di Lorenzo Lazzeri
L’acquisizione di Arduino da parte di Qualcomm, un’operazione che è ancora soggetta all’approvazione delle autorità antitrust, rappresenta un “passo fondamentale nella strategia del gigante californiano verso la leadership nell’edge computing e nell’intelligenza artificiale distribuita“. È una mossa strategica che va ben oltre la semplice espansione del catalogo prodotti e potrebbe configurarsi come un tentativo di controllo della pipeline di una nuova innovazione globale. Qualcomm, storicamente dominante nel settore degli smartphone, ha ampliato il proprio raggio d’azione verso l’Internet delle Cose (IoT) avanzato e l’automazione, come dimostrato dalle precedenti integrazioni di Foundries.io e Edge Impulse. Con l’aggiunta di Arduino l’obiettivo, quello di creare un ecosistema integrato che comprenda hardware, software e servizi cloud, sembra certo.
Il valore primario di Arduino non risiede tanto nel fatturato dei suoi microcontrollori “legacy”, quanto nella sua ineguagliabile penetrazione nel mercato degli sviluppatori. L’azienda, nata a Ivrea nel 2005 e divenuta rapidamente un riferimento mondiale per l’elettronica open source, vanta infatti una comunità di oltre 33 milioni di utenti attivi. Per una società di semiconduttori come Qualcomm, tradizionalmente focalizzata sulla vendita di System on Chip (SoC) ad alto volume ai grandi OEM, catturare questa base di sviluppatori equivale a conquistare la prossima generazione di ingegneri embedded. Se un ingegnere impara l’Edge AI e la robotica utilizzando la toolchain Qualcomm-Arduino fin dalle fasi di prototipazione, è altamente probabile che continuerà a utilizzare chip Qualcomm quando il progetto passerà alla fase di commercializzazione industriale. L’operazione si prospetta come una mossa strategica volta a democratizzare l’accesso ai prodotti avanzati di intelligenza artificiale, come dichiarato da Nakul Duggal, vicepresidente esecutivo di Qualcomm Technologies. In questo senso, l’acquisizione mira a costruire un sistema operativo completo e uno standard de facto per l’AI distribuita.
Arduino ha subito una profonda evoluzione negli ultimi anni, passando dal mondo dei maker didattici alle applicazioni industriali e IoT, grazie alla linea di prodotti Pro e a significativi investimenti. L’azienda italiana, sebbene abbia mantenuto la sua forte identità, ha raccolto finanziamenti per 54 milioni di dollari tra il 2022 e il 2023.
L’acquisizione da parte del colosso americano comporta un trasferimento del controllo strategico. Sebbene Qualcomm abbia garantito che opererà Arduino come una sussidiaria indipendente, non vi è traccia nei materiali di ricerca di un trasferimento fisico della sede legale all’estero. Ciò nonostante il controllo sulla direzione di Ricerca e Sviluppo, sulla roadmap dei prodotti e sulla strategia del silicio passa agli Stati Uniti. L’azienda italiana diventa ora un asset fondamentale per la strategia AI di un gigante della Silicon Valley. Un evento che si inserisce in un più ampio schema di migrazione di asset IP e talenti europei, sollevando preoccupazioni sulla capacità dell’Europa di trattenere e attrare talenti del mondo tech. La vendita, quindi, rappresenta una convergenza in cui l’idealismo open source si scontra con la necessità di stabilità finanziaria e risorse illimitate offerte dal capitale globale per affrontare il mercato dell’Industria 4.0.
La risposta concreta alla fusione tra i due mondi è l’Arduino Uno Q, annunciata come il primo prodotto congiunto e descritta come la “Arduino Uno più potente mai creata“. La UNO Q non è un microcontrollore tradizionale, perché incarna un’architettura ibrida complessa, necessaria per gestire contemporaneamente il controllo in tempo reale e le complesse operazioni di intelligenza artificiale.
La vera prova di questo “win-win” strategico sarà la capacità di Qualcomm di onorare la promessa di indipendenza culturale, sostenendo lo spirito aperto di Arduino pur massimizzando l’adozione del proprio silicio per il futuro della programmazione evoluta.