Il teatro lirico approda nei quartieri popolari di Palermo con “OperaCamion”, un tir che si trasforma in palcoscenico. Ieri sera nel cuore della piazza San Francesco Saverio all’Albergheria si è svolto il primo spettacolo, “Il Barbiere di Siviglia”. Sono state tante le famiglie e le persone dell’omonimo quartiere popolare che hanno seguito l’opera. “Per noi che non ci possiamo permettere di andare a teatro, sentire per la prima volta l’orchestra ed i cantanti dal vivo – dice Silvana Schiro – è stata una grande emozione -. Sono stati tutti bravissimi ed è un’iniziativa nuova veramente bella che spero si possa riproporre nuovamente”. L’iniziativa è stata accolta con grande entusiasmo anche da chi si batte da anni per la riqualificazione del territorio come Valentina Messina, presidente dell’associazione “mamme tutor” dello Zen. “Per domenica prossima – dice – diffonderò l’iniziativa per tutto il quartiere in modo da favorire una buona partecipazione”.
Le prossime tappe saranno, infatti, quelle di domenica 18 nel cuore dello Zen, a piazza Zappa e il 20 a Cinisi, la cittadina dei “Cento passi” di Peppino Impastato. Tra gli appuntamenti c’è anche quello di sabato 17 settembre, una tappa che si inserisce nell’ambito della tre giorni “Piazza Massimo” con gli spettacoli davanti a una platea di mille posti all’aperto allestita proprio di fianco al teatro con 1 euro di contributo a poltrona.
A viaggiare per la città è sempre l’opera Il Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini in una versione ridotta. Il camion è un tir che traina un container. Una volta arrivato nella piazza, il camion si ferma e il container si spalanca: la parete lunga si apre, diventando una parte del palcoscenico. Sulle altre pareti ricavate ci sono gli elementi della scenografia: disegni, oggetti, video mentre davanti, al livello del pubblico c’è l’orchestra. Sulla scena 5 cantanti che interpretano i personaggi principali.
“La domanda da cui sono partito era semplice – spiega l’ideatore e regista Fabio Cherstich – come può il teatro musicale raggiungere un nuovo pubblico, eterogeneo e non elitario? Cosa si può fare perché l’opera venga percepita dal maggior numero di persone possibile come momento di condivisione culturale e di intrattenimento intelligente, piuttosto che come evento inaccessibile o ancor peggio mondano? Basta mettergli le ruote e farla uscire allo scoperto, portarla tra il pubblico. Da qui l’idea di un’opera camion, un’opera che viaggia di piazza in piazza con la sua orchestra e la sua compagnia di cantanti. Un teatro musicale che cita e rinnova la tradizione italiana legata al racconto fantastico: i cantastorie, il teatro delle marionette e i carri di Tespi. Lo spettacolo arriva, si mostra e riparte per una nuova città”.
“E’ una specie di Carro di Tespi 2.0 – sottolinea il sovrintendente del Teatro Massimo Francesco Giambrone – che vogliamo portare nelle periferie, nei quartieri disagiati, nei territori a rischio più alto di esclusione sociale e ad alta densità mafiosa. Un progetto che si inquadra nella nostra politica di apertura alla città e di coinvolgimento di pubblici diversi. Ormai anche il Teatro Massimo comincia a ragionare nei termini di città metropolitana, a servizio del territorio. Non è un caso che OperaCamion vada anche a Cinisi”.
“Grazie al Teatro Massimo e alla sua capacità di costruire importanti collaborazioni nazionali – dice Leoluca Orlando, sindaco e presidente della Fondazione Teatro Massimo – una manifestazione culturale di altissimo profilo raggiunge le aree periferiche della nostra città. Aree che in passato sono state considerate periferia geografica o sociale ma che invece hanno sempre più un ruolo centrale nella ri-costruzione della comunità. Ancora una volta l’arte e la cultura sono volano di crescita sociale e culturale e ancora una volta questo avviene grazie a quel grande motore di cultura ed economia della cultura che è il Teatro Massimo”.
L’iniziativa è promossa dal Teatro Massimo in collaborazione con l’Opera di Roma, con l’ideazione e la regia di Fabio Cherstich, scene, costumi e video di Gianluigi Toccafondo. Il direttore è Alberto Maniaci, l’adattamento musicale di Fabio Chieco e Marco Giustini dell’ Orchestra del Teatro Massimo. (set)