Billie Holiday nel nostro paese divenne famosa per una nota pubblicità che intonava con la sua voce roca e profonda ma tremendamente sensuale un “I’m a fool to want you” che da sola inchiodava le persone davanti al televisore. Da lì rinacque nel nostro Paese la passione per la “Signora del Jazz”, che oggi avrebbe compiuto 100 anni e che negli anni Ottanta coincise con la ristampa di molti dei suoi album. Non staremo a fare una storia di questa icona del jazz perché sono stati scritti fiumi di inchiostro e poi per una completa biografia c’è sempre Wiki.
Come molti interpreti di musica nera dell’inizio del ‘900, Billie Holiday sviluppa quel “gene” che in musica è la cosiddetta “blue note” man mano che la vita le riserva più o meno tragici sgambetti, dall’infanzia d’abbandono e miseria, al violento incontro con il mondo maschile, alla precoce esperienza del riformatorio e poi del carcere, fino alla consuetudine con l’eroina, che la consuma nella voce e nel fisico, fino a farla morire. E come in un copione già visto in tante biografie di musicisti, cantanti e stelle del blues e del jazz, solo la musica non tradisce Billie Holiday e le dà quella gioia che la sua voce si merita.
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