Paglia-Renzi: perché il falso va preso sul serio

L'imitazione del premier era troppo scadente e non credo che il monsignore possa esserci cascato. Allora non resta che pensar male...

Paglia-Renzi: perché il falso va preso sul serio
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30 Settembre 2015 - 18.03


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di Giancarlo Governi

Ho sentito la registrazione della telefonata del finto Renzi a monsignor Paglia. Penso di poter dire, senza falsa modestia, che di imitatori e di voci di comici un po’ me ne intendo. Ebbene posso affermare tranquillamente che Renzi lo imito meglio io. E non credo che una vecchia volpe come monsignor Paglia possa esserci cascato. Anche un bambino avrebbe capito che quel tizio che si spacciava per Renzi era soltanto un pessimo imitatore. E poi non credo che Renzi chiami le persone direttamente con il numero del telefono evidente ma penso che ci sia chi gli filtra le telefonate, magari passando attraverso la cosiddetta batteria del Viminale.

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Insomma non una trappola ben architettata in cui è stato intrappolato l’alto e navigatissimo prelato che, non dimentichiamolo, è stato il fondatore e l’assistente spirituale della Comunità di Sant’Egidio, una organizzazione cattolica conosciuta in tutto il mondo e con rapporti con i grandi della Terra. Piuttosto una messa in scena, un po’ maldestra, che però ha sortito un effetto dirompente: il Papa è imbestialito (un verbo irriverente nei confronti del Pontefice) contro il sindaco Marino che monsignor Paglia bolla con il toscanissimo epiteto di “bischero”, che per chi non lo sapesse, è traducibile con l’italiano “cazzone” o “coglione”, essendo appunto bischero un vocabolo con cui a Firenze viene chiamato il membro virile.

Ignazio Marino, è stato quindi scaricato dal Vaticano e dallo stesso Papa e non è ritenuto affidabile a gestire, come Sindaco di Roma, l’anno giubilare che si aprirà fra tre mesi, e a nulla sono valsi i suoi tentativi maldestri di riaccreditarsi perlomeno presso il Santo Padre. E anche un modo per dire a Renzi che Marino non è più difendibile.

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Ebbene, ci sono due cose che danno fastidio in questa vicenda: innanzitutto dà fastidio che sia il Vaticano a calare la mannaia sulla testa di Marino e non il Partito democratico che lo ha fatto eleggere o addirittura il Presidente del Consiglio a cui deve stare a cuore il destino della Capitale, sotto attacco da tutte le parti, per colpe non di Marino ma per affrontare le quali Marino ha mostrato la sua inadeguatezza. L’altra cosa che lascia perplessi e anche un po’ sconvolti è il ricorso alla burletta per una cosa così seria come la rimozione del Sindaco della Capitale. Ma tant’è questo è il mondo dell’informazione globale dove tutti cercano visibilità e usano tutti i mezzi per un attimo di celebrità, o per un indice di ascolto o semplicemente un “mi piace” sul proprio profilo.

La rimozione del sindaco della Capitale meritava altre procedure e soprattutto ben altri dibattiti. Ma così vanno le cose in questa nostra Italia, dove anche un alto prelato finge di credere a un pessimo imitatore, lasciandosi andare a battute indegne dell’abito che porta.
Giancarlo Governi

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