornei non ho mai visto una rissa per una carta».

Se il brand continua a prosperare, è perché ha saputo rinnovarsi senza snaturarsi: nuove espansioni, app interattive, collaborazioni con moda e design. E poi c’è l’intramontabile fascino del Giappone e della cultura pop asiatica, che oggi domina l’immaginario globale. In quasi trent’anni, Pokémon è passato dall’essere un videogioco per Game Boy a un pilastro dell’intrattenimento mondiale, capace di unire generazioni, culture e linguaggi diversi. Forse il segreto del suo successo è proprio questo: ogni allenatore, grande o piccolo, continua a credere che da qualche parte ci sia ancora un Pokémon da scoprire e da catturare.

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