Le grandi coliche non fermano Tamberi che non può ripetere il successo di Tokyo. L’Italia lo applaude

Nonostante il ricovero di oggi per le coliche renali, l’atleta scende in campo ed affronta la finale. I salti non vanno bene, crolla in un pianto in mezzo ad uno stadio colmo che ha capito il suo dramma.

Le grandi coliche non fermano Tamberi che non può ripetere il successo di Tokyo. L’Italia lo applaude
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10 Agosto 2024 - 22.36 Culture


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di Ludovico Conti

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Gianmarco Tamberi per noi italiani aveva assunto forme al di fuori dell’umano, ed anche così come la narrazione delle sue gesta. Notte insonne per le coliche renali, poi oggi il ricovero e stasera in pedana a saltare. Lui non ha mai smesso di crederci, sin dal primo ricovero quando era ancora in Italia. Sapeva che queste olimpiadi non stavano andando come voleva, non solo per come stavano andando in pedana i salti ma anche per la sua assenza, a causa della malattia, in alcuni momenti importanti della squadra di atletica.

Gianmarco ci prova, nonostante tutto si presenta. Quando viene annunciato lo stadio lo applaude e lui ringrazia tutti. Sa che tutta l’Italia (e non solo) è lì con lui. L’eroe si trova ad affrontare una delle sfide più difficili delle sue carriera ma purtroppo non ce la fa. I suoi salti non bastano, la malattia gli leva il mordente che serve in finali del genere.

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Ma il salto in alto ti insegna che dopo il salto c’è la caduta. E ti insegna ad atterrare. Lo stadio si ferma con lui, quando viene eliminato ringrazia tutti, Stefano Sottile (altro atleta coinvolto nella competizione di stasera che chiuderà 4°) è il primo a raggiungerlo ed abbracciarlo. Poco dopo l’amico di sempre e di competizione e con cui ha condiviso l’oro di Tokyo2020, il qatariano Barshim che lo abbraccia e consola. Il nostro eroe va verso la curva dove ci sono gli italiani, la curva degli amici che lo avevano raggiunto dall’Italia e dove c’era la squadra dei preparatori dell’atletica.

È un diluvio di lacrime. È l’umano che esce fuori, è l’umanità che tanto è uscita fuori in queste Olimpiadi di Parigi. Non eroi d’acciaio, ma umani fatti di sogni, speranze, fragilità e dolore. Dalle lacrime di Benedetta Pilato alle lacrime di Gianmarco Tamberi, non solo le gioie ma anche i dolori se condivisi diventano medicina.

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