Terremoto 2016 ad Arquata: una comunità da ricostruire tra arte, cantieri e un’idea per pochi borghi scelti

Lavori in corso nel borgo marchigiano: ci vorranno anni. La testimonianza di Adele. Meritevole una mostra di opere della zona. Il sindaco Franchi: “Fare una zona franca solo per i Comuni più colpiti, non per tutti”

Terremoto 2016 ad Arquata: una comunità da ricostruire tra arte, cantieri e un’idea per pochi borghi scelti
Veduta del nucleo storico di Arquata del Tronto distrutto nel 2016, agosto 2025. Foto Stefano Miliani
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Stefano Miliani Modifica articolo

6 Settembre 2025 - 12.25


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Ad Arquata del Tronto, borgo marchigiano tra i monti appenninici devastato dal terremoto del 2016, più di un cantiere è in attività e i nuovi edifici del Comune e il palasport con strutture in legno sono in via completamento. Della vicina frazione di Pescara del Tronto, dove il 24 agosto morirono 48 persone, restano pochi monconi di muri e, della chiesa, il pavimento. Con il culmine del 26 e 30 ottobre seguirono scosse fino all’inizio del 2017.

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“Nelle frazioni non perimetrate tanti cantieri sono avviati però speriamo che qualche impresa si concentri di più anche nelle zone perimetrate (quelle nel Cratere del sisma, ndr) – interviene il sindaco Michele Franchi in una saletta nel grande container quale sede temporanea del Comune -. Credo che entro l’anno il progetto esecutivo per Arquata, per esempio per la strada e le mura, possa partire. Ma bisogna accelerare. Anche il paesano più radicato inizia a guardare altrove. E una volta che saranno ricostruite le case dovranno essere dotate di infrastrutture, una scuola, un poliambulatorio, se no si fa un deserto”.

In lontananza il nucleo storico di Arquata del Tronto distrutto nel 2016, agosto 2025, visto dalla via Salaria. Foto Stefano Miliani

Franchi lancia una proposta economico-fiscale con selezione: “Bisogna attrarre con deroghe serie. Non si paghino le accise come accade a Livigno, al confine con la Svizzera: fare una zona franca vera, per esempio sulla benzina, sull’Iva. Oppure per chi investe qua niente tasse o mutui a tassi super agevolati: servono agevolazioni per rendere il territorio attrattivo”. Però avverte: “Darei la zona franca al massimo a una quindicina dei 138 Comuni inseriti nel Cratere del sisma: Amatrice, Accumoli, Arquata, Pieve Torina, Visso, Castelsantangelo sul Nera, Ussita e pochi altri”.

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La frazione di Piedilana di Arquata del Tronto, in direzione del Monte Vettore, agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Per il nucleo storico di Arquata, inaccessibile, con le arcate di una strada bene in vista sulle pendici del monte, il complesso progetto antisismico di cui parla Franchi richiederà come minimo sette-otto anni prima di compiersi. A valle nel bar lungo la via Salaria accanto al benzinaio a fine agosto c’è un gran via vai di avventori. Intanto nella frazione di Borgo Arquata, al primo piano di un edificio multiuso concesso dal Rotary, è in corso l’esposizione permanente di 14 pezzi, tra dipinti, sculture e suppellettili, recuperati da altrettante frazioni del Comune.

Veduta dell’esposizione “L’identità ritrovata” nel Rotary Point a Borgo di Arquata del Tronto, agosto 2025. Foto Stefano Miliani

“L’identità ritrovata. Opere d’arte dal territorio di Arquata del Tronto”, si intitola l’esposizione ben curata da Marco Lattanzi, che dirige questa sorta di piccolo museo e ha lavorato nelle collezioni d’arte del Quirinale, dallo storico dell’arte della soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata Pierluigi Moriconi, da don Elio Navigari. Organizzata dalla Diocesi di Ascoli Piceno (ha premuto molto l’arcivescovo Gianpiero Palmieri), dal Comune, dalla Soprintendenza diretta da Giovanni Issini, tanto meritoria e azzeccata è l’operazione culturale che meriterebbe, in zona e all’esterno dell’edificio, una più massiccia ed efficace segnalazione con cartelli e manifesti. Altrimenti chi va a vederla se non lo sa già?

Altra domanda: come vive la ricostruzione chi vive questi luoghi? “A oggi è partita in quasi tutte le frazioni dopo anni di vuoto – risponde Adele Luci, 52enne – . La nostra, Tufo, procede da dicembre: siamo riusciti ad affidare a un’unica ditta la ricostruzione privata e i sottoservizi, ci ha dato tre-quattro anni di tempo”. Adele insegna ad Ascoli e ha genitori di Arquata: “Il precedente commissario per il sisma Giovanni Legnini ha dato la sveglia a una situazione dormiente; l’attuale, il senatore Guido Castelli, ora continua”.

