Archeoplastica, ciò che il mare ci restituisce con gli interessi | Giornale dello Spettacolo
Top

Archeoplastica, ciò che il mare ci restituisce con gli interessi

Un curioso ritrovamento sulle coste pugliesi da il via al progetto di Enzo Suma che sensibilizza sulla permanenza nell’ecosistema dei rifiuti plastici. Una pagina Facebook, Instagram e TikTok che è diventata anche museo virtuale e che giorno per giorno con stories e post ci fa riflettere sull’impatto dell’uomo sulla natura.

Archeoplastica/ Pagina Facebook Ufficiale
Preroll

redazione Modifica articolo

17 Luglio 2025 - 17.11 Culture


ATF

di Caterina Abate

“Il mare si vendica, e ci sputa in faccia la nostra immondizia”. È così che si chiude l’intervista di Brunella Giovara ad Enzo Suma su La Repubblica. La sintesi perfetta del disastro ambientale che è la plastica nei mari, e che è ormai parte integrante di ogni ecosistema e della biologia di molte specie viventi. Andando con ordine, Enzo Suma è una guida naturalisti di Ostuni, che dal 2010 organizza raccolte collettive di rifiuti lungo le coste, non solo pugliesi. È anche il fondatore di Archeoplastica, presente sui social con una community di milioni di follower che mira alla sensibilizzazione dei rifiuti spiaggiati sulle coste, perché tutto quello che finisce in mare è vero, prima o poi il mare ce lo restituisce e con gli interessi. Seguire su TikTok, Instagram e Facebook la pagina di Suma è un viaggio di sensibilizzazione ecologico ambientale.

Ciò che si arena sulle spiagge, in buona parte sono materiali o oggetti plastici, la cui degradabilità richiede tempi lunghissimi, fino a 1000 anni, rilasciando in mare nel frattempo microplastiche e nanoplastiche. Anche gli oggetti metallici, come pezzi di ferro, insegne stradali, ami, hanno tempi di degradazione che arrivano fino a cento anni, che resta comunque un tempo lunghissimo. L’inizio del progetto risale al ritrovamento nel 2018 sulle spiagge di Ostuni di una bomboletta spray di Ambra Solare, arrugginita, ma con il prezzo in lire ancora ben leggibile. Un viaggiatore del tempo direttamente dalla fine degli anni ’60. È così che nasce la volontà di scoprire la storia degli oggetti, trovati lungo le spiagge, ricostruirne la provenienza, così come farebbe un archeologo. Da qui il nome Archeoplastica.

Oltre le varie gallery sui social il progetto ha una pagina web in cui gli oggetti più bizzarri possono essere guardati in 3D grazie alla fotogrammetria, esattamente come viene fatto con i reperti archeologici. Dal Barbapapà con concrezioni di organismi marini, a contenitori di detersivi e creme solari, di varie forme, colori, più o meno vecchi, ma mai troppo degradati. L’opera di sensibilizzazione si rivolge anche alle scuole, mostrando alle giovani generazioni oggetti che hanno oltre cinquant’anni e che vengono percepiti soprattutto dai bambini quasi come se fossero risalenti alla preistoria.

Purtroppo, a differenza dei fossili preistorici è ben più semplice trovare rifiuti plastici sulle nostre coste. Meno semplice in estate con una manutenzione più sistematica da parte di privati e comuni per favorire l’uso balneare delle coste, ma è in inverno che le spiagge si trasformano in vere e proprie discariche, per le mareggiate più frequenti che trasportano di tutto. Vecchi banchi frigo, teste di bambole incrostate, residui di involucri alimentari e davvero molto altro. Una community quella di Archeoplastica anche molto attiva, che segnala, raccoglie e aiuta a ricostruire la storia. Spesso essenziale il contributo degli appassionati di modernariato e vintage per il riconoscimento di forme di oggetti.

Tra gli ultimi post il ritrovamento da parte di un bambino di un 45 giri deformato e spezzato. L’invito è di recarsi sulle pagine social, per scoprire che con qualche accortezza quel disco degradato è ancora un chiaro testimone per Il mondo dal 1965. E poi la segnalazione di una bomboletta di insetticida che riporta la data 1972, letteralmente inglobata tra le calcareniti della riserva di Pantalica, in provincia di Siracusa. Parafrasando l’autore del post, tra laghetti e biodiversità un oggetto che voleva controllare la natura sembra in procinto di essere totalmente fagocitato da questa. 

L’attività di sensibilizzazione di Archeoplastica e di Enzo Suma non riguarda però solo i rifiuti provenienti dal passato, ma ci parla dell’oggi. Perché ci invita ad un uso consapevole della plastica e dello smaltimento dei nostri rifiuti. Affinché tra quarant’anni, o cinquant’anni  i nostri scarti possano non sommarsi a quelli di chi ci ha preceduto peggiorando vita e ambiente delle generazioni che ci seguiranno. 

Native

Articoli correlati