“Nessuno di noi è diventato ricco, posso assicurarlo. Giriamo con le auto di sempre, mica in elicottero. Lui era ricco, ma da solo. Noi invece siamo tanti. La gente deve saperlo, deve capirlo: una casa-museo è molto impegnativa. C’è chi dice che basterebbero i proventi della Siae per aprirla e amministrarla, ma non è così”, queste le parole di Simone Baroncini, uno degli eredi di Lucio Dalla.
Lucio, aggiunge, “aveva venduto quasi tutte le edizioni e molte canzoni erano scritte da altri, agli artisti oggi non arrivano più i diritti di una volta e in futuro ne arriveranno ancora meno: non c’e’ alcuna garanzia. Capisco che ci sia questa grande aspettativa sulla casa-museo, ma la Fondazione non puo’fare quello che l’immaginario comune vorrebbe: gestire un progetto del genere costa tanto”.
La stretta finale sulla realizzazione della casa-museo da parte della Fondazione dovrebbe concretizzarsi con la cessione dei principali immobili da parte degli eredi ma ancora non è stata realizzata. La Fondazione, spiega Baroncini non è in grado di gestire da sola la casa-museo. “Serve un’idea, qualcuno che tiri fuori l’asso di bastoni e inventi qualcosa. Questo potrebbe essere Matteo Lepore, assessore al marketing, che potrebbe trovare anche un partner che sostenga tutto. Confido molto in lui”.