Venezia 82: la Mostra si chiude nel segno dell’empatia

Numeri record e premi sorprendenti per l’edizione 2025: Jarmusch conquista il Leone d’Oro, ma la vittoria morale è del popolo Palestinese. Ben Hania dà voce a Gaza, mentre la kermesse ribadisce il suo ruolo di crocevia tra arte, politica e coscienza civile.

Venezia 82: la Mostra si chiude nel segno dell’empatia
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7 Settembre 2025 - 18.13 Culture


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di Caterina Abate

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Conclusa l’82° Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia, è tempo di bilanci, e non solo per ciò che concerne cerimonia, premi e premiati. Partendo dal nome della kermesse, come ci ha ricordato Emanuela Fanelli, si tratta della più antica gara di arte cinematografica, e anche di quella con il nome più lungo, il quale racchiude in sé la complessità della sua essenza.

Perché la Mostra, che non è festival, come precisa il presidente della Biennale Buttafuoco, fa parte di un meccanismo ben più ampio e che coinvolge tutte le arti: tra pochissimo il cinema passerà la parola alla Biennale Architettura. Con le radici che affondano alla fine dell’800, tempo delle grandi esposizioni internazionali, l’82° mostra si conclude con numeri notevoli: dai 103.033 biglietti venduti e 13.934 accrediti ritirati ai 44,4 milioni di visualizzazioni tra il canale streaming live ufficiale, YouTube e le diverse piattaforme social, segno della partecipazione di quanti, non potendo essere fisicamente in Laguna, hanno seguito da lontano.

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Uno studio della società Jfc, pubblicato su Ansa qualche giorno fa, quantifica in 712 milioni di euro l’indotto della Mostra per Venezia e il suo territorio, dimostrando quanto sia importante non solo per “l’immagine dell’arte cinematografica nel mondo, ma generando al contempo benefici di grande impatto per il territorio”, spiega Massimo Ferruzzi, amministratore della società di turismo e marketing Jfc e responsabile della ricerca.

Ma siccome non solo di numeri si vive, è tempo di una breve analisi della serata di premiazione. Ha lasciato alcuni scontenti, ma in fondo essendo una gara non potrà mai mettere tutti d’accordo. Presentata da Emanuela Fanelli anche la serata conclusiva, come era stato per lo spettacolo di apertura, ha messo in scena il suo tipico tono da “animale da palcoscenico” low verve.

Tra i premi della sezione ‘Orizzonti’ figurano due vittorie italiane, entrambe per le migliori interpretazioni maschile e femminile, a due giovanissimi del cinema: la prima a Giacomo Covi in Un anno di scuola di Laura Samani, la seconda a Benedetta Porcaroli per la sua interpretazione in Il rapimento di Arabella di Carolina Cavalli. A stupire di più i premi per la selezione principale ‘Venezia 82’, che ha decretato meritevole del Leone d’Oro per il Miglior Film Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch, mentre The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania conquista meritatamente e necessariamente il Leone d’Argento, Gran Premio della Giuria. A Bennie Safdie, per The Smashing Machine è toccato il Leone d’Argento, Premio per la Migliore Regia.

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Delusi tutti i grandi favoriti, da Bigelow per A House of Dynamite , a Yorgos Lanthimos con Bugonia e Del Toro con Frankenstein.

Ad accomunare i tre titoli vincitori, con i dovuti pesi e misure, l’urgenza di far raccontare al cinema il potere dell’empatia. Jarmusch al ricevere il premio, dopo l’iniziale stupore (“Oh, shit!”) ha affermato “l’arte non deve essere necessariamente politica, ma l’empatia è il primo modo per sistemare i problemi che stiamo affrontando”. Ben Hania ha portato sul palco le parole della madre di Hind Rajab: “nessuno potrà ridare quello che è stato rubato, ma il cinema può conservare la sua voce. La sua storia è tragicamente la storia di un popolo che sta subendo un genocidio dal regime israeliano”.

Il pensiero a Gaza, al conclamato genocidio del popolo Palestinese e a quanti in questi giorni tenteranno di portare aiuti umanitari grazie alla Global Sumud Flottilla è stato una costante, giustamente, di questi giorni di Mostra, tra cortei, dichiarazioni, flashmob e spillette. Ed anche la serata di premiazione non è stata da meno.

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Molte sono state le voci solidali a Gaza, da Toni Servillo vincitore della Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile, a Benedetta Porcaroli, passando per la regista indiana Anuparna Roy. Quest’ultima, vincitrice del premio Orizzonti per la miglior regia con Forgotten Trees, ha coraggiosamente dichiarato: “[…] È una responsabilità per noi mostrare supporto alla Palestina. Questo probabilmente non piacerà al mio Paese, ma non mi importa”. Non è stata dimenticata nemmeno la guerra in Ucraina: a ricordarla la regista di Short Summer Nastia Korkia, di origini russe, vincitrice del Leone del Futuro, ‘Luigi de Laurentiis’, Premio Venezia Opera Prima. 

La Mostra che si era aperta ospitando don Nandino Capovilla, che aveva parlato della pulizia etnica del popolo Palestinese che va avanti dal 1948 (anno della Nakba), si è concluso con il videomessaggio da Gerusalemme del cardinale Pizzaballa: “certo che da Venezia possa arrivare un contributo positivo alla pace con parole e immagini. La cultura e il linguaggio poi può arrivare alla politica”. 

Un’edizione quindi che è stata dall’inizio alla fine caratterizzata dal pensiero costante alla tragedia Palestinese, e che il Leone d’argento da The Voice of Hind Rajab sancisce meritatamente. 

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