Il selfie è ormai una malattia. Dilaga. E’ proprio il caso di dire che si propaga a vista d’occhio. Sei famoso? Allora devi pagare il prezzo di un sorridente scatto in mia compagnia. E’ un nuovo stile di vita, così come quello che, ormai da un decennio, imperversa: dipingersi il volto o mascherarsi nel vano tentativo di avere così un’inquadratura dall’onnipotente televisione.
Ormai è il pane quotidiano per registi e cameramen. E naturalmente farsi trovare pronti e sorridenti per salutare gli amici. Un attimo di notorietà; una carta d’identità della loro esistenza mediatica.
Torniamo all’imperversante novità dei selfie. Non c’è da preoccuparsi per i personaggi famosi, ma per quei ragazzini che invadono gli stadi per farsi una memorabile foto ricordo con Ronaldo (5 ragazzi braccati mentre lo inseguono in una sola partita) o con Mbappé o qualunque altro giocatore che imperversi sui social. Tutt’al più può succedere che, nella foga, un signore del servizio d’ordine rovini su Morata, facendolo ruzzolare a terra: è successo nella partita tra Spagna e Francia. Lui è uno duro e ha retto la botta. Poco male, meglio così.
Al tempo degli hooligans o dei nostrani gruppi ultras arrabbiati, le guardie e i custodi del verde terreno di gioco si trovavano davanti ben altri ceffi. E le forze dell’ordine dovevano andare, spesso, ben oltre lo spintone. Per non dire dell’invasione di campo che era fatta per confrontarsi, de visu, con l’arbitro, che notoriamente era maltrattato con l’epiteto di “cornuto”.
Altri tempi, quelli del Presidente del Borgorosso Football Club o dell’allenatore Oronzo Canà.
Il selfie è una sorta d’immissione nel mondo che questi ragazzi vedono sui grandi mezzi di comunicazione. Anch’io esisto, anch’io sarò nel mio piccolo famoso, pensano. Ecco il tic e la voglia di esser protagonista. Non importa se il finale non sarà sempre lieto. Il telefonino ormai serve a tutto tranne che a telefonare: per mostrarsi in bella posa sui social, per fotografare i luoghi che si visitano magari senza averli gustati con i propri sensi, per farsi fotografare mentre si sta compiendo un’impresa che si ritiene epica.
Il telefono non è più “la tua voce”. Lo scrive anche Massimo Gramellini, nel suo caffè mattutino: ” Non telefona più nessuno”. Significativo è il caso della donna scomparsa dopo essersi licenziata con una mail e che per settimane non è stata cercata da nessuno al telefono. Tranne che dal marito, il quale avendo in mano il cellulare della donna, prendeva tempo tranquillizzando il mondo, prima d’esser scoperto.