Riapre a Siena il Nuovo Pendola: un "filo rosso" del cinema di qualità

E' stato uno dei luoghi dove si è alimentata la passione per il cinema. Vincenzo Coli, studioso del settore, ricostruisce il fil rouge del cinema di qualità.

Riapre a Siena il Nuovo Pendola: un "filo rosso" del cinema di qualità
Ingresso Cinema Pendola
Preroll AMP

redazione Modifica articolo

22 Gennaio 2025 - 13.54 Culture


ATF AMP

di Vincenzo Coli

Top Right AMP

Rileggendo con attenzione la vita culturale del Novecento senese non è difficile rintracciare il fil rouge del cinema di qualità. Siena ha sempre coltivato una naturale vocazione nei confronti della settima arte, riconosciuta come tale dalla lungimirante critica francese nel periodo tra le due guerre, e in Italia, negli stessi anni, individuata dal regime fascista quale formidabile strumento di propaganda grazie alla sua immediatezza espressiva.

Era molto attivo, già tra gli anni Trenta e i primi Quaranta, il cineclub dei Guf, i Gruppi Universitari Fascisti, animati  da uno studente extrasede appassionato di divulgazione, Michele Gandin e dai fratelli Bonnoli, che sapevano usare la cinepresa e riuscirono a realizzare un mediometraggio, Quo Vadis, che però non fu mai mai distribuito. Negli anni Cinquanta si misero in evidenza alcuni giovani legati da amicizia e dal comune amore per il grande schermo. Non lasciò grandi tracce in città Piero Vivarelli, poi trasferitosi a Roma e nei primi Sessanta inventore dei musicarelli (Io bacio tu baci, Sanremo la grande sfida) quindi precursore del cinema erotico (Il dio serpente, Decamerone nero), in seguito molto attivo in campo discografico. Al contrario, seminarono con generosità Franco Rossetti, Beppe Ferrara e Sergio Micheli, che fondarono il cineclub Bianco e Nero, impegnato a mostrare capolavori italiani e stranieri anche datati ma fino ad allora esclusi dal circuito commerciale. E tutti e tre erano decisi a fare cinema.

Dynamic 1 AMP

Rossetti anni dopo realizzò qualche titolo non certo memorabile ma lavorò soprattutto come sceneggiatore di spaghetti – western per Ferdinando Baldi e soprattutto Sergio Corbucci, firmando il mitico Django che molto tempo dopo avrebbe ispirato Quentin Tarantino. Gli altri due avevano anche una certa affinità politica. Beppe Ferrara si ritagliò uno spazio nel panorama della cinematografia nazionale privilegiando un filone di denuncia  civile contro la mafia  e i tanti misteri della storia italiana recente (Il sasso in bocca, Faccia di spia, Cento giorni a Palermo, Il caso Moro). Sergio Micheli realizzò molti cortometraggi segnati da un forte impegno storico politico, sulla Resistenza nel territorio senese, sulla cultura contadina e sulle lotte dei braccianti, ma anche sul Palio, e soprattutto svolse un’intensa opera di studioso e di docente.

Tra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta ebbero un notevole  successo, presso il pubblico giovanile studentesco ma non solo  quello, due cineclub apparentemente in competizione, uno di matrice cattolica, l’altro di ispirazione laica, di sinistra. Un film la settimana a testa tra autunno e inverno. Ma il pubblico non si divideva, anzi: i senesi prendevano la tessera dell’uno e dell’altro e potevano così ammirare i film di Bunuel, Truffaut, Bresson, Jancso, Pasolini, il primo Bertolucci (solo per fare qualche nome) che nelle sale non erano passati.

Nel 1972, presso la Facoltà di Lettere di Siena, iniziavano i corsi di storia e critica del cinema, titolare Giorgio Tinazzi biografo di Michelangelo Antonioni. Gli succederà Lino Miccichè, esperto del neorealismo e valorizzatore dei registi di Paesi emergenti grazie alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro.

Dynamic 1 AMP

Nel 1975 il Consorzio Toscano attività Cinematografiche di Firenze,  confidando nell’approvazione di una legge regionale che avrebbe dovuto sostenere economicamente la produzione e la distribuzione di film d’essai, prese in affitto una rete di cinematografi in tutta la regione. A Siena entrò nel progetto il vecchio Smeraldo, meraviglioso  cinemino popolare, di rione. La programmazione di qualità portò a Siena, tra le altre, le pellicole di Altman, Ashby, Rafelson, Nichols, Varda, Del Monte, Montaldo, altrimenti censurate dal mercato. E la risposta del pubblico fu più che buona. L’esperimento di dare spazio a film non commerciali uscendo dal recinto dei cineclub durò tre anni, e funzionò. Ma nel 1978 lo Smeraldo fu coinvolto nel fallimento del consorzio fiorentino, perché la tanto attesa legge regionale di sostegno all’esercizio cinematografico non era ancora stata approvata (arrivò due anni dopo, nel 1980). Ma il seme ormai era stato gettato: c’era un pubblico colto, motivato, che vedeva nel cinema un soggetto  culturale importante, strumento di riflessione e di crescita intellettuale, al pari di un libro o di uno spettacolo teatrale, non solo un’occasione di divertimento. E questa domanda richiedeva una risposta.

Questa risposta fu data nel 1980: il Comune di Siena, che già aveva sostenuto un ruolo importante nell’esperienza Smeraldo, affidò alla cooperativa Nuova Immagine, formata da studenti, laureati in storia del cinema e giovani appassionati, la gestione e la programmazione del vecchio locale che era pertinenza dell’istituto Tommaso Pendola per l’assistenza ai sordomuti. Nel frattempo erano state attivate forme di credito e finanziamento regionali e nazionali a questo tipo di attività, e fu possibile un altro inizio.

Dopo quasi quarantacinque anni la cooperativa e il Nuovo Pendola sono ancora presenti e attivi, a parte l’ultimo anno e mezzo perduto a causa dei lavori di ristrutturazione. Pur tra alti e bassi – col tempo molte forme di aiuto sono venute meno, colpa della crisi economica e dei famosi tagli alla cultura – con la programmazione invernale e quella estiva presso l’arena della Fortezza Medicea l’azienda ha saputo stare sul mercato e l’offerta di film di qualità non è mai mancata. Incontrandosi con almeno due generazioni di pubblico affezionato per il quale il Nuovo Pendola ancora oggi è sinonimo di bel cinema, un appuntamento irrinunciabile da godere e condividere nel luogo deputato alla magia del grande schermo, nonostante si siano nel frattempo affermate altre forme di supporto e quindi di fruizione, dai  computer alle piattaforme. Un periodo lunghissimo che ha dato occasioni di visibilità a una parte notevole della cinematografia nazionale e internazionale. Non solo: la cooperativa, forte della professionalità dei suoi soci, in tutto questo tempo ha arricchito il panorama culturale cittadino creando eventi, svolgendo attività di divulgazione, organizzando matinée per le scuole, offrendo corsi di formazione. Un’attività che la cooperativa, ringiovanita grazie all’ingresso di nuovi soci, intende riproporre e intensificare a partire dalla imminente riapertura dello storico locale di via San Quirico.

Dynamic 1 AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version