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Violenze e stupri contro i bambini sono un'emergenza globale

È un’impennata senza precedenti quella della violenza contro i bambini nelle zone di guerra, un male che le società occidentali fanno spesso finta di non vedere.

Violenze e stupri contro i bambini sono un'emergenza globale
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20 Giugno 2025 - 16.42 Culture


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di Lorenzo Lazzeri

Il 2024 ha segnato un’escalation sconvolgente della violenza contro i bambini nelle zone di conflitto a livello globale, con un aumento senza precedenti del 25% delle violazioni gravi rispetto all’anno precedente. I dati diffusi dal rapporto annuale delle Nazioni Unite sono allarmanti: oltre 41.000 violazioni verificate, tra cui uccisioni, mutilazioni, stupri e reclutamenti forzati. La Striscia di Gaza si definisce oramai come uno dei punti più caldi, con oltre 8.500 efferatezze documentate, a conferma di come i bambini palestinesi continuino a pagare un prezzo devastante in questo conflitto. Scuole distrutte, famiglie intere cancellate da bombardamenti e migliaia di bambini scioccati con evidenti segni di disordini da stress traumatico a testimonianza di una crisi umanitaria drammatica.

Nelle strade devastate di Gaza storie come quella di Alma, una bambina di appena due anni che ha perso una gamba e l’intera famiglia sotto le bombe, testimoniano la disperazione di un’intera generazione. Habiba, otto anni, ha visto la propria casa distrutta e ha perso non solo i suoi giocattoli, ma anche i suoi amici, imparando troppo presto cosa significhi la parola “perdita”. Testimonianze strazianti che sono solo alcune delle migliaia di voci che cercano di farsi strada nel frastuono della guerra. (Palestine Studies)

La situazione di Gaza, però, è tragicamente comune a molti altri conflitti. Nella Repubblica Democratica del Congo migliaia di bambine come Rebecca, sedicenne aggredita sessualmente da uomini armati mentre raccoglieva della legna, sono costrette a convivere con il trauma e il silenzio imposto dallo stigma. In Somalia Fatima, undicenne, è fuggita dalla sua casa sotto la minaccia delle armi, trovando rifugio in un campo profughi dove finalmente ha riscoperto un senso di sicurezza e normalità frequentando una scuola gestita da Save the Children. In Myanmar bambini di appena dodici anni vengono rapiti e reclutati con la forza, costretti a combattere in un conflitto brutale che strappa via la loro infanzia e i loro sogni.

Bambini soldato in Messico - Cartelli della droga

Nell’America Centrale la violenza dei cartelli della droga ha assunto proporzioni simili a quelle dei conflitti armati. Ragazzini come Sol, appena dodicenne, sono coinvolti in crimini e uccisioni atroci per trovare un senso di appartenenza, costretti a sporcarsi le mani di sangue per sfuggire alla fame e alla disperazione. Ad Haiti Save the Children documenta come le adolescenti vengano regolarmente rapite e sottoposte a violenze sessuali dalle gang locali, che ormai controllano gran parte del paese, trasformando la vita quotidiana in un inferno.

Siffatte vicende evidenziano una realtà agghiacciante, dove i conflitti contemporanei hanno cambiato natura, divenendo guerre combattute direttamente nelle comunità civili con una spietatezza che sembra non riconoscere alcun limite morale. I bambini, non più semplici vittime accidentali, divengono spesso obiettivi deliberati di tattiche militari e strategie di terrore, utilizzate per spezzare la resistenza delle popolazioni e dominare territori.

Le conseguenze di questa brutalità vanno ben oltre le cicatrici fisiche. Milioni di bambini sopravvissuti vivono con traumi psicologici profondi, manifestando ansia cronica, depressione, disturbi da stress post-traumatico e comportamenti autolesionistici. La distruzione sistematica delle infrastrutture educative, come accaduto a Gaza e in Ucraina, impedisce l’accesso all’istruzione, privando intere generazioni della possibilità di un futuro migliore e perpetuando cicli di povertà e violenza.

Sempre di più tale emergenza globale richiede risposte concrete e immediate, non bastano più i semplici appelli al rispetto del diritto internazionale. Serve un aumento significativo dei finanziamenti per la protezione dell’infanzia, interventi mirati nelle zone di conflitto e un impegno internazionale per assicurare alla giustizia i responsabili delle atrocità. Solo attraverso azioni coordinate sarà possibile invertire la rotta e garantire ai bambini delle zone di conflitto un futuro libero da paura e violenza. Il costo dell’indifferenza sarebbe troppo alto, non solo per le vittime innocenti di oggi ma per l’intera umanità di domani.

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