Dopo l’annuncio della sua morte avvenuta pochi giorni dopo il suo sessantanovesimo compleanno, i fans di tutto il mondo stanno rendendo omaggio al suo genio indiscusso.
Da Londra dove era nato a Berlino, dove aveva vissuto alla fine degli anni ’70 fino a New York dove é morto.
Fiori, candele, poster, biglietti e una scritta ‘Love’al 285 di Lafayette Street, dove l’artista abitava. Sin da ieri mattina presto una folla ha silenziosamente reso omaggio all’artista. Per alcuni è stato come rivivere i momenti della morte di John Lennon l’8 dicembre del 1980.
LondraA Brixton, il quartiere londinese dove il Duca Bianco era nato quell’8 gennaio del 1947, con il nome di David Robert Jones, in molti hanno lasciato un ricordo vicino al murale che lo raffigura. Altri si sono dati appuntamento davanti al Ritzy cinema, improvvisando tributi musicali.
BerlinoQui, Bowie aveva vissuto dal 1976 al 1978, in un appartamento di sette stanze dalle pareti nere. Al numero 155 della Hauptstrasse, nel quartiere berlinese di Schoeneberg, dove il pellegrinaggio è iniziato già qualche minuto dopo che si era diffusa la notizia della sua morte. Gli album Low, “Heroes” e Lodger, ovvero la trilogia berlinese realizzati con Brian Eno che costituirono la traccia della musica degli anni Ottanta nascono in questo periodo anche se solo il secondo venne interamente prodotto a Berlino, registrato nei leggendari studi Hansa, a ridosso del Muro, mentre i Vopos della Ddr lo spiavano col binocolo come ricorda il produttore discografico statunitense Tony Visconti. Grande amico di Bowie ha prodotto diversi dei suoi album da ‘Space Oddity’ nel 1969 a quest’ultima opera”. “Ha sempre fatto quello che voleva fare. E ha sempre voluto farlo a modo suo, e lo volve fare nel modo migliore – ha aggiunto Visconti – la sua morte non è stata diversa dalla sua vita, un’opera d’Arte”.
Molti artisti italiani e internazionali hanno voluto rendergli omaggio con un pensiero, una foto o un ricordo sui loro social network. Anche l’Osservatore Romano gli ha dedicato un articolo intitolato “Bowie mai banale” elogiando la sua”personalissima sobrietà”.