È un viaggio affascinante attraverso i secoli di fede e mecenatismo quanto promette la mostra “Il Tesoro di Terrasanta” al Museo Marino Marini, in programma a Firenze dal 12 settembre 2024 all’8 gennaio 2025. Curata da Leyla Bezzi e Jacques Charles-Gaffiot, l’esposizione riunisce 109 opere d’arte sacra di inestimabile valore, provenienti da Gerusalemme e donate dalle più importanti corti cattoliche europee.
Tra i pezzi forti della mostra l’Altare del Calvario del Santo Sepolcro, donato nel 1588 da Ferdinando I de’ Medici. Un capolavoro di Domenico Portigiani, Giambologna e Pietro Francavilla che rappresenta uno dei manufatti più preziosi della navata latina del Santo Sepolcro. Per la prima volta dopo quasi cinque secoli l’Altare lascia Gerusalemme per tornare in Italia, dove sarà restaurato ed esposto al pubblico fiorentino.
“Ospitare a Firenze i tesori di uno dei luoghi simbolo delle tre confessioni religiose rappresenta un motivo di orgoglio per il nostro museo” ha commentato Carlo Ferdinando Carnacini, presidente della Fondazione Marini San Pancrazio. “Più che una mostra è un grande evento, grazie alla presenza di tesori inestimabili e dell’altare, l’opera più sacra della Cristianità”. “Questa mostra conferma l’importanza del dialogo tra culture e popoli diversi – ha sottolineato Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura alla Camera dei Deputati – e darà il via a future sinergie tra il museo e il Ministero”.
La scelta di Firenze come sede della mostra non è casuale. Come ha spiegato la curatrice, Leyla Bezzi, il Museo Marino Marini ospita la Cappella Rucellai, capolavoro di Leon Battista Alberti ispirato al Sepolcro della Terra Santa. Un’opera unica nel suo genere, che rappresenta l’unica cappella consacrata all’interno di un museo d’arte moderna. “afferma la curatrice – è anche un viaggio tra i capolavori donati dai reali, tesori provenienti da prestigiosi musei italiani”.
“L’altare è il luogo dove i francescani svolgono messe ed è l’11esima stazione della via Crucis” precisa Stéphane Milovitchofm, presidente del Santo Sepolcro di Gerusalemme e direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Custodia di Terra Santa. “È un’opera che racchiude la tecnica degli artigiani fiorentini e quella degli artigiani arabi, che si fondono armoniosamente. È un’immagine di quello che vuole essere anche il Terra Sancta Museum”, conclude.