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Milano vieta il fumo all'aperto dal primo gennaio

La città lombarda introduce misure restrittive per tutelare la salute pubblica e l'ambiente, affrontando le sfide legate al tabagismo e all'inquinamento da “mozziconi”

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27 Dicembre 2024 - 15.50 Culture


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A partire dal primo gennaio, Milano implementerà un divieto quasi totale di fumare all’aperto con un’iniziativa che rientra nel Regolamento per la Qualità dell’Aria approvato dal Consiglio Comunale nel 2020, e che estende il divieto già in vigore dal 2021 in aree specifiche come fermate dei mezzi pubblici, parchi, cimiteri e strutture sportive. Adesso, il fumo sarà proibito in tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico all’aperto, a meno che non sia possibile mantenere una distanza di almeno 10 metri da altre persone. L’utilizzo di sigarette elettroniche rimane consentito.

L’assessora all’Ambiente e Verde, Elena Grandi, sottolinea che questa misura mira a sensibilizzare la popolazione sui danni del fumo, responsabile del 7% delle emissioni di polveri sottili secondo dati di Arpa Lombardia. Grandi riconosce che questa sarà una vera e propria sfida nell’applicazione del provvedimento, ma esprime fiducia nel suo potenziale per promuovere un cambiamento culturale verso stili di vita più sani.

Il fumo di tabacco rappresenta una delle principali cause di mortalità prevenibile. In Italia, ogni anno, si registrano tra 70.000 e 80.000 decessi attribuibili a malattie correlate al fumo, con costi sociali e sanitari stimati intorno ai 26 miliardi di euro; cifre che sicuramente evidenziano l’urgenza di interventi efficaci per ridurre l’incidenza del tabagismo e le sue conseguenze sulla salute pubblica.

Oltre agli effetti sulla salute, il fumo contribuisce all’inquinamento ambientale. I mozziconi di sigaretta sono tra i rifiuti più diffusi e persistenti: si stima che ogni anno, in Italia, circa 14 miliardi di mozziconi vengano dispersi nell’ambiente. Composti principalmente da acetato di cellulosa, i filtri impiegano anni a degradarsi, rilasciando nel frattempo sostanze tossiche come nicotina, piombo e arsenico, con evidente contaminazione del suolo, rappresentando anche una delle fonti di microplastiche più attenzionate.

La decisione del Comune di Milano ha subito suscitato reazioni contrastanti e ha visto alcuni cittadini e associazioni di fumatori sollevarsi contro il provvedimento ritenendolo eccessivo e percependolo come una limitazione delle libertà personali. Altri, invece, considerano questa presa di posizione, un passo necessario per tutelare la salute collettiva e l’ambiente e di fatto varie organizzazioni ambientaliste e sanitarie hanno espresso sostegno al provvedimento, per l’evidente importanza di ridurre l’esposizione al fumo passivo e l’inquinamento da mozziconi.

La necessità di un cambiamento culturale che vada oltre le restrizioni normative, la lotta al tabagismo e all’inquinamento certamente richiede un impegno collettivo e occorre ricordare che è volto a promuovere comportamenti responsabili e consapevoli. L’iniziativa milanese potrebbe essere un esperimento che funge anche da modello per altre città, in un’ottica di politiche integrate tra salute pubblica e la sostenibilità ambientale.

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