Francesco Demuro da Porto Torres: è lui il nuovo Pavarotti

Francesco Demuro da Porto Torres, a soli 36 anni, è oggi uno dei tenori più importanti del globo

Francesco Demuro da Porto Torres: è lui il nuovo Pavarotti
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18 Ottobre 2014 - 11.59


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di Tino Tellini

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A Porto Torres, in provincia di Sassari, alle pendici della chiesa di S.Gavino negli anni 80 c’era un piccolo bar, come quelli di una volta. Seduto nell’uscio ci stava spesso il piccolo Francesco, nato qualche anno prima, nel 1978: quel locale infatti era gestito dai suoi genitori che lo avevano chiamato col nome di famiglia, Bar Demuro appunto. Francesco cantava tutto il giorno, aveva una voce bellissima, un autentico dono di natura che spesso faceva fermare i passanti, incantati da quel piccolo usignolo. I clienti del bar erano tutti appassionati di musica sarda e dei “cantadores”, ben presto si accorsero delle formidabili doti canore del pargolo e se lo portavano appresso agli spettacoli “in limba”, facendolo anche cantare, fra l’entusiasmo del pubblico. Francesco Demuro a soli 12 anni era già una star della musica sarda, dopo qualche anno era già il numero uno in assoluto. Nessuno però avrebbe immaginato gli sviluppi che avrebbe intrapreso la sua carriera. All’inizio degli anni 2000 partecipò ad una pre selezione del Festival di S.Remo, naturalmente non lo presero, non aveva santi in Paradiso e la sua voce squillante secondo gli esaminatori era troppo potente per quel palcoscenico, meglio qualche brocco o raccomandato dalle case discografiche, che sarebbe naturalmente durato lo spazio di una stagione, come da copione. Qualcuno, molto più lungimirante, si accorse di lui e lo incoraggiò ad intraprendere la carriera nella musica lirica, per cui era naturalmente portato. Aveva tutto Francesco: il fisico, l’atteggiamento, lo sguardo fiero da tenore, ma soprattutto era dotato di qualità vocali uniche al mondo. Qualcuno in Sardegna però storse il naso: perchè tentare un’avventura al buio, quando era già una star locale? Ma Francesco non si curò di loro ed ebbe ragione. Si mise a studiare sodo, instancabilmente, al Conservatorio di Sassari e Cagliari, con la costanza e cocciutaggine delle persone che vogliono arrivare e dimostrare qualcosa a se stessi e agli altri. La sua carriera nella lirica fu fulminante e venne subito il giorno dell’esordio in grande stile: il 7 Ottobre 2007 al Regio di Parma col ruolo di Rodolfo nella Luisa Miller di Verdi. Fu un successo straordinario, di pubblico e di critica: un grande trampolino di lancio. Francesco Demuro da quel momento fu conteso da tutti i più importanti teatri nazionali, europei e mondiali. Il Nostro interpreterà fra gli altri il Rigoletto a Torino, Dresda e Pechino, Simon Boccanegra al Megaron di Atene, la Traviata al Teatro Municipal di Santiago del Cile, Lucia di Lammermoor di Donizetti ad Amburgo e Varsavia. Per non parlare dello strepitoso successo ottenuto alla Suntory Hall di Tokyo in Cosi’ fan tutte di Mozart. Francesco Demuro da Porto Torres, a soli 36 anni, è oggi uno dei tenori più importanti del globo, considerato dalla stampa specializzata mondiale l’erede del grande Luciano Pavarotti. Sensazionale. Meritato. Francesco non ha dimenticato però le sue origini e nemmeno i canti in sardo nelle piazze dei paesini dell’isola. Torna spesso in città, dai suoi amici, dalla sua gente, assieme a sua moglie Vittoria, compagna di una vita, e le sue 3 figlie Alessia, Ilaria ed Ilenia. Da poco ha anche ripreso residenza a Porto Torres, dopo qualche anno trascorso in Toscana. Tutti lo salutano, tutti vogliono sapere delle sue imprese, lui è sempre accomodante e umile: il suo cuore è sempre rimasto quello del bambino che cantava nell’uscio del suo bar. Conosco Francesco da tanto tempo, era anche un ottimo calciatore da ragazzino, nelle fila della locale Codignola e Turritana. Si presta molto volentieri alle mie domande.

