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Per capire l’omicidio di Charlie Kirk è bene abbandonare le vecchie bussole e guardare ai mondi digitali

Il ruolo dei videogiochi massivi e della cultura memetica. Sarebbe bene che la stampa abbandonasse una narrazione fatta solo di stereotipi e troll. Ecco con quali strumenti leggere ciò che sta accadendo.

Per capire l’omicidio di Charlie Kirk è bene abbandonare le vecchie bussole e guardare ai mondi digitali
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16 Settembre 2025 - 16.05 Culture


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di Tiziano Bonini

L’omicidio di Charlie Kirk è stato subito attribuito da Trump e il suo universo MAGA a un attivista della sinistra estrema americana (qualsiasi cosa voglia dire). I giornali tradizionali, dal New York Times a Repubblica in Italia, hanno seguito questa narrazione, mostrano i proiettili con le scritte “Bella Ciao” e “fascista beccati questo”.

Più tardi hanno iniziato ad emergere, però, interpretazioni molto più logiche e complesse riguardo l’universo ideologico del presunto omicida. Per comprenderlo serve meno politologia e più semiotica dei mondi digitali, e soprattutto serve abbandonare le bussole interpretative tradizionali che associano alla destra e alla sinistra precise, e stabili, simbologie. 

Se si abbandonano queste bussole novecentesche, si inizia a capire l’intricata foresta di segni che sta dietro questo omicidio, e che colloca il presunto omicida verso la destra estrema dello spettro ideologico, molto lontana dalla sinistra. 

I riferimenti culturali contenuti nelle scritte sui proiettili arrivano dal mondo dei videogiochi massivi online e dalla cultura memetica dell’alt-right americana (ben descritta dal libro di Angela Nagle, Kill all normies). Secondo la ricostruzione di un esperto americano di videogiochi, la serie di frecce inscritte nei proiettili indicasolo rappresentazioni dei movimenti del controller utilizzati quando si gioca a Helldivers 2 per sganciare una bomba gigante.

Robinson, sempre secondo l’interpretazione di Cary Gabriel Costello, stava mostrando un po’ di affetto ai compagni di gioco, segnalando al contempo di essere il potente dispensatore di distruzione. Costello continua così: “Il “manifesto” di Robinson qui è essenzialmente che è Game Over per il famoso Charlie Kirk, sconfitto da Robinson. Nella misura in cui la sua politica è leggibile nella narrativa mainstream “Democratici contro Repubblicani” che tutti conosciamo fin troppo bene, è difficile da dire: potrebbe benissimo essere che la sua incisione di Bella Ciao fosse un cenno ai groypers, anche se potrebbe non essere ironica”.

“Credo che più che altro fosse un tentativo, insieme al suo hey fascista – CATCH, di fomentare divisioni e odio. Robinson è soprattutto un accelerazionista. Lui e i suoi simili vogliono una guerra. Alcuni (come Nick Fuentes) vogliono una “guerra razziale”, altri vogliono solo il caos. Vogliono che l’America “normale” (i normies descritti da Angela Nagle) così com’è vada a fuoco. Ciò che credono che sorgerà dalle ceneri varia, e alcuni sono così pessimisti da sperare che non sorga nulla. Ma tutti vogliono far saltare in aria tutto.”

La cosa giusta da fare in queste circostanze è non alimentare il troll e dargli ciò che vuole: attenzione, conflitto sociale, aumento della violenza. Purtroppo, sta accadendo proprio il contrario.

Leggerete che Robinson era un militante della destra estrema, o il contrario. Ma non è così facile e nemmeno troppo utile decidere quale fosse la sua ideologia politica. Sebbene fosse cresciuto in una famiglia repubblicana, e sebbene ci siano prove della sua simpatia per i groyper e il suo leader razzista, Robinson non aveva chiare idee politiche. Probabilmente era immerso in una cultura conservatrice, suprematista, razzista, maschilista, e questo brodo culturale è sicuramente uno dei semi che alimentano l’odio dei giovani come lui, ma credo che l’interpretazione di Costello sia la più plausibile: Robinson voleva “trollare” e seminare il caos, animato da un odio più nichilista che politico.

Questo omicidio ci chiede di farci domande nuove, non le solite domande sulla natura politica di un omicidio. La prima domanda è: di quali strumenti interpretativi abbiamo bisogno per capire cosa sta succedendo? Dobbiamo capire meglio le sottoculture digitali, senza demonizzarle, attribuendo loro la causa di comportamenti sociali che trovano invece le loro radici nelle enormi diseguaglianze sociali delle nostre società neoliberali.

Serve più semiotica dei movimenti sociali, più etnografia digitale, più analisi sociologica qualitativa di questi mondi, per capire i processi di costruzione di senso che emergono al loro interno, perché una logica c’è sempre, anche quando a noi sembra illogica o perversa. 

Seconda domanda: che problema hanno i giovani maschi bianchi? C’è una sottile linea semantica che unisce la diffusione della cultura Incel, i dati sugli omicidi di massa americani, la serie Adolescence. Gli omicidi sono (quasi) tutti maschi giovani, schegge impazzite che si ritrovano con arsenali di armi in casa o riescono a trovarne facilmente, quasi sempre suprematisti più o meno manifesti e misogini più o meno apertamente. Se non rispondiamo a questa domanda, non capiremo mai omicidi del genere. Prima di chiederci se Robinson fosse di destra o di sinistra, dovremmo chiederci perché si è radicalizzato in questo modo e perché c’è questa stretta relazione tra omicidi di massa e giovani maschi bianchi. 

Forse un buon punto di partenza può essere la lettura del nuovo libro di un esperto di questi temi, il sociologo Manolo Farci, Quel che resta degli uomini, (Nottetempo).

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