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Palestina, un rapporto che svela l’esistenza di un’economia dell’occupazione

Perché Israele e USA perseguitano Francesca Albanese, relatrice del Report delle Nazioni Unite sul genocidio di Gaza e dei territori palestinesi. Gli scopi e gli obbiettivi di alcuni governi occidentali. Una conversazione con il professor Armando Cutolo, antropologo dell’Ateneo senese.

Palestina, un rapporto che svela l’esistenza di un’economia dell’occupazione
Fonte: https://www.theovermagazine.com
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10 Agosto 2025 - 17.39 Culture


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di Caterina Albate

L’ultimo report pubblicato da Francesca Albanese, relatrice speciale sui diritti umani nei territori palestinesi alle Nazioni Unite, ha avuto una grande risonanza in campo internazionale, sollevando l’ostilità del governo israeliano e di quello americano. Se il primo ha organizzato mediante Google una campagna di diffamazione del rapporto e della stessa Albanese, il secondo ha reagito imponendo delle sanzioni alla relatrice speciale dell’ONU, attaccando così i principi fondamentali della giustizia internazionale.

Abbiamo conversato con Armando Cutolo, antropologo dell’Università di Siena che nello scorso aprile ha organizzato, insieme al collettivo Antropolog3 per la Palestina, delle giornate di studio in solidarietà col popolo palestinese intitolate “Di fronte al genocidio”. Cutolo osserva che “Il report di Francesca Albanese ha dato particolarmente fastidio perché non si limita a denunciare le violazioni dei diritti umani perpetrate sui palestinesi di Gaza e Cisgiordania. Mette infatti in rilievo, in modo ben documentato, l’esistenza di una vera e propria economia d’occupazione, alla quale hanno partecipato per decenni società private, multinazionali e aziende israeliane, statunitensi ed europee. Il rapporto mostra poi come questa economia si sia rapidamente trasformata in una economia di genocidio, come recita lo stesso titolo del report.”

Nel report Francesca Albanese propone in effetti un’attenta analisi del ruolo svolto nei territori occupati e a Gaza da un migliaio di aziende internazionali. Da questa analisi emerge una forma di dominio che Armando Cutolo paragona al “governo privato indiretto” osservabile nella storia del colonialismo europeo in Africa e in Oriente. Un governo del territorio e della popolazione che le potenze coloniali appaltavano a società private, condividendone i profitti e avvalendosi del loro supporto per dominare i popoli colonizzati. Ritroviamo i tratti di questo dispositivo – in una terribile forma genocidaria – nelle operazioni appaltate alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF) creata da Israele e USA: aiuti alimentari appositamente insufficienti vengono distribuiti in un regime di eccezione, di potere di vita e di morte, che determina spesso l’uccisione di coloro che dovrebbero essere aiutati.

In generale, osserva Cutolo, i tratti salienti dell’economia di occupazione e del genocidio si evidenziano al meglio nell’ambito della ricerca che riguarda tecnologie militari o di sorveglianza. Il rapporto di Albanese mostra infatti come Israele abbia sperimentato e continui a sperimentare innovazioni nel campo della sorveglianza o dell’uso di nuove armi, con la complicità di aziende che hanno sede in paesi occidentali. Tra questi in prima fila ci sono evidentemente gli Stati Uniti, ma non è da dimenticare il ruolo dell’italiana Leonardo: “Israele ha non solo una notevole capacità di dispiegamento di forze belliche, ma anche delle straordinarie possibilità di testare tecnologie militari e di sorveglianza negli spazi occupati e colonizzati, dove impone un regime di eccezione giuridica. Ciò che sarebbe impossibile da realizzare altrove, diventa normale in un regime coloniale. Il che, a sua volta, determina la legittimità di spesa militare importante e coinvolge la ricerca delle università israeliane”.

Nel 2023-24 Israele si trovava infatti al nono posto della classifica internazionale dei paesi esportatori di armi, non lontana dall’Italia, che la precede al sesto posto. Israele è inoltre conosciuta come “la start-up nation”, ciò per via grazie delle molte start-up nate nel campo della ricerca militare e della sicurezza informatica. Le innovazioni tecnologiche sviluppate da queste sono però servite a favorire la violazione della libertà, nella Striscia di Gaza e nei territori occupati. “Nell’innovazione tecnologica prodotta dalle aziende israeliane nell’ambito della sorveglianza del popolo palestinese -osserva ancora il nostro interlocutore-  rientra anche lo spyware Pegasus realizzato dalla NSO. Progettato per sorvegliare il traffico telefonico e messaggistico degli smartphone e inizialmente usato contro degli attivisti palestinesi, Pegasus è diventato presto un prodotto ‘globale’, acquistato e usato in modo illecito da decine di governi. Una tecnologia illegale che ha recentemente condotto la NSO ad essere multata pesantemente per aver violato gli account WhatsApp di più di un migliaio di giornalisti e attivisti.”

Non è un caso che Israele condivida col Sudafrica un ruolo internazionale importante nel campo delle tecnologie biometriche e di sorveglianza informatica. “Nel Sudafrica -continua Cutolo- queste hanno iniziato a svilupparsi nel periodo dell’apartheid, e ovviamente non è un caso che questo paese, così segnato da una storia di dominazione coloniale e razzista, abbia riconosciuto le pratiche genocidarie messe in atto da Israele e denunciato i suoi leader alla Corte Penale Internazionale. Nella dominazione sionista sulla Palestina e nella struttura giuridico-politica dello stato israeliano si ritrova, in una forma attualizzata, quella divisione della società in due categorie che era tipica del mondo coloniale e che è stata definita dagli storici dell’Africa come ‘stato biforcato’: da una parte i coloni che godevano dei diritti giuridico-politici riservati ai cittadini; dall’altra una popolazione dominata, di “sudditi” di fatto senza diritti. Oggi, per i palestinesi di Gaza e Cisgiordania, si tratta di una popolazione dominata la cui “cittadinanza” è quella di uno stato che di fatto non esiste – mentre quella degli arabi israeliani rimane del tutto marginalizzata”.

E conclude Armando Cutolo :”Il rapporto di Francesca Albanese non fa che mettere in mostra come questa forma di dominazione sia venuta a costituire una particolare forma di economia, che va dal settore agroalimentare ai fondi di investimento bancari, passando dalle aziende tech, alle università e alla produzione di armi. Mostra, inoltre, come questa economia si stia prolungando nel genocidio in corso. Essa si fonda non solo sullo sfruttamento dei colonizzati e sull’accaparramento delle risorse dei loro territori, ma anche sull’uso della popolazione dominata quale oggetto di sperimentazione – di tecnologie militari estreme, di offesa, controllo e assoggettamento”.

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