L'Onu approva una risoluzione per la creazione di due Stati. Israele non ci sta. | Giornale dello Spettacolo
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L'Onu approva una risoluzione per la creazione di due Stati. Israele non ci sta.

Mentre viene annunciato lo sciopero generale la Sumud ritarda di nuovo la partenza dalla Sicilia, ma la politica sembra iniziare a muoversi. Scoppia poi il caso mediatico della giornalista Del Vecchio. "La meta è Gaza, non il racconto della missione" rispondono in modo netto gli attivisti.

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13 Settembre 2025 - 12.15 Culture


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Mentre continuano senza sosta i bombardamenti su Gaza City, in Italia a Genova più di mille persone erano in assemblea per discutere le prossime mosse in difesa della Sumud e della Palestina. “In ogni città e in ogni fabbrica vanno organizzate assemblee e mobilitazioni. Il 22 settembre blocchiamo tutto. – si legge sulla pagina Instagram di @unionesindacaledibase (USB) – Con la Palestina nel cuore.” Il 22 l’Italia non sarà sola. Alla chiamata alla mobilitazione hanno risposto anche porti internazionali, in primis il Pireo, il porto più grande della Grecia.

Intanto è stata ritardata nuovamente la partenza da Augusta “Come già annunciato, la nostra missione deve sincronizzarsi con le partenze dalla Tunisia. Attendiamo informazioni dal coordinamento globale per poter poi comunicare l’orario esatto, nelle prossime ore. Chiediamo a tutti gli italiani di supportare la nostra missione tenendo gli occhi puntati sul genocidio in corso e non su protagonismi e problematiche di singoli. Stando all’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO), entro la fine del mese il numero di persone ufficialmente in condizione di carestia a Gaza è destinato a salire a quasi 641.000 persone”.

Dalla Sicilia partirà anche la nave di Emergency Life Support, di supporto tecnico e medico alla missione. “Di fronte al silenzio e all’inazione dei governi, – commenta la capomissione Anabel Montes Mier – l’ampia partecipazione dei cittadini alle manifestazioni a sostegno di questa cordata umanitaria è segno di una volontà di pace e giustizia che condividiamo e vogliamo sostenere”.

Nelle ultime ore è poi salita all’attenzione la protesta della giornalista de ‘La Stampa’ Francesca Del Vecchio, che ha affermato di essere stata allontanata dalla Flotilla (con cui era imbarcata) perché definita “giornalista pericolosa”. “È un’etichetta che non pensavo mi si potesse attribuire, – commenta Del Vecchio – quando ho accettato di raccontare l’avventura della Global Sumud Flotilla verso Gaza. Ma è ciò che è successo e che ha comportato la mia espulsione dalla missione”. In suo sostegno si è espressa la segretaria generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Alessandra Costante, che ha sottolineato che “cacciare i giornalisti è un errore” e che “Impedire loro di raccontare ciò che accade è una ferita alla democrazia e a tutto ciò per cui gli attivisti combattono” precisando che “l’informazione deve poter essere libera ovunque e nei confronti di chiunque.” Costante ha precisato che lei, come Del Vecchio, nonostante il rammarico riconoscono sempre la bontà e l’importanza della missione.

“Alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) rispondiamo che la libertà di stampa da noi non è, e non sarà mai, in discussione. – hanno commentato dalla Sumud  – Chiediamo però di comprendere che tre cose: La flotilla è innanzitutto una comunità di attivisti, siano essi giornalisti o personalità pubbliche. Le vulnerabilità e i pericoli a cui il nostro equipaggio è esposto, anche alla luce degli attacchi in Tunisia, obbligano a misure di sicurezza rigide, tese a garantire non solo l’incolumità dell’equipaggio, ma anche la fiducia reciproca, fondamentale su piccole barche e in situazioni di forte stress emotivo. Gli allontanamenti, infatti, sono stati decisi dai capitani e dagli equipaggi, proprio per la violazione di regole condivise (immaginiamo che se fossero state lesive della libertà di stampa i giornalisti non le avrebbero accettate all’origine).

Il commento continua: “L’obiettivo della missione è consegnare aiuti umanitari ai gazawi attraverso un’iniziativa nonviolenta della società civile. Le altre cose sono tutte importanti, ma non possono rischiare di inficiare l’obiettivo. Sia i gruppi editoriali che i giornalisti indipendenti sono liberi di seguire la flotilla armando barche o utilizzando i mezzi che ritengono più opportuni per seguirla e raccontarne la cronaca da una prospettiva esterna. Alla luce del nostro obiettivo, non possiamo porre le esigenze dei giornalisti al di sopra di quelle dei gazawi. Perché la meta è Gaza, non il racconto della missione. Garantire l’incolumità dell’equipaggio, siano essi giornalisti, politici o attivisti, è la nostra priorità.”

Intanto nelle ultime ore l’Onu ha approvato una risoluzione per sostenere la creazione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, senza prescindere dalla dura condanna delle azioni di Hamas per raggiungere tale obiettivo. 142 voti a favore, Italia compresa, e 10 contrari, tra cui USA e Israele. “Questa è una proposta vuota che ignora completamente la realtà. – ha criticato l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon – Questa è una dichiarazione unilaterale che abbraccia le menzogne dei nostri nemici e fornisce sostegno ad Hamas”.

Contemporaneamente è stata lanciata la notizia che Khalil al-Hayya, capo dei negoziatori di Hamas coinvolto nell’attentato israeliano a Doha di qualche giorno fa, sarebbe ancora vivo. Dal “Middle East Eye”, testata egiziana, arriva l’informazione che “Israele sta pianificando da tempo di eliminare alti funzionari di Hamas al Cairo, dopo che l’Egitto aveva già sventato un precedente piano simile durante i negoziati in città negli ultimi due anni”.

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