di Enea Russo
La nazionale di calcio, da stasera, sarà impegnata a disputare delle partite decisive per la qualificazione alla prossima Coppa del Mondo. Ad oggi, la nazionale di Haaland ha due partite in più degli azzurri, è vero, ma a pesare come un macigno è la differenza reti dei biancorossi norvegesi, a +11 con l’Italia a -1. Come sappiamo, in caso di arrivo a pari punti, il criterio che vale è proprio la differenza reti e solo il primo posto nel girone garantisce la qualificazione diretta ai Mondiali del 2026.
L’Italia quindi, per non partecipare ancora una volta ai play-off è costretta a vincere sempre da stasera in poi e segnare tante reti per arrivare a superare proprio i norvegesi che nella classifica della differenza reti hanno preso già il largo.
Per la storia del passato non recentissimo, e per il valore del nostro campionato, la partecipazione a questa competizione dovrebbe essere un risultato scontato ma in realtà non è così. Complice un sistema calcistico deficitario che ha portato a un impoverimento di talenti nel nostro paese. Ma non è solo questo il problema: infatti, il periodo buio che continua a vivere la nostra nazionale risale a quando c’erano ancora le vecchie glorie del calcio italiano.
Forse il vero inizio del periodo oscuro sono state le dimissioni di Antonio Conte da CT degli Azzurri. La FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) ha allora avuto l’idea di puntare su un allenatore low budget, ovvero l’outsider Gian Piero Ventura. Sebbene il malcontento serpeggiasse tra i tifosi nessuno si sarebbe mai aspettato un risultato così negativo. Infatti, quei 16 mesi dell’era Ventura sono stati apparsi confusi e senza obiettivi chiari, con l’Italia composta da giocatori tutt’altro che entusiasmanti, a parte i volti noti del blocco difensivo juventino, De Rossi e il capitano Buffon.
Quando sono iniziate le partite di qualificazione per il Mondiale 2018 in Russia, era ben visibile come il gioco dell’Italia non prendesse forma, faticando a trovare la vittoria contro squadre che avrebbe dovuto battere a occhi chiusi. Questo livello di mediocrità ha determinato i primi screzi tra allenatore e giocatori e causato la perdita di fiducia di questi ultimi, fino a sfociare in un rapporto conflittuale dopo la sconfitta di Madrid contro la Spagna. Una partita in cui l’Italia è stata distrutta dalle furie rosse, un 3 a 0 umiliante che ha messo in luce come Ventura avesse perso il controllo del suo gruppo.
Per colpa delle prestazioni tutt’altro che indimenticabili l’Italia è arrivata seconda nel girone e nel ripescaggio ha dovuto affrontare la Svezia in un doppio scontro. Gli azzurri hanno perso per 1 a 0 all’andata e pareggiato, a San Siro con un deprimente 0 a 0. Risultato che ha portato all’eliminazione dell’Italia dai mondiali in Russia. Quella partita è stata l’esempio più lampante del critico rapporto tra allenatore e giocatori, complice l’episodio in cui Ventura durante le sostituzioni invece che aggiungere un ulteriore attaccante ha preferito schierare il centrocampista De Rossi. Il capitano della Roma, infuriato per la decisione tecnica, nemmeno si tolse la tuta e con uno sguardo di rabbia disse: “perché devo entrare io, dobbiamo vincere non pareggiare”, rifiutandosi di entrare in campo. Ma ormai il danno era fatto e al triplice fischio dell’arbitro i nostri giocatori erano a terra in lacrime, abbandonati dal loro allenatore rifugiatosi negli spogliatoi.
Dopo un disastro che non accadeva da sessant’anni Ventura è stato esonerato e al suo posto è subentrato Roberto Mancini. Sembrava un sereno viaggio verso il futuro con il nuovo CT della Nazionale che ha regalato la gioia calcistica più grande alle nuove generazioni di sportivi italiani: la vittoria degli europei e il record azzurro di imbattibilità per 37 partite. Un percorso eccezionale premiato con l’alzata della coppa a Wembley dopo aver battuto l’Inghilterra.
Però dopo questo sorprendente successo è tornato improvvisamente il buio. Le qualificazioni per il mondiale 2022 si sono rivelate un altro calvario, proprio come per il mondiale precedente. La squadra ha perso la magia di quel tanto amato europeo, stavolta afflitta dal problema principale dell’attacco, che ha impedito agli azzurri di segnare e che Mancini non è riuscito a risolvere. Anche stavolta, proprio come per il mondiale del 2018, la qualificazione dell’Italia è stata decisa ai playoff, contro la Macedonia del Nord. La sconfitta ci ha fatto raggiungere il pessimo record storico di essere la prima squadra a non partecipare al mondiale da campione d’Europa in carica.
Dopo l’eliminazione, Mancini si è dimesso e al suo posto è entrato in scena Luciano Spalletti. Dopo il grande campionato con il Napoli sembrava l’uomo giusto per risollevare l’Italia. Invece la mediocrità ha continuato a perseguitare gli azzurri con risultati tutt’altro che positivi. Anzi, l’incubo portato da Mancini e Ventura è sembrato continuare con Spalletti all’ultimo europeo 2024. l’Italia ha superato i gironi con fatica, finendo eliminata agli ottavi di finale dalla Svizzera. Spalletti è rimasto sulla panchina della nazionale per l’inizio delle qualificazioni al mondiale 2026, dove però gli Azzurri hanno fatto una partenza shock perdendo 3 a 0 contro la Norvegia. Dopo questo risultato la FIGC ha deciso di far fuori, tra le polemiche, Spalletti, che comunque ha guidato da “esonerato” la gara con la Moldova vincendola per 2 a 0.
Adesso è arrivato Gennaro Gattuso, ex Milan, che debutterà come CT della nazionale nella terza partita di qualificazione in programma stasera, 5 settembre, contro l’Estonia al New Balance Stadium (Bergamo) alle ore 20,45 (Diretta Rai 1). Lunedì prossimo, 9 settembre, dovrà vedersela con Israele, in una partita discussa più dal lato dell’opportunità politica e morale che da quella tecnica. Il massacro compiuto da Tel Aviv ai danni dei palestinesi non può essere messo in secondo piano e, oltre alla richiesta del sindaco di Udine di rimandare la partita, si moltiplicano gli appelli per escludere Israele da tutte le competizioni sportive internazionali.
Sul genocidio del governo Netanyahu, il CT Gattuso dà risposte tiepide: “Io sono un uomo di pace e mi auguro che in tutto il mondo ci sia la pace. Fa male al cuore vedere civili e bambini che ci lasciano la vita, dopo però noi facciamo un altro mestiere”. Insomma, il mister dell’Italia si professa uomo di pace ma accetta di disputare una partita contro uno Stato genocida.
Resta il fatto che se il mondo dello sport non prenderà provvedimenti contro Israele finirà per essere suo complice. Se alla Russia è stata interdetta la partecipazione a tutte le competizioni perché Israele continua a gareggiare impunemente, pure al mondiale di calcio?
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