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Per la cronaca: il responsabile per la ricostruzione del 2016 in Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo è nominato dal governo. L’avvocato Legnini, del Pd, in carica dal 23 febbraio 2020 al 10 gennaio 2023, aveva sbloccato lo stallo con numerose ordinanze, molta concretezza e ascoltando attentamente i sindaci; l’odierno esecutivo lo ha sostituito con Castelli di FdI che, è parere diffuso, sta agendo concretamente. Peccato che a destra tanti disconoscano o vogliano dimenticare l’operato di Legnini. Il motivo non detto? Lo aveva scelto il centro sinistra.

La frazione di Pescara del Tronto, agosto 2025 distrutta nel 2016. Foto Stefano Miliani

Se ora si vedono cantieri e gru, per rivedere Arquata ci vorranno anni? “Sì. Molti abitanti non ci saranno più per ragioni anagrafiche … – riflette Adele -. Altri si sono disabituati a vivere qui nella questa montagna: ho amici con figli piccoli cresciuti sul mare a San Benedetto del Tronto e non tornerebbero. A parte il turismo occasionale tante case saranno vendute o diventeranno bed and breakfast, i paesi saranno più anonimi, il tessuto sociale non sarà come era prima, le comunità sono state disgregate”.

Allo spopolamento, iniziato prima del 2016, il sisma ha inferto un colpo ferale. Le casette Sae prefabbricate (“soluzioni abitative in emergenze”) a valle del borgo storico sono tutte abitate. Una risposta concreta, e riuscita, l’hanno data gli imprenditori di origini marchigiane Diego e Andrea Della Valle costruendo ad Arquata, con altri imprenditori e forze pubbliche, un calzaturificio Tod’s come aveva richiesto il precedente sindaco morto per malattia nel 2020, Alessandro Petrucci.

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Veduta dell’esposizione “L’identità ritrovata” nel Rotary Point a Borgo di Arquata del Tronto, agosto 2025. A sinistra il tabernacolo del ‘500 dalla frazione di Tufo, in fondo il dipinto della “Annunciazione”. Foto Stefano Miliani

“Non è tutto negativo, intorno ci sono la macelleria, il bar, alimentari – puntualizza Adele – Per alcuni ragazzi e famiglie il sisma è stata una spinta a tornare. Vedo nuove coppie, nonostante le difficoltà il futuro è loro e, negli eventi estivi, vedo un forte attaccamento nella tradizione. Anche a questo, credo, serva l’esposizione dedicata a don Angelo Ciancotti, che era un gran conoscitore dell’arte del territorio: mantiene un legame profondo con questi simboli devozionali”. È successo anche a lei con il tabernacolo policromo di legno, del ‘500, recuperato dalla chiesa della Santissima Annunziata a Tufo: “Da piccola la nonna mi diceva di spolverarlo”, esclama con affetto sincero.

Il recupero della “Annunciazione” e di altre opere di Arquata dal video del Comando carabinieri Tutela patrimonio culturale all’esposizione “L’identità ritrovata” nel Rotary Point a Borgo di Arquata del Tronto

Sui salvataggi, difficili e rischiosi, dei dipinti e delle sculture all’indomani delle scosse vale guardare in una saletta il video del Comando carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale: racconta molte storie. “Come soprintendenza abbiamo scelto opere, restaurate in parte da noi e in parte da privati, rappresentative di ogni frazione di Arquata – spiega lo storico dell’arte Moriconi -. Abbiamo deciso di esporle perché la ricostruzione richiederà parecchi anni. Dal punto di vista storico-artistico segnalo la croce astile più antica delle Marche, del XII-XIII secolo, dalla chiesa di Santa Croce: il nostro restauro ha salvato la parte d’argento tranne nella parte inferiore consumata da quante mani l’hanno toccata”.

La lunetta con il “Compianto del Cristo morto” della prima metà del ‘500 all’esposizione “L’identità ritrovata” nel Rotary Point a Borgo di Arquata del Tronto, agosto 2025. Foto Stefano Miliani 

Tra la grande “Annunciazione” del 1620 circa dell’ambito del pittore Francesco Albani alla lunetta di primo ‘500 con il Compianto sul Cristo morto dell’ambiente di Cola dell’Amatrice, vedere queste 14 opere “significa dare un segno alla comunità: lo Stato le riconsegna”, afferma Moriconi. Potranno tornare nelle chiese di origine? “Quando saranno ricostruite sì”. Appunto: quando? “Non credo che la parrocchiale di Arquata possa riaprire prima di dieci anni – commenta il funzionario che segue salvataggi e recuperi fin dalle prime scosse del 2016 – Intanto che siano a Borgo di Arquata è già un bel traguardo”. Da settembre la mostra è aperta il sabato e la domenica.

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Il sito dell’esposizione “L’identità ritrovata” a Borgo di Arquata del Tronto è il seguente: https://www.museodiocesanoascoli.it/lidentita-ritrovata-opere-darte-dal-territorio-di-arquata-del-tronto/

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