Addio a Aretha Franklin: la regina del soul se n'è andata

La grande cantante è morta a 76 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. La sua vita, le sue canzoni: ha mescolato R&B, soul, pop e, come ha detto un produttore, ha portato il gospel in un nightclub

Addio a Aretha Franklin: la regina del soul se n'è andata
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16 Agosto 2018 - 16.18


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Addio: la regina del soul Aretha Franklin è morta oggi a 76 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro al pancreas. Lo ha annunciato la sua portavoce Gwendolyn Quinn.

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Negli ultimi giorni Aretha Franklin ha ricevuto la visita di Stevie Wonder, dell’ex marito Glynn Turman e dell’attivista per i diritti civili Jesse Jackson.

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Emblema del soul e di tutta la musica nera, voce incredibile e potente, Aretha Franklin era nata a Memphis il 25 marzo 1942. Tra i suoi brani più famosi, conta “Respect” e “Think” (che cantò anche nel film The Blues Brothers), brano significativo anche per i diritti delle donne.
Si è esibita per l’ultima volta nello scorso novembre a New York al gala della fondazione di Elton John per la lotta all’Aids. Ha tenuto l’ultimo concerto nel 2019.
Nel 2009 cantò per Barack Obama presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca. Ha invece rifiutato di cantare per Donald Trump alla Casa Bianca.

Una voce dalla forza particolare

Come moltissime cantanti nere, Aretha è cresciuta e si è formata con il gospel. Ma era una cantante estremamente versatile che, con gli anni, aveva ampliato anche il raggio delle sue interpretazioni e del suo stile, grazie anche a una voce particolare, capace di una estensione vocale non comune neppure tra i cantanti. Meno noto è che sapeva affrontare anche la lirica, come dimostrò ai Grammy Awards del 1998: interpretò l’aria “Nessun dorma” dalla “Turandot” di Puccini perché dovette rimpiazzare Luciano Pavarotti che si era sentito male e fu apprezzatissima. Aveva una voce, per dirla forse in modo banale ma chiaro, che coglieva le sofferenze del popolo afroamericano e da quelle sofferenze e da quella storia traeva forza che si riverberava nelle canzoni stesse. Al di là del dolore, cantava il riscatto, la volontà di non accettare lo stato delle cose, tanto meno quello dettato dai bianchi o dagli uomini neri sulle donne nere.

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Ha riassunto bene il suo gospel-pop-R&B Jerry Wexler, uno dei suoi produttori, parlando della canzone “Spirit in the Dark”: “È una di quelle perfette miscele di sacro e profano R&B. È che porta una chiesa dritta in un fumoso nightclub. È tutto per tutti”.

Dagli inizi al successo
La piccola Aretha iniziò insieme alle sorelle Carolyn ed Erma nel coro della chiesa del padre, predicatore battista trasferitosi a Detroit dopo il divorzio e che richiamava migliaia di fedeli. A 16 anni aveva già due figli, il che non la fermò dal tentare la carriera della musica. Le prime registrazioni, dicono le cronache, furono brani registrati durante le messe del padre stesso.
La vita professionale vera e propria iniziò con la casa discografica della Columbia che però la obbligava a canzoni pop. Il che era mortificante per il suo talento e i primi cinque dischi non ebbero gran fortuna. Negli anni ‘60 iniziò ad avere un certo riconoscimento, nel 1967 passò alla Atlantic Records e il repertorio virò decisamente e più coerentemente verso il soul e il rhythm ‘n’ blues (senza tralasciare il pop) fino a quella che fu una sorta di consacrazione anche per i diritti civili dei neri e delle donne: cantò, con rabbia e determinazione, “Respect” di Otis Redding. Fu il periodo più fortunato, almeno per vendite di dischi. Dichiarò infatti: “Quando andai alla Atlantic, mi lasciarono semplicemente sedere al pianoforte e i successi cominciarono ad arrivare”. La vita privata però non scorreva liscia: nel 1969 divorziava da Ted White, marito violento.

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Nelle cover di brani altrui Aretha Franklin rendeva le canzoni perfettamente a misura della sua vocalità estesa e ribelle, calda: cantò in forma estremamente sua, personale, brani come “Eleanor Rigby dei Beatles” o “Bridge over Troubled Water” di Simon & Garfunkel o “The Weight” della Band e lasciarono il segno. Registrò dal vivo tra l’altro “Live at Fillmore West e “Amazing Grace”, doppio live in una chiesa battista di Los Angeles che con due milioni di copie è risultato il suo disco più venduto.

Per otto anni di fila vinse i Grammy come “Best Female R&B Vocal Performance” nella categoria R&B creata nel 1968, ne vinse tre negli anni ’80, ed è entrata nelle nomination 23 volte. Per otto anni di fila vinse i Grammy come “Best Female R&B Vocal Performance” nella categoria R&B creata nel 1968, ne vinse tre negli anni ’80, ed è entrata nelle nomination 23 volte.

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Gli anni Settanta non furono molto fortunati, artisticamente. La disco music sempre più ascoltata e ballata, e la Atlantic, gradualmente collocò le sue canzoni se non ai margini certo non al centro della scena, anche se nel 1973 incise un disco con la collaborazione di Quincy Jones, “You”, nonostante il successo del brano, suo e della sorella Carolyn, “Angel”.

Arrivarono i Blues Brothers

Il film di John Landis del 1980 è un gigantesco, variegato, inesauribile e divertentissimo tributo alla black music. Aretha è la moglie di Matt “guitar” Murphy, che i due scatenati fratelli assoldano nella loro band, e al marito gliene canta quattro attraverso “Think”. Fu l’inizio della risalita. Incise non più per la Atlantica ma per la Arista Records: “United Together” e “Love All the Hurt Away” (con George Benson), l’album “Jump to It” del 1982, i duetti “Sisters Are Doing for Themselves” con gli Eurythmics e “I Knew You Were Waiting (For Me)” con George Michael furono delle hit. Anche se la carica potente fino ai primi anni Settanta, la carica di un soul in cui si sente il graffio dell’anima, non era del tutto svanita, certo non si rinnovava in egual misura e intensità.

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Paura di volare

Una curiosità che le ha limitato la carriera e provocato danni economici: Aretha Franklin aveva paura dell’aereo. Per questa ragione non si spostava se non raramente da Detroit o non andava dove non poteva andare in auto. Il 20 gennaio 2009 cantò però per Barack Obama alla cerimonia in cui si insediava alla Casa Bianca, la prima volta di un nero, come presidente degli Usa. Il 29 dicembre 2015 cantò “You Make Me Feel Like) A Natural Woman” per il conferimento dei Kennedy Center Honors a Carole King, che aveva composto la canzone.
Ha pubblicato dischi fino al 2015, collaborando con nuove vodi del R&B e anche con produttori hip hop, e tenuto concerti fino a quando non ha annunciato lo stop, il 9 febbraio 2017 a una radio di Detroit.

 

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