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A Lucca una dedica speciale per Otto Hofmann

In esposizione le opere di un'artista avanguardista, che resterà per sempre nella storia.

A Lucca una dedica speciale per Otto Hofmann
Fonte: artslife.com
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22 Giugno 2024 - 19.30 Culture


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Un grandissimo omaggio da parte della città di Lucca, e della Fondazione Ragghianti, a Otto Hofmann (1907-1996), pittore tedesco che fu tra gli esponenti artistici principali della lotta al regime nazista di Hitler e alla censura.

Fino al 14 luglio potranno essere ammirate 130 opere, molte delle quali inedite, del pittore esperto di arte astratta e avanguardistica, che non riuscì ad evitare il fronte, venendo spedito a combattere in Russia, catturato e segregato nel campo di prigionia fino al 1946.

Tra le opere in esposizione, la testimonianza più suggestiva e commovente è data dagli acquerelli che abbellivano le lettere inviate sia alla moglie, che agli amici, proprio durante il periodo di reclusione.

Ai microfoni dell’ANSA, in particolare di Luciano Fioramonti, il direttore della Fondazione Ragghianti, Paolo Bolpagni, nonché curatore della mostra assieme a Giovanni Battista Martini, ha dichiarato: “Otto Hofmann ha attraversato il Novecento sviluppando un suo personale astrattismo non dogmatico ma molto libero, a volte inserendo anche elementi figurativi. Dal suo maestro Kandinskij aveva ereditato il principio della necessità interiore dell’ artista, di non sottostare cioè a imposizioni o norme rigide ma alla libertà creativa come valore supremo.”

“Esponente di un astrattismo votato alla totale libertà, Hofmann dopo tante tragedie personali, da quel momento rinasce a nuova vita, espone e viaggia in continuazione divenendo un artista davvero europeo, con lunghi soggiorni a Parigi, dove divise lo studio con Giacometti, Costa Azzurra, Belgio, Italia, a contatto con tante realtà culturali”, prosegue Bolpagni.

Uno dei reperti più struggenti è una lettera che Hofmann scrisse alla moglie, in quei momenti duri e indelebili, con un estratto che riporta: “Queste lettere e questi disegni, costituiscono una sorta di scrittura segreta che è testimonianza della mia intima estraneità alla guerra e che in quei quattro anni mostrò che per me non esisteva alcun nemico che fosse necessario annientare”.

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