Entro il 2100, i decessi legati al caldo potrebbero triplicare e l'Italia è tra le nazioni più vulnerabili  | Giornale dello Spettacolo
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Entro il 2100, i decessi legati al caldo potrebbero triplicare e l'Italia è tra le nazioni più vulnerabili 

Con l'aumento previsto delle temperature globali, si stima che le morti per caldo estremo raggiungeranno numeri drammatici, colpendo duramente il Sud Europa. Oltre alle conseguenze dirette sulla salute, il caldo aggraverà anche i disturbi del sonno

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23 Agosto 2024 - 17.03 Culture


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di Lorenzo Lazzeri

Le estati sempre più torride degli ultimi anni hanno già mostrato quanto possano essere devastanti gli effetti del cambiamento climatico sulla salute pubblica, ma il peggio potrebbe ancora arrivare. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Public Health, entro il 2100 i decessi causati da caldo estremo potrebbero triplicare, in uno scenario di riscaldamento globale di 3°C, rispetto ai livelli attuali.

Le proiezioni indicano che l’Italia, insieme a Spagna, Grecia e parte della Francia, sarebbe tra i Paesi più colpiti, con conseguenze pesantissime soprattutto per la popolazione anziana e vulnerabile ed in particolare nel nostro Paese i decessi attribuibili al caldo estremo potrebbero passare dagli attuali 10.433 a 28.285 entro la fine del secolo. In uno scenario di riscaldamento ancora più grave, con un aumento di 4°C, queste cifre supererebbero le 45.000 unità.

Lo studio, basato su un’analisi di 854 città europee con oltre 50.000 abitanti, è il primo a offrire una visione così dettagliata delle future mortalità legate alle temperature. Attualmente, in Europa, il freddo causa circa 8 volte più morti che il caldo, ma questo rapporto è destinato a ridursi notevolmente. Se oggi il freddo causa circa 363.809 decessi all’anno, rispetto ai 43.729 legati al caldo, entro il 2100 la situazione cambierà drammaticamente: mentre i decessi per freddo potrebbero calare leggermente a 333.703, quelli legati al caldo potrebbero schizzare a oltre 128.809.

Le regioni dell’Europa meridionale, caratterizzate da estati sempre più torride, saranno le più esposte. Le città italiane, con le loro infrastrutture spesso inadatte a fronteggiare il caldo estremo, vedranno crescere il rischio per gli anziani, che rappresenteranno una fetta sempre più ampia della popolazione. Questo rischio, infatti, è particolarmente acuto per chi ha superato gli 85 anni, una fascia d’età che si prevede in forte aumento nei prossimi decenni.

L’analisi non si limita a descrivere il rischio legato al caldo, ma evidenzia anche come il cambiamento climatico possa influenzare i tassi di mortalità per freddo. Sebbene in Europa orientale e nei Paesi baltici i decessi per freddo resteranno significativi, in altre aree come l’Italia e la Francia potrebbero registrarsi cali modesti. Tuttavia, in nazioni come Irlanda, Norvegia e Svezia, i morti per freddo potrebbero addirittura aumentare, complicando ulteriormente il quadro sanitario.

Questo mutamento dello scenario climatico, secondo gli autori dello studio, richiede interventi politici mirati, volti a ridurre l’esposizione delle popolazioni più vulnerabili e a mitigare l’impatto delle temperature estreme.

Oltre ai rischi diretti di morte, analizzati nello studio suddetto, sappiamo anche quanto l’aumento delle temperature comporta conseguenze indirette sulla salute, in particolare attraverso l’aggravamento dei disturbi del sonno. L’insonnia, già in crescita, si lega strettamente al caldo notturno, provocando problemi psicofisici come l’ipomaniacalità, caratterizzata da accelerazione del pensiero e agitazione psicomotoria, durante il quale l’individuo tipicamente manifesta un umore allegro, si sente più energico, produttivo, sente meno il bisogno di riposare e talvolta, di alimentarsi.

La salute del sonno diventa quindi un aspetto critico per affrontare l’emergenza climatica, tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) la considera un pilastro della resilienza sanitaria. I gruppi più vulnerabili, come le donne in gravidanza, i bambini e gli anziani, risentono in maniera acuta di questo problema, ma anche gli adolescenti non sono esenti: costretti a invertire il ciclo sonno-veglia a causa del caldo, finiscono per compromettere ulteriormente il loro equilibrio psicofisico.

La psichiatra e psicoanalista Adelia Lucattini sottolinea l’importanza di adottare strategie preventive per gestire il caldo e migliorare il riposo notturno. Tra i consigli principali, mantenere la temperatura della camera intorno ai 27-28°C può aiutare a prevenire i malesseri legati al caldo e a garantire un sonno più regolare. Anche una doccia tiepida prima di dormire contribuisce a ridurre lo stress termico, così come è essenziale idratarsi correttamente durante il giorno, evitando alcol e bevande zuccherate che possono peggiorare la disidratazione. La regolarità nel ritmo sonno-veglia è fondamentale, come andare a letto e svegliarsi a orari stabili favorisce una migliore qualità del riposo, anche in presenza di temperature elevate.

Per i bambini e gli adolescenti, mantenere abitudini sane è un elemento essenziale; come stabilire un orario fisso per andare a dormire e promuovere attività rilassanti prima di coricarsi sono strategie utili per prevenire la desincronizzazione del sonno, spesso aggravata da cattive abitudini come l’uso di dispositivi elettronici o il consumo di sostanze stimolanti. I riposini pomeridiani, specie nelle ore più calde, possono essere particolarmente benefici per i più piccoli, mentre per gli adolescenti è utile incoraggiare attività tranquille durante le ore più torride, riservando le uscite per la sera, quando il clima è più favorevole.

In questo contesto, il ruolo educativo dei genitori diventa essenziale: spiegare l’importanza delle regole per il benessere fisico e psicologico, con un dialogo attento e affettuoso, aiuta i figli a comprendere meglio l’impatto del caldo sulla salute. Con l’intensificarsi degli eventi climatici estremi, la capacità di adattarsi diventa una priorità non solo per la salute fisica, ma anche per il mantenimento di un equilibrio mentale e psicologico, specie nelle fasce di età più fragili.

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