Ti saresti immaginato all’inizio di diventare uno dei più grandi tenori al mondo? Non ho mai fatto programmi, posso dire che mi sono impegnato tanto, tantissimo e questo lavoro mi ha fatto inoltre incontrare persone straordinarie, una cosa che mi ha arricchito molto

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Da piccolo cantavi nel tuo bar, incantando tutti, quali erano le tue aspirazioni allora?
Da piccolo a me piaceva cantare e giocare a pallone, giocavo nella Codignola e nella Turritana nel ruolo di attaccante. Facevo anche un sacco di gol ( nda ride) . Ero anche un tuo ammiratore, del grande Porto Torres di allora, ancora non riesco a capire come tu non abbia giocato in serie A, anzi me l’hanno detto ( nda ride ancora di gusto). Tornando alle mie aspirazioni di bambino io volevo diventare un bravo cantante di musica sarda, ci tenevo tantissimo, ma anche la musica leggera mi piaceva. Ascoltavo Claudio Villa, ma anche i Queen e Renato Zero mi piacevano molto. Allora la vita era abbastanza semplice, forse c’era più fratellanza e generosità.

Parlami del tuo ingresso nel mondo della lirica…….

Entrai nel mondo della lirica a 26 anni, dopo tanta gavetta nel canto sardo, che, ripeto, mi piace ancora moltissimo. Non venni preso al Festival di S.Remo e in molti mi convinsero a studiare lirica, mi dicevano che avevo una voce adatta e che potevo arrivare in alto. Ma io so che la vita non ti regala nulla e mi misi a studiare seriamente canto. Ho fatto tanti sacrifici e alla fine sono stato ripagato, anzi la mia carriera devo dire che si è sviluppata velocemente, sempre assistito dalla famiglia, che per me viene prima di tutto, e dall’affetto della mia gente

Vero, sei rimasto molto attaccato alla tua terra, alla tua città

L’attaccamento alla mia terra è qualcosa che va oltre il terrestre, è una cosa magica. Ci tengo troppo alle mie origine, ai miei amici, alla mia città Porto Torres. Ho ripreso anche la residenza e appena posso torno. Quest’aria, l’aria di casa, mi ricarica le batterie

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Ora sei considerato l’erede di Pavarotti, ti pesa questo accostamento?

Pavarotti è inarrivabile, un mostro sacro, questo paragone ovviamente mi fa piacere e mi da lo stimolo per migliorarmi. La strada però è lunga ed ognuno è figlio del suo tempo. Chi ricorda ad esempio Corelli? Era un grande tenore del passato, non inferiore a nessuno. In Italia ci sono altri bravi tenori, ne vorrei citare uno: il genovese Francesco Meli, che è anche un amico

Cosa provi prima di cantare,prima di entrare in scena?

Ho una tensione indescrivibile, ma quella giusta, un’adrenalina che si trasforma in energia quando emetto con vigore le prime note

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Hai avuto qualche stecca?

No, per fortuna ancora no ( nda ride)

Qual’è il Teatro che ti mette maggior tensione?

Il Teatro La Scala di Milano ti mette una tensione particolare, lo ammetto. Ma ci sono anche dei Teatri, specie in Italia, molto esigenti, come il Regio di Parma.

Com’è il mondo della Lirica?

E’ un mondo magico, allo stesso tempo impegnativo, ma forse prima godeva di maggiore considerazione da parte delle Istituzioni. Con questo non voglio fare nessuna polemica, mi rendo conto che è un momento difficile per tutti

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Quali sono i tuoi prossimi impegni?

A Dicembre sarò al Metropolitan di New York, da protagonista nella Traviata di Verdi. Mi impegnerò al massimo, voglio fare una bella figura, perchè quando faccio bella figura io la fa tutta la mia città, tutta la Sardegna, che sta vivendo un momento delicatissimo, dal quale spero si risollevi al più presto.

E’ quello che ci auguriamo anche noi, caro Francesco. Nel frattempo in bocca al lupo al grande ambasciatore sardo e italiano nel mondo.

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