Il Festival di Cannes si è da subito reso palcoscenico per denunciare i governi che sempre più cercano di reprimere la libertà di espressione e di parola di chi non la pensa come loro. Lo ha ricordato Robert De Niro martedì, affermando come gli artisti rappresentano “una minaccia per gli autocrati e i fascisti del mondo”. Il red carpet non è stato protagonista quest’anno nonostante la presenza di top model del calibro di Irina Shayk e Andie MacDowell, al centro dell’attenzione è infatti la resistenza, a partire da quella palestinese.
Grande clamore è stato suscitato della presentazione nella sezione indipendente Acid della pellicola ‘Put Your Soul on Your Hand and Walk’ (Metti la tua anima nella tua mano e cammina). Il docufilm della regista iraniana Sepideh Farsi che, insieme alla 25enne foto reporter Fatma Hossona, racconta della tragedia umanitaria in corso a Gaza. Un film che raccoglie le videochiamate fra le due donne dando vita a una narrazione presente e immediata del genocidio dove emergono con prepotenza la disperazione, la rabbia, la paura ma anche la forza e la speranza.
Lo racconta in maniera cristallina Hossona: se all’inizio la speranza era che tutto finisse presto, oggi in Palestina la speranza è che il mondo si accorga di ciò che sta succedendo. Ma intanto i civili continuano a morire sotto le bombe israeliane e fra loro vi è anche Fatma Hossona, uccisa insieme la sua famiglia dall’Idf a pochi giorni dal Festival a cui avrebbe dovuto partecipare (sempre se fosse riuscita a lasciare Gaza e prendere l’aereo).
Cannes l’ha però ricordata e omaggiata, “Proiettare film significa testimoniare ciò che sta accadendo” hanno commentato in una nota congiunta Acid e gli altri festival, tra cui Giornate degli Autori, che hanno poi preso l’impegno di diffondere in tutto il mondo il film.
“Abbiamo mantenuto viva questa linea di vita per più di 200 giorni, una comunicazione fragile, tra i capricci della rete e i bombardamenti israeliani, pensando che ogni chiamata poteva essere l’ultima”, ha commentato la regista. In questa occasione anche la maggiore delle sorelle Hadid, Alana, palestinese da parte di padre, ha rinnovato il suo impegno e sostegno alla causa palestinese con il lancio della piattaforma di streaming cinematografico Watermelon+: “Se non riusciamo a far sentire la nostra voce, nulla cambierà”, ha dichiarato Badie Ali, uno dei due fratelli palestinesi nati negli Stati Uniti che hanno fondato il sito web, di cui Hadid è direttrice creativa.
Ma quella palestinese non è l’unica forma di resistenza protagonista: Dominik Moll, regista tedesco naturalizzato francese, con ‘Dossier 137’ racconta il lato oscuro della democrazia durante il movimento dei gilet gialli del 2018.
Durante gli scontri all’Arco di Trionfo due agenti Bric (Brigate di ricerca e intervento, unità speciali del ministero dell’Interno francese nate per contrastare crimini violenti) sparando ad altezza uomo colpiscono un ragazzo di vent’anni arrecandogli un danno permanente al cervello. Le indagini portano all’individuazione dei colpevoli ma la questione viene insabbiata: lo Stato non vuole riconoscere le colpe di chi ha armato.
Altrettanto avvincente è ‘Two Prosecutors’, di Sergei Loznitsa, regista bielorusso cresciuto in Ucraina e poi formatosi in Russia che ora vive esule e boicottato a Kiev. Nel film Loznitsa riflette sul totalitarismo liberticida di Stalin in maniera nuda e cruda. Un gelido carcere russo nel 1937 fa da sfondo mentre un giovane idealista procuratore indaga su un detenuto politico che dice di essere stato ingiustamente imprigionato dalla polizia segreta di Stalin, torturato e tenuto a marcire lì dentro. “Il film riflette il presente, tutto è accaduto 80 anni fa ma parla ad oggi, all’uccisione della libertà che stiamo vivendo, un monito contro i despoti e il pericolo di reagire troppo tardi”, ha commentato il regista.
Da sottolineare anche come a un attore di ‘Dossier 137’ sia stato impedito di partecipare a causa della segnalazione di una presunta violenza sessuale, una decisione senza precedenti presa in accordo con la produzione che crea un precedente importante. Quella di quest’anno si sta mostrando come un’edizione all’insegna della verità e della libertà, con tanti ospiti che non sono disposti a stare zitti ma che si stanno schierando.