Gli orrori di Mauthausen in mostra

L’esposizione sarà visitabile dal 15 gennaio al 2 marzo 2025 presso la Casa della Memoria di Milano.

Gli orrori di Mauthausen in mostra
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15 Gennaio 2025 - 18.07 Culture


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In occasione dell’ottantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti è stata inaugurata la mostra “La storia dietro le immagini. Foto del campo di Mauthausen”: un’esposizione che riunisce un’importante documentazione della storia di uno dei più duri campi di concentramento. All’inaugurazione, successivamente ai saluti istituzionali del console generale D’Austria Wolfgang Strohmayer, sono intervenuti Dario Venegoni, presidente nazionale di Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti), Barbara Gluck, direttrice del Mauthausen Memorial, e il curatore Stephan Matyus.

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Grazie alla collaborazione fra numerose associazioni di superstiti, che hanno messo a disposizione i loro archivi, l’esposizione riesce a trasmettere la cruda realtà di Mauthausen, una tranquilla cittadina austriaca divenuta triste teatro degli orrori nazisti durante la seconda guerra mondiale. Mauthausen e suoi due campi satellite, Gusen ed Ebensee, erano destinati principalmente agli oppositori politici, che vennero rieducati e infine sterminati con punizioni e annientamento attraverso il lavoro. Si tratta infatti dell’unico campo classificato come “classe 3”, nel quale lo sterminio non avveniva solo con l’utilizzo delle camere a gas, ma con estenuante lavoro forzato nella vicina cava di granito, alla quale si poteva accedere solo con la “scala della morte”: una lunga serie di scalini irregolari, percorsi dai prigionieri con grandi pietre sulle spalle, che terminavano in un burrone.

“Le immagini e i documenti esposti in questa mostra non si limitano a essere testimonianze delle atrocità compiute in questi luoghi, ma si pongono come un monito imprescindibile, affinché la violenza e l’indifferenza non trovino più alcun spazio nella nostra società” ha rimarcato Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del comune di Milano. Aperto nel 1938, il campo ha ospitato più di 200 mila donne e uomini di oltre 50 nazionalità diverse, e oltre 90 mila vi trovarono la morte (4500 di questi furono italiani) prima della liberazione il 5 maggio del 1945.

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Gli alleati si ritrovarono alle porte dell’inferno: il campo di Mauthausen fu uno dei più temuti e insanguinati, dotato di alte recinsioni di filo spinato, baracche ordinate una accanto all’altra e file interminabili di corpi scheletrici, morti o agonizzanti.  Le foto esposte alla Casa della Memoria mostrano un triplice punto di vista: quello delle SS prima della liberazione, quello degli alleati e quello degli ex-detenuti dopo il 5 maggio del 1945.

Le maggior parte delle fotografie scattate dalle SS furono eliminate per evitare il ritrovamento di eventuali prove compromettenti, ma alcuni negativi sono sopravvissuti grazie ad un gruppo estremamente coraggioso di detenuti spagnoli. Le fotografie scattate dai generali non mostrano mai la brutalità dei lager, ma solo l’efficiente sistema economico e organizzativo del campo per un fine propagandistico, che non solo omette la realtà ma la distorce, come dimostrano numerose foto in cui sono stati inscenati tentati suicidi per nascondere le uccisioni.

Lo shock che trapela dalle immagini americane è invece emblematico delle atrocità commesse dai nazisti, capaci di disinnescare l’idillio dell’ideologia nazista. Dopo la liberazione, alcuni ex prigionieri utilizzarono le macchine fotografiche abbondonate dalle SS per degli scatti che mostrano la riconquista della propria identità individuale e collettiva, dopo il lungo periodo di umiliazione in cui erano stati ridotti a un mero numero di matricola.

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La triplice visione che la mostra raffigura consente una comprensione profonda di uno dei più importanti e atroci momenti della storia, sottolineando sia le difficoltà alle quali sono stati sottoposti i detenuti che quelle relative il loro reinserimento sociale.

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