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Guerra all’Iran: "forse sì, forse no" dice Trump agli juventini

I giocatori bianconeri, in felpa beige e disorientamento disegnato sul volto, hanno posato compostamente tra bandiere americane, consiglieri di sicurezza e un Presidente in versione "il Comandante in capo incontra il Fantacalcio"

Guerra all’Iran: "forse sì, forse no" dice Trump agli juventini
Trump e la Juventus
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20 Giugno 2025 - 11.31 Culture


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di Marcello Cecconi

Sembra il talk di presentazione di una serie tv scritta da un autore con una passione malsana per il calcio italiano, la geopolitica e i tormentoni estivi. Invece è realtà: una delegazione della Juventus, sagacemente accompagnata alla Casa Bianca da un John Elkan che prima di andare a Washington, ha avuto il tempo di assistere al fallimento della “sua” Magneti Marelli, è stata ricevuta da Donald J. Trump in persona nel sancta sanctorum dove di solito si decidono guerre, operazioni segrete e… playlist di gala.

I giocatori bianconeri, in felpa beige e disorientamento appiccicato al volto, hanno posato compostamente tra bandiere americane, consiglieri di sicurezza e un Trump in versione il Comandante in capo incontra il Fantacalcio”. Trump non si è astenuto da chiamare in ballo i virgulti juventini per rafforzare le risposte date ai giornalisti in sala che pur calorosamente invitati a farlo, tutto chiedevano all’infuori di notizie sulla Juventus.

Ed ecco, infatti, il biondo Donald, nel rispondere a una giornalista che Biden firmava i documenti in serie con una “penna meccanica”, sottolineare anche il consunto desiderio di “non voler vedere uomini giocare in sport da donne”. Quale miglior occasione che rivolgersi agli juventini chiedendo “Avete mai avuto donne, potrebbe una donna essere una vostra compagna di squadra?” Imbarazzo, silenzio glaciale, terrore negli occhi di capitan Locatelli che sfilaccia sottovoce una o due sillabe incomprensibili. Poi il Tycoon piega la sua dorata chioma dall’altro lato e chiama in causa direttamente il general manager Comolli “Tu che ne pensi?”. E lui “Noi abbiamo un’ottima squadra femminile”. E Trump conclude desolato “Vedete, questi sono molto diplomatici”.

L’incontro alla Casa Bianca

Non mancano, (come potrebbero mancare) le domande sulla guerra all’Iran sì o no e Trump risponde con un mezzo sorriso come se stesse spiegando un cambio di modulo alla Domenica Sportiva. Con voce leggera e cantilenante, ma assumendo postura marmorea e autoritaria, sembra che stia per darci la notizia esatta. E qui, a un osservatore attento, o meglio, a un italiano cresciuto anche a tormentoni pop, non può non tornare alla mente “Italodisco” dei Kolors, quel mantra vacanziero che l’estate scorsa impazzava tra ombrelloni, cubiste e infradito: “Ognuno ha tra i pensieri suoi, forse sì, forse no…”

Ecco, forse sì, forse no” è la perfetta sintesi della dottrina di politica estera trumpiana e, perché no, anche del pressing alto della Juve di quest’anno. In fondo, anche in campo, l’eredità di Allegri (quando c’era), ha lasciato il segno: attacco? forse sì. Difesa a oltranza? forse no.

E così, mentre l’Europa si interroga su guerre e alleanze, e mentre i tifosi bianconeri cercano ancora un senso alla stagione vincendo la prima gara alla Coppa del Mondo per Club, la verità è che oggi la realtà supera la fiction, e che un singolo verso dei Kolors vale più di cento comunicati stampa. “Forse sì, forse no.”

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