Venezia 82°, giunti quasi alla fine

Oggi ultimi film in gara e le presentazioni dei documentari musicali fuori concorso.

Venezia 82°, giunti quasi alla fine
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5 Settembre 2025 - 20.28 Culture


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di Caterina Abate

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Quasi ultimo atto per questa 82° edizione della mostra internazionale del cinema di Venezia. Tre i film oggi in gara: Silent friend, di Ildikó Enyedi, Ri Gia Zhong Tian (The Sun Rise on us All) di Cai Shangujun e Un film fatto per bene di Franco Maresco. Per quanto riguarda i film fuori concorso domina il leit motiv della musica: Nino.18 Giorni di Toni D’Angelo, Piero Pelù. Rumore Dentro diretto da Francesco Fei, Newport and the Great folk dream di Robert Gordon, Francesco De Gregori. Nevergreen di Stefano Pistolini. 

“Questo film era il solo modo di dare forma alla rabbia che provo per questo mondo di merda” la citazione di Maresco, dal trailer di Un film fatto per bene, il quinto italiano in gara per ‘Venezia 82’, incasellabile come tutti i film del regista. Un film sul film, su come si fa il cinema, si ammazza anche e infatti “il cinema è morto!” (citazione di Antonio Rezza, attore feticcio di Maresco). Presentato in laguna solo dal produttore Andrea Occhipinti, che nella pellicola è colui che stacca la spina al film su Carmelo Bene, tanto da far gridare a Maresco al “filmicidio”: si è dovuto arrogare il compito di rappresentare e portare a Venezia il film, che con il suo surrealismo anarchico esce oggi nelle sale.

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Ildikó Enyedi con Silent Friend porta a Venezia un film sulla compenetrazione dell’uomo con la natura, non dal punto di vista spirituale ma fattuale. È la storia di tre differenti generazioni di giovani, che si muovono nel giardino botanico di un’università tedesca, un luogo dove si studia, si fa ricerca scientifica libera. Quest’ultimo non è il tema centrale del film, ma la regista in sede di conferenza stampa ha tenuto a sottolineare quanto sia importante ai giorni nostri: l’esistenza di una ricerca libera. Soprattutto in tempi in cui la ricerca scientifica ha subito l’onta dello scetticismo.

Ri Gua Zhong Tian (The sun rises on us all) di Cai Shangjun è una storia di sentimenti e morale. Per la scrittura profonda dell’animo dei personaggi si è attinto a una storia di cronaca in Cina, ma anche a conoscenti dello stesso registra. I temi emotivi e morali nel cinema cinese, ha affermato il regista, sono poco indagati e per questo ha sentito la necessità di dovercisi approcciare e portarli sullo schermo. 

Ma le conferenze stampa odierne hanno visto la presenza regina dell’elemento musicale, con ben quattro presentazioni dei documentari sulla musica fuori concorso. Si è partiti con Nino. 18 giorni, il film di Toni D’Angelo, padre Nino D’Angelo, che sarà nelle sale il 20 novembre per un evento speciale. Un film che non racconta solo la storia artistica dell’artista, ma promette di scavare più in profondità, scoprendo qualcosa anche del rapporto padre-figlio che si svela vicendevolmente, e del pregiudizio che ha condizionato la vita di entrambi in modi diversi. Un modo per far scoprire Nino D’Angelo a chi non lo conosce o non l’ha mai amato. “Ho fatto tanti film, belli o brutti. Non mi sono innamorato del cinema perché non mi hanno fatto innamorare del cinema. Mi hanno sempre fatto fare i soliti film, quando i film erano corti mi facevano correre sulla spiaggia. Sono l’attore che ha corso di più nei film” ha raccontato D’Angelo, aggiungendo dopo “Quando ero giovane non potevo nemmeno arrivare a Venezia perché non avevo soldi, adesso sono qui con un film sulla mia vita fatto da mia figlio!”. Il documentario è girato con la telecamera del cellulare, cosa che ha permesso a Toni D’Angelo di non essere troppo invadente, e di poter girare con più naturalezza. 

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A seguire la conferenza stampa di Piero Pelù Rumore dentro, di Francesco Fei, scritto dal regista assieme a Pelù. Il docufilm muove dall’incidente occorso nel 2022 al ex frontman del Litfiba, che ora lo fa convivere con un’ipersensibilizzazione dell’apparato uditivo, un problema per chi lavora con la musica non da poco. Decide così di iniziare un racconto sul suo percorso, e di scegliere Francesco Fei come regista. Il film porta nel titolo la parola rumore, eppure all’interno ci sono molte scene di solitudine, silenzio e isolamento. “Di necessità di silenzio, ma un silenzio esterno, ma non interno. È una nota di Mi [in riferimento al suono degli acufeni] che io sento, ma niente in confronto alle note di Mi e di La che sono dei droni a Gaza, che dovrebbero colpire la nostra coscienza di europei”, ha detto Pelù in conferenza stampa. Ha poi ricordato della tragedia di Gaza, sottolineando la sua anima pacifista che gli è stata tramandata dal nonno Mario: “Mio nonno Mario era uno dei ragazzi del ’99, andò sulla Marna in trincea, non possiamo immaginare cosa significhi essere catapultati a 18 anni nell’inferno della guerra”. 

Infine, gli altri due docufilm musicali sono stati Newport and the Great folk dream, di Robert Gordon e Francesco De Gregori-Nevergreen di Stefano Pistolini. Il primo un film che attinge a oltre 90 ore di girato sui quattro anni di festival folk di Newport, dal 1963 al 1966. Anni di ribellioni, di poesia, di folk, con protagonisti Pete Seeger, Joan Baenz e non ultimo Bob Dylan. Un documento storico per tramandare la tradizione del folk proprio oggi che sembra avere una riscoperta. Il film su De Gregori è un racconto attraverso le canzoni meno conosciute del cantautore, all’interno di un piccolo teatro milanese. In sala potrà essere visto dall’11 al 17 settembre.

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